Fonte: Ansa.it
Investire 1 miliardo di euro ogni anno per l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, recuperando le risorse attraverso ''una tassa sui grandi patrimoni, oltre gli 800mila euro'' e reintroducendo una tassa di successione sui grandi patrimoni''. E' quanto propone la Cgil per contrastare il fenomeno della disoccupazione giovanile, che ''ha raggiunto livelli allarmanti'', ed e' uno dei punti chiave alla base dello sciopero generale indetto per il 6 settembre.
"Ho compiuto una scelta. Da sindacalista ed attuale componente della segreteria regionale siciliana della Fillea-Cgil, ho scelto di lottare a difesa dei diritti fondamentali dei lavoratori e di oppormi ad ogni forma di protervia criminale all'interno dei cantieri" (Ignazio Giudice)
domenica 28 agosto 2011
giovedì 25 agosto 2011
Manovra, ecco la protesta...per mari e per spiagge: l'originale mobilitazione dei giovani della Cgil Sicilia
Fonte: Siciliainformazioni.com
In spiaggia contro la manovra economica del Governo nazionale. I giovani siciliani aderenti alla Cgil annunciano una mobilitazione sin da questo fine settimana con iniziative di sensibilizzazione e di protesta lungo i litorali dell'Isola.
"I giovani del mezzogiorno e, in particolare, quelli siciliani, saranno i piu' penalizzati dalla manovra economica attualmente in esame al Senato - spiegano dal sindacato -. Infatti, mentre i dati pubblicati proprio ieri dall'ufficio studi di Confartagianato denunciano impietosamente un tasso di disoccupazione nell'isola al 28,1% per gli under 35 (il piu' alto d'Italia), all'interno delle due manovre estive del governo non e' contenuto nessun provvedimento che guarda allo sviluppo e al futuro dei giovani, ma solo tagli a servizi e welfare".
''I giovani sono la nostra risorsa piu' preziosa e la contromanovra della Cgil e lo sciopero proclamato per il prossimo 6 settembre sono la nostra risposta a una manovra ingiusta e iniqua, le nostre iniziative per dare un futuro e creare occupazione per i giovani del mezzogiorno'' afferma Ferruccio Donato della segreteria generale della Cgil Sicilia. A partire da sabato fino a tutta la prossima settimana giovani lavoratori, precari e studenti invaderanno le spiagge e i centri storici delle citta' siciliani per dire che "non ci stanno a pagare ancora una volta il prezzo piu' alto della crisi".
Le spiagge di Mondello, di Catania e di Siracusa e i centri storici delle citta' siciliane saranno il teatro delle prime iniziative di protesta per preparare lo sciopero generale del 6 settembre.
In spiaggia contro la manovra economica del Governo nazionale. I giovani siciliani aderenti alla Cgil annunciano una mobilitazione sin da questo fine settimana con iniziative di sensibilizzazione e di protesta lungo i litorali dell'Isola.
"I giovani del mezzogiorno e, in particolare, quelli siciliani, saranno i piu' penalizzati dalla manovra economica attualmente in esame al Senato - spiegano dal sindacato -. Infatti, mentre i dati pubblicati proprio ieri dall'ufficio studi di Confartagianato denunciano impietosamente un tasso di disoccupazione nell'isola al 28,1% per gli under 35 (il piu' alto d'Italia), all'interno delle due manovre estive del governo non e' contenuto nessun provvedimento che guarda allo sviluppo e al futuro dei giovani, ma solo tagli a servizi e welfare".
''I giovani sono la nostra risorsa piu' preziosa e la contromanovra della Cgil e lo sciopero proclamato per il prossimo 6 settembre sono la nostra risposta a una manovra ingiusta e iniqua, le nostre iniziative per dare un futuro e creare occupazione per i giovani del mezzogiorno'' afferma Ferruccio Donato della segreteria generale della Cgil Sicilia. A partire da sabato fino a tutta la prossima settimana giovani lavoratori, precari e studenti invaderanno le spiagge e i centri storici delle citta' siciliani per dire che "non ci stanno a pagare ancora una volta il prezzo piu' alto della crisi".
