Di Rosario Cauchi
E' stato raggiunto, dopo diverse ore di trattativa, l'accordo sul piano industriale 2010-2013 fra vertici Eni e sindacati gelesi. “Un accordo – dice Silvio Ruggeri della Uil – che ci soddisfa perché finalizzato ad evitare qualsiasi rischio di marginalizzazione del sito di Gela”.
L'intesa siglata prevede una riduzione di personale di almeno 400 unità ma, al contempo, fissa investimenti per circa 500 milioni di euro.
“La riduzione del personale – precisa Alessandro Piva della Cgil – è effettivamente indicata nel piano industriale ma abbiamo ottenuto di poter trattare su ogni singolo esubero in base alle esigenze prodotte dalla gestione dei singoli impianti”.
I rappresentanti sindacali, inoltre, hanno ottenuto la possibilità di attivare in città un polo di ricerca e formazione professionale che sarà assicurato proprio da Eni.
“Sicurezza, formazione e salute dei lavoratori – ammette Emanuele Gallo della Cisl – sono conquiste essenziali di quest'accordo”.
“Dal 2008 – sostiene Angelo Sardella della Cisl – l'indotto del petrolchimico è bloccato, fermo, non ci sono le commesse e le aziende sono costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali”.
Tra contratti di solidarietà e cassa integrazione, ordinaria e in deroga, i lavoratori continuano a vivere in costante allarme.
“Adesso – aggiunge Sardella – Eni ha deciso di fermare gli impianti per avviare le manutenzioni, ma si tratta solo di trenta giorni, un periodo irrisorio che assicurerà solo un aumento di personale a tempo determinato, spesso, comunque, nella disponibilità di entità non gelesi”.
Anche tra gli edili la crisi morde il freno e le principali aziende impegnate nell'indotto continuano a barcamenarsi tra bilanci in rosso e profitti non idonei a coprire i costi del personale.
“Mi chiedo – dichiara Ignazio Giudice della Fillea Cgil – quali lati positivi possano sussistere all'interno di un accordo che, rispetto a quanto stabilito nel gennaio del 2008, riduce gli investimenti per il sito di Gela da 900 a 500 milioni di euro”.
Tra i lavoratori dell'indotto, dunque, le certezze sono ridotte al minimo.
“Dopo questo periodo di lavoro straordinario – dice un operaio – non riesco a capire cosa possa effettivamente accadere”.
Ignazio Giudice, inoltre, critica anche un “Progetto Salute”, clausola essenziale nella trattativa condotta da sindacati ed Eni, teso a tutelare la salute dei lavoratori del diretto.
“L'intesa – spiega – si limita a delineare tutti i monitoraggi sulla salvaguardia sanitaria dei lavoratori del diretto Eni, e quelli delle società dell'indotto? Sono, forse, persone di categoria inferiore?”.
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