Viviamo una stagione storica straordinaria ne usciremo con una grande lezione e avremo più valori, più studio, più indignazione, più proposte e, ci auguriamo, meno retorica , un nuovo modello sindacale privo di rinuncia alla storia ma altrettanto pronto alle sfide al punto da ridisegnare un nuovo modello di società attraverso i valori, prima richiamati, che animano la vita delle persone.
La nostra città e la nostra provincia devono uscire dal torpore del declino industriale e della crisi dell’agricoltura e per farlo vi è una sola possibilità: vivere pienamente il tema dell’iniziativa sociale di oggi, sociale nel senso più libero del termine cioè rivolta ai cittadini oltre che agli addetti ai lavori. L’iniziativa di oggi è importante per la Cgil e per le categorie contrattualmente interessate al tema ma da subito deve diventare importante per le istituzioni e i cittadini.
Ad un certo punto, più di due anni fa, è arrivata la crisi , globale sicuramente, vecchia per noi che purtroppo di crisi ci siamo ammalati ,da Gela a Caltanissetta senza sottrarre gli altri 20 Comuni della provincia, e che di crisi abbiamo scritto negli uffici del lavoro, nei tanti studi di consulenza in giro per i comuni ed abbiamo scritto dando la medicina ad un corpo fortemente provato da troppe patologie e da troppe medicine. Interi nuclei familiari vivono attraverso l’attesa dei requisiti ridotti, della disoccupazione ordinaria, della mobilità, dei contratti di solidarietà. Il tema delle infrastrutture E’ LA PROPOSTA SINDACALE per eccellenza, lo hanno spiegato prima di noi illustri economisti di tutto il mondo, per uscire dalla crisi o per affievolirne gli effetti bisogna rilanciare celermente il settore delle costruzioni. Per questo, o meglio anche per questa ragione strategica, la Fillea Cgil nazionale ha creato l’osservatorio sulle grandi opere pubbliche presieduto da Pierluigi Vigna noto magistrato, simbolo della lotta alle mafie. Ovviamente non è un caso far presiedere l’osservatorio al dott. Vigna perché vi è ancora, non se ne è andato né con il boss degli appalti pubblici Siino né con Ciancimino, l’affare mafioso denominato per sintesi “lavoro pubblico”, connesso alla criminalità organizzata. L’osservatorio, di cui fa parte per la Fillea siciliana Franco Tarantino, l’8 Giugno a Palermo ha illustrato il lavoro di studio, analisi e ricerca, svolto in questi mesi sulle grandi opere che in Sicilia sono cantierabili ma che ancora non vengono avviate, ma ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa congiunta alla Cgil regionale, che vi è una bella differenza tra la delibera di finanziamento che rappresenta una decisione certa e l’impegno spesa che invece è “un pagherò”. Vi è una bella differenza tra la normativa che disciplina il PIANO CASA e la stessa norma che in Sicilia è inapplicata. Noi non siamo tecnici ma due cose sono certe e dimostrabili: laddove si costruiscono infrastrutture aumenta il PIL di quei territori; l’altro dato è pari a 35mila posti persi nel biennio 2007 -2008 che si possono iniziare a recuperare rendendo cantierabili alcune opere a partire, per ciò che riguarda la nostra provincia, il finanziamento dell’itinerario NORD – SUD Santo Stefano di Camastra – Gela e la rapida realizzazione del programma “velocizzazione dell’itinerario Catenanuova – Enna – Caltanissetta”. Queste due infrastrutture, permetterebbero, non solo ai cittadini residenti nelle provincie direttamente interessate alla realizzazione delle stesse, ma anche a quelli dell’intera isola, di avviare veloci relazioni commerciali tra le zone interne dell’isola e quelle delle coste e quindi delle aree portuali e aeroportuali. Gli atti assunti dal governo anche con la delibera denominata “PER FRONTEGGIARE LA CRISI ” del 23 dicembre 2008, reiterata per ben 8 volte fino al dicembre 2010, ad oggi realmente hanno comportato per le grandi infrastrutture solo pochi miliardi di euro e solo per lavori nel centro – nord Italia. Con questa velocità di spesa è difficile fronteggiare la crisi ma non è assolutamente difficile, purtroppo, pensare che la limitazione della spesa faccia, più violentemente, entrare nel ciclo dei lavori la malavita organizzata, titolare di ingenti risorse economiche da bonificare, mentre imponga la fuoriuscita dal settore di imprese sane, quelle strutturate, quelle professionalmente in grado di esportare il “marchio” Italia nel mondo.