Le spiagge di Mondello, di Catania e di Siracusa e i centri storici delle citta' siciliane saranno il teatro delle prime iniziative di protesta per preparare lo sciopero generale del 6 settembre.
mercoledì 24 agosto 2011
Manfredi Borsellino al padre
Fonte: dal saggio "Era d'estate" di Roberto Puglisi e Alessandra Turrisi
Di Manfredi Borsellino
Il primo pomeriggio di quel 23 maggio studiavo a casa dei miei genitori, preparavo l’esame di diritto commerciale, ero esattamente allo “zenit” del mio percorso universitario. Mio padre era andato, da solo e a piedi, eludendo come solo lui sapeva fare i ragazzi della scorta, dal barbiere Paolo Biondo, nella via Zandonai, dove nel bel mezzo del “taglio” fu raggiunto dalla telefonata di un collega che gli comunicava dell’attentato a Giovanni Falcone lungo l’autostrada Palermo-Punta Raisi.
Ricordo bene che mio padre, ancora con tracce di schiuma da barba sul viso, avendo dimenticato le chiavi di casa bussò alla porta mentre io ero già pietrificato innanzi la televisione che in diretta trasmetteva le prime notizie sull’accaduto. Aprii la porta ad un uomo sconvolto, non ebbi il coraggio di chiedergli nulla né lui proferì parola.
Si cambiò e raccomandandomi di non allontanarmi da casa si precipitò, non ricordo se accompagnato da qualcuno o guidando lui stesso la macchina di servizio, nell’ospedale dove prima Giovanni Falcone, poi Francesca Morvillo, gli sarebbero spirati tra le braccia. Quel giorno per me e per tutta la mia famiglia segnò un momento di non ritorno. Era l’inizio della fine di nostro padre che poco a poco, giorno dopo giorno, fino a quel tragico 19 luglio, salvo rari momenti, non sarebbe stato più lo stesso, quell’uomo dissacrante e sempre pronto a non prendersi sul serio che tutti conoscevamo.
Ho iniziato a piangere la morte di mio padre con lui accanto mentre vegliavamo la salma di Falcone nella camera ardente allestita all’interno del Palazzo di Giustizia. Non potrò mai dimenticare che quel giorno piangevo la scomparsa di un collega ed amico fraterno di mio padre ma in realtà è come se con largo anticipo stessi già piangendo la sua.
Dal 23 maggio al 19 luglio divennero assai ricorrenti i sogni di attentati e scene di guerra nella mia città ma la mattina rimuovevo tutto, come se questi incubi non mi riguardassero e soprattutto non riguardassero mio padre, che invece nel mio subconscio era la vittima. Dopo la strage di Capaci, eccetto che nei giorni immediatamente successivi, proseguii i miei studi, sostenendo gli esami di diritto commerciale, scienze delle finanze, diritto tributario e diritto privato dell’economia. In mio padre avvertivo un graduale distacco, lo stesso che avrebbero percepito le mie sorelle, ma lo attribuivo (e giustificavo) al carico di lavoro e di preoccupazioni che lo assalivano in quei giorni. Solo dopo la sua morte seppi da padre Cesare Rattoballi che era un distacco voluto, calcolato, perché gradualmente, e quindi senza particolari traumi, noi figli ci abituassimo alla sua assenza e ci trovassimo un giorno in qualche modo “preparati” qualora a lui fosse toccato lo stesso destino dell’amico e collega Giovanni.
