lunedì 21 novembre 2011

"Non possiamo parcheggiare insieme ai dipendenti Eni". Denuncia dell'indotto

Fonte: Visionedioggi.it
Di Rosario Cauchi

In molti, questa mattina, davanti ai cancelli della raffineria di Gela parlavano di razzismo, di doppio trattamento, di scarsa considerazione.
Opinioni, anche veementi, raccolte fra i tanti lavoratori dell’indotto Eni che, proprio all’inizio della loro giornata, si sono trovati di fronte ad un’inattesa sorpresa.

Non era possibile, per loro, accedere al parcheggio di moto e motorini: l’autorizzazione, attraverso uno speciale cartellino, spettava esclusivamente
ai lavoratori del diretto, ovvero ai dipendenti Eni, e non a quelli delle ditte che lavorano per conto della multinazionale all’interno della fabbrica.
Il motivo del divieto di accesso non è stato comunicato né agli operai né ai sindacalisti.
“Davanti a queste forme di razzismo sul posto di lavoro – commenta uno dei molti lavoratori davanti ai cancelli dello stabilimento – non si può che rimanere basiti. L’Eni ci tratta come esseri inferiori, non solo non vengono coperte le spese per i controlli alla nostra salute ma, adesso, non possiamo neanche parcheggiare i motorini o le vespe a fianco dei mezzi appartenenti ai loro dipendenti”.
I lavoratori, già nelle prime ore della mattina, davanti al divieto di accedere all’area parcheggio: si sono schierati di fronte ai cancelli per protestare.

Un’ora di trattativa e il blocco, almeno per oggi, è stato eluso.
“Sono convinto – dice un sindacalista – che il problema, purtroppo, si ripresenterà anche domani. Ma è mai possibile che simili decisioni non vengano comunicate neanche ai sindacati? Questo comportamento dei vertici della raffineria di Gela rischia, veramente, di accendere animi già frustrati dall’assenza di lavoro”.

Nessuno degli operai dell’indotto, infatti, ha voluto cedere davanti al diniego di accedere al parcheggio.
“Noi non accettiamo – dice un lavoratore della operativa Comeco – un trattamento da subordinati. Perché dovremmo rischiare di non ritrovare moto o motorini al termine del nostro turno? E’ chiaro che senza un controllo, questi mezzi diventano preda di tutti. Noi abbiamo lottato per ottenere un diritto che ci viene sottratto nel corso di una notte. Non accettiamo una classificazione fra lavoratori: fra chi sta in seria A e chi, invece, milita in B o C”.

Chiuse 190 mila imprese per usura

Fonte: Ansa.it

Sono 190 mila le imprese che negli ultimi 3 anni hanno chiuso i battenti per usura o debiti. Un fenomeno dilagante che oggi, grazie alla crisi, tocca 200 mila commercianti, con posizioni debitorie per oltre 600 mila unita', costrette a pagare tassi di interesse annui fino al 240%. Lo indica Confesercenti in occasione oggi del 'No usura day', facendo il punto sul fenomeno, aggravato dalla crisi. Circa 20 miliardi il tributo pagato ogni anno dai commercianti.

sabato 19 novembre 2011

Cgil, illegalità costa 300 miliardi all'anno

Fonte: Ansa.it

L'illegalita' - dalle mafie alla corruzione, dall'evasione fiscale all'economia sommersa - costa al Paese 330 miliardi l'anno. E' la denuncia della Cgil, che sulla base di queste stime rivolge un appello al neo-premier Mario Monti: ''Mi auguro che quanto detto nel suo discorso programmatico sul tema della legalita' diventi rapidamente azione concreta di governo. E' urgente invertire la rotta''.
Sono risorse - sottolinea - sottratte agli italiani e alle imprese oneste, a cui vanno restituite.

mercoledì 16 novembre 2011

Calogero Speziale, "l'Eni vuole imporre anche i metodi sindacali"

Fonte: Visionedioggi.it
Di Rosario Cauchi

Non si è ancora conclusa la vicenda che vede coinvolti tre ex lavoratori dell’azienda Cedis, esclusa dal petrolchimico gelese per un procedimento giudiziario subito dai suoi dirigenti, e costantemente in protesta per riottenere il rientro in fabbrica al pari dei colleghi.

Adesso, interviene anche il presidente della commissione regionale antimafia Calogero Speziale, che accusa l’amministratore delegato di Raffineria di Gela s.p.a. Bernardo Casa di voler
avere voce in capitolo anche sulle modalità delle proteste organizzate dai lavoratori.
Ieri pomeriggio, infatti, una lettera, firmata dallo stesso ingegnere Casa, è pervenuta alle sedi di tutte le sigle dei sindacati edili: impegnati, da quasi tre anni, nella trattativa per consentire ai tre lavoratori ex Cedis di ritornare a lavorare.

Nella missiva, inviata anche alla procura della repubblica di Gela, si accusano i sindacalisti di aver bloccato, lo scorso 7 novembre, il cambio turno dei lavoratori Eni minacciandoli.
Il blocco dei cancelli, con i tre lavoratori ex Cedis incatenati davanti ai tornelli, si protrasse anche nel corso della notte.
Stando all’amministratore delegato del gruppo, sia gli operai impegnati nel picchetto che i sindacalisti presenti avrebbero minacciato gli altri lavoratori non consentendogli l’accesso in fabbrica.