Questo modo di governare, che ci ricorda Berlusconi da Vespa mentre prometteva di realizzare il mare a Cortina d’Ampezzo e il k2 a Gela, è un disastro non naturale per i lavoratori e le imprese ed a partire da tale considerazione la Fillea Cgil di Caltanissetta non farà mancare il contributo alla sfida che il sindacato degli edili, in tutto il Paese, ha inteso lanciare avvalendosi di un nuovo strumento quale l’osservatorio e questa sfida intendiamo portarla avanti con altri settori della “società onesta” per sconfiggere la propaganda d’immagine sostituendola con la concretezza del programmare e del lavorare. Una sfida che deve essere rivolta anche agli speculatori, ovunque si annidano, e agli individui della malavita organizzata che traggono i loro vantaggi attraverso le azioni criminali. In quest’ambito, anche le imprese devono fare la loro parte, rifiutando, sempre, comunque e in ogni modo e forma con cui si rappresentano e si offrono, i rapporti con il sistema del malaffare e della criminalità organizzata. Noi come sindacato degli edili, lanciamo questa sfida, la lanciamo anche alla politica ed alle istituzioni ed oggi la lanciamo da Gela luogo dalle mille contraddizioni, perché avvertiamo il rischio che se si dovesse seguitare a fare solo propaganda o appaltando la realizzazione di infrastrutture non veramente utili, il danno che si provocherà alla Regione e all’intero Paese è quello di consistenti ritardi nella realizzazione di un sistema economico, produttivo e occupazionale basato sulla realizzazione di opere infrastrutturali in grado di mettere in connessione, tra loro, i grandi centri urbani con i sistemi di traffico per i paesi europei; i piccoli centri con le grandi reti di trasporto; le periferie con le aree industriali. L’opera pubblica non è programmata per essere il risultato di quelle “alchimie” della ripartizione fra le correnti politiche, ma bensì, perché è un investimento che un soggetto imprenditoriale, in questo caso lo Stato, fa per ricavarne un utile guadagno. Vi è da condividere una iniziativa, con i sindaci, i presidenti di provincia, i consiglieri comunali e provinciali ed i parlamentari, finalizzata al giusto utilizzo dei fondi FAS poiché i fondi non concessi per infrastrutture bloccano anche i fondi europei in quanto le opere sono co-finanziate, questo avrebbe un doppio effetto negativo, né fas né fondi europei: noi non ce lo possiamo permettere.
Questo modo di governare, che ci ricorda Berlusconi da Vespa mentre prometteva di realizzare il mare a Cortina d’Ampezzo e il k2 a Gela, è un disastro non naturale per i lavoratori e le imprese ed a partire da tale considerazione la Fillea Cgil di Caltanissetta non farà mancare il contributo alla sfida che il sindacato degli edili, in tutto il Paese, ha inteso lanciare avvalendosi di un nuovo strumento quale l’osservatorio e questa sfida intendiamo portarla avanti con altri settori della “società onesta” per sconfiggere la propaganda d’immagine sostituendola con la concretezza del programmare e del lavorare. Una sfida che deve essere rivolta anche agli speculatori, ovunque si annidano, e agli individui della malavita organizzata che traggono i loro vantaggi attraverso le azioni criminali. In quest’ambito, anche le imprese devono fare la loro parte, rifiutando, sempre, comunque e in ogni modo e forma con cui si rappresentano e si offrono, i rapporti con il sistema del malaffare e della criminalità organizzata. Noi come sindacato degli edili, lanciamo questa sfida, la lanciamo anche alla politica ed alle istituzioni ed oggi la lanciamo da Gela luogo dalle mille contraddizioni, perché avvertiamo il rischio che se si dovesse seguitare a fare solo propaganda o appaltando la realizzazione di infrastrutture non veramente utili, il danno che si provocherà alla Regione e all’intero Paese è quello di consistenti ritardi nella realizzazione di un sistema economico, produttivo e occupazionale basato sulla realizzazione di opere infrastrutturali in grado di mettere in connessione, tra loro, i grandi centri urbani con i sistemi di traffico per i paesi europei; i piccoli centri con le grandi reti di trasporto; le periferie con le aree industriali. L’opera pubblica non è programmata per essere il risultato di quelle “alchimie” della ripartizione fra le correnti politiche, ma bensì, perché è un investimento che un soggetto imprenditoriale, in questo caso lo Stato, fa per ricavarne un utile guadagno. Vi è da condividere una iniziativa, con i sindaci, i presidenti di provincia, i consiglieri comunali e provinciali ed i parlamentari, finalizzata al giusto utilizzo dei fondi FAS poiché i fondi non concessi per infrastrutture bloccano anche i fondi europei in quanto le opere sono co-finanziate, questo avrebbe un doppio effetto negativo, né fas né fondi europei: noi non ce lo possiamo permettere.