La mattina del 19 luglio, complice il fatto che si trattava di una domenica ed ero oramai libero da impegni universitari, mi alzai abbastanza tardi, perlomeno rispetto all’orario in cui solitamente si alzava mio padre che amava dire che si alzava ogni giorno (compresa la domenica) alle 5 del mattino per “fottere” il mondo con due ore di anticipo. In quei giorni di luglio erano nostri ospiti, come d’altra parte ogni estate, dei nostri zii con la loro unica figlia, Silvia, ed era proprio con lei che mio padre di buon mattino ci aveva anticipati nel recarsi a Villagrazia di Carini dove si trova la residenza estiva dei miei nonni materni e dove, nella villa accanto alla nostra, ci aveva invitati a pranzo il professore “Pippo” Tricoli, titolare della cattedra di Storia contemporanea dell’Università di Palermo e storico esponente dell’Msi siciliano, un uomo di grande spessore culturale ed umano con la cui famiglia condividevamo ogni anno spensierate stagioni estive.
Mio padre, in verità, tentò di scuotermi dalla mia “loffia” domenicale tradendo un certo desiderio di “fare strada” insieme, ma non ci riuscì. L’avremmo raggiunto successivamente insieme agli zii ed a mia madre. Mia sorella Lucia sarebbe stata impegnata tutto il giorno a ripassare una materia universitaria di cui avrebbe dovuto sostenere il relativo esame il giorno successivo (cosa che fece!) a casa di una sua collega, mentre Fiammetta, come è noto, era in Thailandia con amici di famiglia e sarebbe rientrata in Italia solo tre giorni dopo la morte di suo padre.
Non era la prima estate che, per ragioni di sicurezza, rinunciavamo alle vacanze al mare; ve ne erano state altre come quella dell’85, quando dopo gli assassini di Montana e Cassarà eravamo stati “deportati” all’Asinara, o quella dell’anno precedente, nel corso della quale mio padre era stato destinatario di pesanti minacce di morte da parte di talune famiglie mafiose del trapanese. Ma quella era un’estate particolare, rispetto alle precedenti mio padre ci disse che non era più nelle condizioni di sottrarsi all’apparato di sicurezza cui, soprattutto dolo la morte di Falcone, lo avevano sottoposto, e di riflesso non avrebbe potuto garantire a noi figli ed a mia madre quella libertà di movimento che negli anni precedenti era riuscito ad assicurarci.
Così quell’estate la villa dei nonni materni, nella quale avevamo trascorso sin dalla nostra nascita forse i momenti più belli e spensierati, era rimasta chiusa. Troppo “esposta” per la sua adiacenza all’autostrada per rendere possibile un’adeguata protezione di chi vi dimorava. Ricordo una bellissima giornata, quando arrivai mio padre si era appena allontanato con la barchetta di un suo amico per quello che sarebbe stato l’ultimo bagno nel “suo” mare e non posso dimenticare i ragazzi della sua scorta, gli stessi di via D’Amelio, sulla spiaggia a seguire mio padre con lo sguardo e a godersi quel sole e quel mare.
Anche il pranzo in casa Tricoli fu un momento piacevole per tutti, era un tipico pranzo palermitano a base di panelle, crocché, arancine e quanto di più pesante la cucina siciliana possa contemplare, insomma per stomaci forti. Ricordo che in Tv vi erano le immagini del Tour de France ma mio padre, sebbene fosse un grande appassionato di ciclismo, dopo il pranzo, nel corso del quale non si era risparmiato nel “tenere comizio” come suo solito, decise di appisolarsi in una camera della nostra villa. In realtà non dormì nemmeno un minuto, trovammo sul portacenere accanto al letto un cumulo di cicche di sigarette che lasciava poco spazio all’immaginazione.
Dopo quello che fu tutto fuorché un riposo pomeridiano mio padre raccolse i suoi effetti, compreso il costume da bagno (restituitoci ancora bagnato dopo l’eccidio) e l’agenda rossa della quale tanto si sarebbe parlato negli anni successivi, e dopo avere salutato tutti si diresse verso la sua macchina parcheggiata sul piazzale limitrofo le ville insieme a quelle della scorta. Mia madre lo salutò sull’uscio della villa del professore Tricoli, io l’accompagnai portandogli la borsa sino alla macchina, sapevo che aveva l’appuntamento con mia nonna per portarla dal cardiologo per cui non ebbi bisogno di chiedergli nulla. Mi sorrise, gli sorrisi, sicuri entrambi che di lì a poche ore ci saremmo ritrovati a casa a Palermo con gli zii.
