Fonte: Siciliainformazioni.com
Di Rosario Cauchi
L’azione quotidianamente condotta, all’interno dei cantieri edili o dei campi agricoli, dai caporali potrebbe presto trasformarsi in un reato penale.
Questo è l’auspicio dei vertici della Cgil, che hanno avviato una pressante campagna informativa tesa ad indurre il parlamento italiano all’approvazione di una specifica legge in materia.
“Il caporalato-afferma il segretario generale del sindacato Susanna Camusso-non si distingue dalla tratta di essere umani e, come tale, deve essere sanzionato”.
La proposta, partita da molti sindacalisti della Fillea e della Flai, che si occupano di tutelare i lavoratori edili ed agricoli, è stata adesso abbracciata dall’intera Cgil.
“Il fenomeno del caporalato-ammettono diversi esponenti dei due settori interessati-è sempre più diffuso soprattutto nelle regioni meridionali e per questo motivo non si può attendere invano una reazione istituzionale”.
“L’attuale normativa-commenta ancora Susanna Camusso-è assolutamente intollerabile, il cosiddetto caporale, infatti, qualora scoperto, rischia una semplice sanzione amministrativa che non supera i 50 euro, così come stabilito dal decreto legislativo n.251 del 2004”.
Stando al sindacato, infatti, la costante stagnazione economica che colpisce, da alcuni anni, sia il settore agricolo che quello edile ha indotto diversi imprenditori a risparmiare sui costi, con in testa quelli per la manodopera.
“In molti-dichiara la Camusso-si affidano ad intermediari senza scrupoli in grado di procrastinare uomini e donne che, per pochi euro, accettano di sostenere lunghe giornate di lavoro, senza alcuna tutela contrattuale o previdenziale”.
Stando ai dati forniti dal sindacato, molte imprese, allo scopo di poter ottenere maggiori commesse, si dichiarano disponibili ad operare anche con ribassi superiori al 50%.
“E’ chiaro-ammettono i vertici di Fillea e Flai siciliana-che a rimetterci sono i lavoratori, agricoli ed edili, costretti, dopo essere stati contattati da intermediari senza alcun titolo, ad accettare imposizioni che sono assolutamente contrarie alle norme”.
La soluzione alla piaga, secondo i massimi esponenti del sindacato, è soltanto una: passare da un sistema imperniato su semplici sanzioni amministrative ad uno che, invece, generi severe condanne penali.
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