“Questo ammonimento – dice il deputato regionale Calogero Speziale – ha del sorprendente. Non mi era mai capitato di assistere a cose simili nella mia intera carriera, di lavoratore e di politico. L’ingegnere Casa pretende di giocare due parti in commedia: quella di amministratore delegato di un importante gruppo economico e quella di dirigente sindacale”.

Anche i sindacalisti richiamati dal dirigente della raffineria gelese hanno accolto con molta sorpresa l’intervento del massimo esponente locale del gruppo Eni: escludendo, categoricamente, la fondatezza della ricostruzione fornita dall’ingegnere.
Mai, infatti, nella lunga storia dei rapporti sindacali con la multinazionale, si era arrivati a tanto.

“Per giunta – aggiunge ancora l’esponente del Partito Democratico – la raffineria, tramite i propri dirigenti, attacca i sindacalisti e la loro attività di sostegno ai lavoratori in difficoltà ma, allo stesso tempo, non si presenta in prefettura per partecipare al tavolo aperto dal prefetto Umberto Guidato e necessario per risolvere la vertenza di tre operai che chiedono solo di rientrare in fabbrica come gli spetterebbe”.
I sindacati gelesi non escludono l’avvio di un’azione giudiziaria nei confronti dei vertici di Raffineria di Gela s.p.a.

Cgil, 800 mila irregolari campi - cantieri

Fonte: Ansa.it

Sono 800 mila gli irregolari nei campi e nei cantieri del Paese di cui 550 mila sotto caporale: e' la stima di Flai-Cgil e Fillea-Cgil. In particolare sono 400 mila i lavoratori che nell'agricoltura vivono sotto caporale e 400 mila che nell'edilizia sono in nero, e sotto ricatto, di cui almeno 150 mila gestiti dai caporali.
Una emergenza di fronte alla quale i sindacati chiedono al nuovo governo di intervenire: ''Bisogna fermare questa deriva'', sostengono Flai e Fillea

domenica 13 novembre 2011

Crisi: 3,3 miliardi di ore di cassa integrazione da ottobre 2008

Fonte: Ansa.it

Dall'avvio della crisi dell'economia reale, nell'ottobre del 2008, le ore di cig registrate sono state poco meno di 3 miliardi e 300 milioni. E' la Cgil che, rielaborando i dati sulla cassa integrazione di ottobre, mette nero su bianco gli effetti della crisi sui lavoratori, quantificando in circa 22mila euro ciascuno la decurtazione del salario, per un totale di 11,4 miliardi. Numeri che fanno tremare, e che fotografano le difficolta' che tanti dipendenti stanno affrontando a partire dall'estate del 2008, quando la bufera finanziaria ha cominciato ad abbattersi sull'economia reale.
Guardando al solo mese di ottobre, la Cgil rielabora i dati diffusi dall'Inps lo scorso 3 novembre (80,2 milioni di ore, -4% su mese, -20% su anno) sottolineando che il fenomeno riguarda in maniera diffusa soprattutto le regioni del nord: al primo posto per ore di cig autorizzate c'e' infatti la Lombardia con 182 milioni di ore che corrispondono a 105.808 lavoratori (prendendo in considerazione le posizioni di lavoro a zero ore). Segue il Piemonte con 126 milioni di ore per 73.430 lavoratori e il Veneto con 71 milioni di ore di cig autorizzate per 41.529 lavoratori. Nelle regioni del centro c'e' il Lazio con 55 milioni di ore che coinvolgono 32.148 lavoratori. Mentre per il Mezzogiorno e' la Campania la regione dove si segna il maggiore ricorso alla cig con 51 milioni di ore per 29.842 lavoratori.
''Dopo aver messo fine al governo Berlusconi - commenta il segretario confederale Vincenzo Scudiere - adesso c'e' bisogno di decisioni politiche che mettano al centro il lavoro come unico agente per la crescita''. Il timore del sindacato e', infatti, che i circa 190 tavoli di crisi aperti, il crollo della produzione industriale a settembre e i dati sulla cassa, ''possano determinare il serio rischio per il prossimo anno di in un micidiale mix fatto di stagnazione e disoccupazione''. Quindi, secondo Scudiere, ''il nuovo governo deve rispondere a Bruxelles con il lavoro: introduca una patrimoniale e metta al centro l'occupazione a partire da quella giovanile''.
''Essendo l'utilizzo della cassa integrazione un termometro per misurare la febbre che, ormai da 3 anni, sta colpendo il nostro sistema economico e produttivo, sarebbe riduttivo - sottolinea il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy - soffermarsi solo sulle pur necessarie strumentazioni di difesa del reddito dei lavoratori colpiti dalle crisi aziendali. Il tema principale è, senza dubbio, quello della crescita e della ripresa: sostegno alle imprese, all'innovazione ma, soprattutto, ripresa del consumo''