Ho realizzato che mio padre non c’era più mentre quel pomeriggio giocavo a ping pong e vidi passarmi accanto il volto funereo di mia cugina Silvia, aveva appena appreso dell’attentato dalla radio. Non so perché ma prima di decidere il da farsi io e mia madre ci preoccupammo di chiudere la villa. Quindi, mentre affidavo mia madre ai miei zii ed ai Tricoli, sono salito sulla moto di un amico d’infanzia che villeggia lì vicino ed a grande velocità ci recammo in via D’Amelio.
Non vidi mio padre, o meglio i suoi “resti”, perché quando giunsi in via D’Amelio fui riconosciuto dall’allora presidente della Corte d’Appello, il dottor Carmelo Conti, che volle condurmi presso il centro di Medicina legale dove poco dopo fui raggiunto da mia madre e dalla mia nonna paterna. Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre; a differenza di quello che si può pensare mia sorella ha tratto una grande forza da quell’ultima immagine del padre, è come se si fossero voluti salutare un’ultima volta.
La mia vita, come d’altra parte quella delle mie sorelle e di mia madre, è certamente cambiata dopo quel 19 luglio, siamo cresciuti tutti molto in fretta ed abbiamo capito, da subito, che dovevamo sottrarci senza “se” e senza “ma” a qualsivoglia sollecitazione ci pervenisse dal mondo esterno e da quello mediatico in particolare. Sapevamo che mio padre non avrebbe gradito che noi ci trasformassimo in “familiari superstiti di una vittima della mafia”, che noi vivessimo come figli o moglie di ….., desiderava che noi proseguissimo i nostri studi, ci realizzassimo nel lavoro e nella vita, e gli dessimo quei nipoti che lui tanto desiderava. A me in particolare mi chiedeva “Paolino” sin da quando avevo le prime fidanzate, non oso immaginare la sua gioia se fosse stato con noi il 20 dicembre 2007, quando è nato Paolo Borsellino, il suo primo e, per il momento, unico nipote maschio.
Oggi vorrei dire a mio padre che la nostra vita è sì cambiata dopo che ci ha lasciati ma non nel senso che lui temeva: siamo rimasti gli stessi che eravamo e che lui ben conosceva, abbiamo percorso le nostre strade senza “farci largo” con il nostro cognome, divenuto “pesante” in tutti i sensi, abbiamo costruito le nostre famiglie cui sono rivolte la maggior parte delle nostre attenzioni come lui ci ha insegnato, non ci siamo “montati la testa”, rischio purtroppo ricorrente quando si ha la fortuna e l’onore di avere un padre come lui, insomma siamo rimasti con i piedi per terra. E vorrei anche dirgli che la mamma dopo essere stata il suo principale sostegno è stata in questi lunghi anni la nostra forza, senza di lei tutto sarebbe stato più difficile e molto probabilmente nessuno di noi tre ce l’avrebbe fatta.
Mi piace pensare che oggi sono quello che sono, ossia un dirigente di polizia appassionato del suo lavoro che nel suo piccolo serve lo Stato ed i propri concittadini come, in una dimensione ben più grande ed importante, faceva suo padre, indipendentemente dall’evento drammatico che mi sono trovato a vivere.