La provincia di Caltanissetta, come del resto le altre provincie, sono paragonabili ad una famiglia in crescita: cresce il numero degli abitanti, crescono i nostri bisogni, sempre più evoluti, sempre più personalizzati e come una famiglia cresce e affitta o compra una casa più grande, così fa la città, costruendo nuove opere, nuovi asili, nuove strutture per anziani, nuove strade, nuove piazze e, come una famiglia, quando fa un investimento per il futuro non dice “ ho fatto un debito” , ma dice “ho comprato una nuova casa”, così deve essere per le amministrazioni. Non costruire opere pubbliche, scuole, piazze, recupero del centro storico, ponti, strade, significherebbe tornare indietro nella qualità della vita. DOBBIAMO VALORIZZARE L’ESISTENTE, ognuno di noi questo concetto se lo è sentito ripetere decine di volte. Applichiamolo, partendo dall’esistenza del porto di Gela che però scopriamo essere dichiarato chiuso. Infrastrutturare i territori significa aumentare la qualità della vita di chi li abita, monitorare i grandi e medi appalti significa indebolire il controllo delle cosche ed in una provincia che ha già 3 associazioni antiracket significa tanto, nel cosciente convincimento che la mafia dei colletti bianchi, quella zona grigia che questo sindacato gia 10 anni fa, inascoltato, denunciava, non ha mai mollato la presa.
In questi giorni, stiamo unitariamente lavorando alla definizione di un protocollo di legalità specifico per i lavori della 640 che collegherà in modo più civile ed efficiente Caltanissetta ad Agrigento. Noi, su questa grande opera lunga 24 km e che prevede l’impiego di centinaia di operai, non faremo sconti a nessuno. Vecchi e nuovi pentiti di mafia, di Gela e non solo, hanno descritto il pensiero fisso di cosa nostra e della stidda sull’imposizione di forniture, il controllo degli appalti pubblici, la permanente voglia di controllare la macchina comunale. Ad oggi, malgrado decine di operazioni antimafia, riteniamo la criminalità organizzata indebolita ma presente, in attesa probabilmente di fare altre scelte in ambito politico e, senza prescindere da ciò, in ambito economico. Lo ricordavamo nella conferenza stampa dell’8 Giugno a Palermo, per aggiudicarsi un appalto in Italia ci vogliono 900 giorni e si va dai 583 per la Lombardia, ai 763 per la Sardegna ai 1582 in Sicilia, cioè 4 anni e 4 mesi. Anche questo contribuisce a rendere povera la nostra provincia e l’intera regione. A parer mio si può fare, mettendoci la faccia e non facendo finta. Questo è un vero convegno, si assumono impegni e si portano a verifica. La FILLEA CGIL ha protestato per ottenere conferenze dei servizi e conoscere il destino del viadotto Geremia 2. Oggi, finalmente, su quell’opera si lavora e noi dobbiamo puntare al meglio, nei tempi e nella qualità. I fondi a disposizione dell’ANAS e della Regione darebbero lavoro in Sicilia a circa 5500 lavoratori a tempo pieno e per oltre 8 anni: per la provincia di Caltanissetta le attribuzioni finanziarie sono pari a € 91.414,000,00, che potranno dare occupazione a 260 unità lavorative che lavorerebbero per circa 2 anni. Stiamo parlando di fatti, di auspici, di lavoro, di futuro e per tale ragione vorrei concludere questo mio intervento con una riflessione che lo scrittore Leonardo Sciascia pubblicò nel 1989 all’interno dell’opera letteraria denominata “Una storia semplice”.
“ad un certo punto della vita non è la speranza l’ultima a morire, ma il morire è l’ultima speranza”, aggiungo io, Noi siciliani dobbiamo lavorare per altre speranze, così eviteremo di morire e far morire la Sicilia.
Ignazio Giudice
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