D’altra parte è certo quello che non sarei mai voluto diventare dopo la morte di mio padre, una persona che in un modo o nell’altro avrebbe “sfruttato” questo rapporto di sangue, avrebbe “cavalcato” l’evento traendone vantaggi personali non dovuti, avrebbe ricoperto cariche o assunto incarichi in quanto figlio di …. o perché di cognome fa Borsellino. A tal proposito ho ben presente l’insegnamento di mio padre, per il quale nulla si doveva chiedere che non fosse già dovuto o che non si potesse ottenere con le sole proprie forze. Diceva mio padre che chiedere un favore o una raccomandazione significa mettersi nelle condizioni di dovere essere debitore nei riguardi di chi elargisce il favore o la raccomandazione, quindi non essere più liberi ma condizionati, sotto il ricatto, fino a quando non si restituisce il favore o la raccomandazione ricevuta.
Ai miei figli, ancora troppo piccoli perché possa iniziare a parlargli del nonno, vorrei farglielo conoscere proprio tramite i suoi insegnamenti, raccontandogli piccoli ma significativi episodi tramite i quali trasmettergli i valori portanti della sua vita.
Caro papà, ogni sera prima di addormentarci ti ringraziamo per il dono più grande, il modo in cui ci hai insegnato a vivere.
( La testimonianza del figlio del giudice – pubblicata per gentile concessione dell’editore – chiude il libro “Era d’estate”, curato dai giornalisti Roberto Puglisi e Alessandra Turrisi- Pietro Vittorietti editore).
martedì 23 agosto 2011
Manovra: Cgil, sciopero generale 6 settembre
sabato 20 agosto 2011
Autunno nero per occupazione, - 88 mila posti nel 2011
Fonte: Ansa.it
Sara' un autunno nero per l'occupazione: anche se l'emorragia dei posti di lavoro registra un rallentamento, il saldo a fine 2011 per le imprese con almeno un dipendente (circa 1,5 milioni) mostra ancora il segno meno: 88mila i posti in uscita - dice Unioncamere - pari a un calo dell'occupazione dipendente dello 0,7%. Piu' a rischio il lavoro nelle piccole e medie imprese e, a livello geografico, e' il Sud a mostrare un deciso affanno. Nel 2010 il saldo negativo era stato di 178mila unita', -1,5%. Peggio ancora era andata nel 2009, anno clou della crisi: 213.000 i posti bruciati, pari a -1,9%.
Nei numeri del centro studi Unioncamere il 2011 vede quasi 44mila entrate in più rispetto al 2010 e 47mila uscite in meno ma, anche a causa dell'accresciuta incertezza sulla scena internazionale, l'inversione di tendenza non sembra essere alle porte per le imprese dell'industria, commercio e servizi. Per il settore industriale a fine 2011 è attesa una perdita di quasi 59mila unità (-1,2%); meglio i servizi che dovrebbero fermarsi a quota -29mila unità (-0,4%). Crollo invece per le imprese delle costruzioni (quasi 29mila posti in meno). Nei servizi, l'unico settore che arriva a perdere un punto percentuale è relativo agli alberghi e ristoranti, mentre i tassi di variazione degli altri comparti sono compresi tra il -0,7% (servizi alle imprese) e il -0,2% (commercio al dettaglio). Unico segno più i servizi avanzati, dove le imprese pensano di incrementare di circa 1.500 unità i propri dipendenti.
FAMIGLIE GIOVANI IN DIFFICOLTA', 3 SU 10 SENZA RISPARMI - Le famiglie giovani fanno sempre più fatica ad andare avanti, indebolite dalla crisi economica. Solo 3 su 10 tra i nuclei dove la persona di riferimento non ha più di 35 anni riesce ad accumulare qualche risparmio. E il 40% vive in affitto. Sono questi i principali risultati del progetto 'Welfare, Italia.
Laboratorio per le nuove politiche sociali' di Censis e Unipol. Dall'indagine emerge, quindi, che solo il 28,6% dei capofamiglia fino a 35 anni indica che è riuscito a mettere da parte qualcosa, rispetto a una percentuale più alta (il 38%) riferita ai capofamiglia di 45-54 anni. E sono le famiglie più giovani quelle che in quota maggiore spendono tutto il loro reddito mensile (58,4% contro la media del 52,5%), e che sono costrette a indebitarsi (5% contro la media del 3,7%).
Sara' un autunno nero per l'occupazione: anche se l'emorragia dei posti di lavoro registra un rallentamento, il saldo a fine 2011 per le imprese con almeno un dipendente (circa 1,5 milioni) mostra ancora il segno meno: 88mila i posti in uscita - dice Unioncamere - pari a un calo dell'occupazione dipendente dello 0,7%. Piu' a rischio il lavoro nelle piccole e medie imprese e, a livello geografico, e' il Sud a mostrare un deciso affanno. Nel 2010 il saldo negativo era stato di 178mila unita', -1,5%. Peggio ancora era andata nel 2009, anno clou della crisi: 213.000 i posti bruciati, pari a -1,9%.
Nei numeri del centro studi Unioncamere il 2011 vede quasi 44mila entrate in più rispetto al 2010 e 47mila uscite in meno ma, anche a causa dell'accresciuta incertezza sulla scena internazionale, l'inversione di tendenza non sembra essere alle porte per le imprese dell'industria, commercio e servizi. Per il settore industriale a fine 2011 è attesa una perdita di quasi 59mila unità (-1,2%); meglio i servizi che dovrebbero fermarsi a quota -29mila unità (-0,4%). Crollo invece per le imprese delle costruzioni (quasi 29mila posti in meno). Nei servizi, l'unico settore che arriva a perdere un punto percentuale è relativo agli alberghi e ristoranti, mentre i tassi di variazione degli altri comparti sono compresi tra il -0,7% (servizi alle imprese) e il -0,2% (commercio al dettaglio). Unico segno più i servizi avanzati, dove le imprese pensano di incrementare di circa 1.500 unità i propri dipendenti.
FAMIGLIE GIOVANI IN DIFFICOLTA', 3 SU 10 SENZA RISPARMI - Le famiglie giovani fanno sempre più fatica ad andare avanti, indebolite dalla crisi economica. Solo 3 su 10 tra i nuclei dove la persona di riferimento non ha più di 35 anni riesce ad accumulare qualche risparmio. E il 40% vive in affitto. Sono questi i principali risultati del progetto 'Welfare, Italia.
Laboratorio per le nuove politiche sociali' di Censis e Unipol. Dall'indagine emerge, quindi, che solo il 28,6% dei capofamiglia fino a 35 anni indica che è riuscito a mettere da parte qualcosa, rispetto a una percentuale più alta (il 38%) riferita ai capofamiglia di 45-54 anni. E sono le famiglie più giovani quelle che in quota maggiore spendono tutto il loro reddito mensile (58,4% contro la media del 52,5%), e che sono costrette a indebitarsi (5% contro la media del 3,7%).
venerdì 12 agosto 2011
Vicinanza al procuratore Lari e al presidente Montante...attenzione alla mafia economica
VICINANZA AL PROCURATORE LARI ED AL PRESIDENTE MONTANTE.
IL FINANZIAMENTO DELLA ZONA FRANCA E L’APPALTO PER LA COSTRUZIONE DELLO SCORRIMENTO VELOCE CALTANISSETTA – AGRIGENTO POTREBBERO PORTARE NUOVE ATTENZIONI DELLE COSCHE MAFIOSE. IL COMPITO DI RISPONDERE ALLA MAFIA NON PUO’ ESSERE SOLO DEI MAGISTRATI.
La Fillea Cgil esprime la massima vicinanza umana e sociale al Procuratore Sergio Lari ed al Presidente di Confindustria Antonello Montante. Ciò che è emerso dai computer sequestrati all’ex presidente dei costruttori edili Di Vincenzo è fortemente inquietante, perché nessun essere umano potrebbe mai immaginare di essere seguito e/o comunque di essere al centro dell’attenzione di altri.
Siamo convinti che gli inquirenti faranno chiarezza su ciò che è accaduto e sul perché ciò è avvenuto, nel convincimento che in provincia di Caltanissetta malgrado decine di operazioni antimafia che hanno investito in parte la “ zona grigia del malaffare” ancora vi è molto da fare.Il finanziamento della zona franca per la legalità deciso dal governo regionale per la provincia di Caltanissetta ed alcuni Comuni dell’agrigentino e dell’ennese congiuntamente all’avvio di lavori per la costruzione dello scorrimento veloce Caltanissetta – Agrigento, potrebbero riaprire gli appetiti delle cosche mafiose delle tre provincie (Caltanissetta – Enna – Agrigento), a maggior ragione dobbiamo convincerci che la lotta alla mafia ed il ripristino della cultura della legalità non può essere affidata solo ai magistrati.
Le forze sociali e le agenzie educative hanno un ruolo fondamentale nella formazione delle coscienze. Noi questo ruolo continueremo ad esercitarlo con il massimo del rigore etico e legale.
Il Segretario Generale
Ignazio Giudice
giovedì 4 agosto 2011
Inchiesta Eni Gela, i sindacati chiedono a Comune e Provincia di costituirsi parte civile
Fonte: Siciliainformazioni.com
Di Rosario Cauchi
Iniziano a prodursi le prime reazioni di fronte ai preoccupanti particolari che trapelano dall’inchiesta avviata, dalla guardia costiera di Gela e dagli uomini del nucleo speciale d’intervento di Roma, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, ai danni di quattro alti responsabili del petrolchimico gelese, accusati di aver permesso l’irregolare stoccaggio di oltre 25 tonnellate di amianto.Le sigle sindacali di Cgil, Cisl e Uil, che rappresentano i lavoratori edili impegnati all’interno della fabbrica, infatti, hanno ufficialmente chiesto al Comune di Gela e alla Provincia di Caltanissetta e, dunque, al primo cittadino Angelo Fasulo e al presidente Giuseppe Federico, di costituirsi parte civile nel futuro dibattimento.
“Questo – dice Ignazio Giudice della segreteria regionale della Fillea Cgil – rappresenterebbe un importante messaggio, verso i cittadini e i lavoratori di Gela, ma, anche, nei confronti dei dirigenti Eni che, di certo, non possono pensare di fare il brutto e il cattivo tempo sulla pelle degli operai”.
Dopo l’ispezione compiuta, lunedì, dagli investigatori insieme ai tecnici dell’azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta, è emersa la presenza di una quantità di rifiuti speciali, contenenti amianto, all’interno della vasca numero 4 dell’isola 32 dell’area industriale Eni, superiore alle 7 tonnellate in origine annunciate.
Amianto che, stando agli inquirenti, sarebbe stato stoccato violando le norme in materia: la vasca numero 4 sarebbe stata ricoperta da teloni bucati e i rifiuti contenuti all’interno di sacchi aperti o distrutti dal tempo.
Le fibre d’amianto, così, si sarebbero propagate in atmosfera: senza contare l’incidenza sui lavoratori impegnati nel reparto sottoposto a controlli.
“Il Comune di Gela e la Provincia di Caltanissetta – prosegue il sindacalista – devono assumersi importanti responsabilità. Dare l’incarico ad un legale, peraltro, è ben poca cosa di fronte alle irregolarità riscontrate dalla magistratura”.
A quanto trapela, alcuni consiglieri comunali gelesi avrebbero già inoltrato la richiesta al primo cittadino Angelo Fasulo, senza, però, avere una risposta certa.
Di Rosario Cauchi
Iniziano a prodursi le prime reazioni di fronte ai preoccupanti particolari che trapelano dall’inchiesta avviata, dalla guardia costiera di Gela e dagli uomini del nucleo speciale d’intervento di Roma, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, ai danni di quattro alti responsabili del petrolchimico gelese, accusati di aver permesso l’irregolare stoccaggio di oltre 25 tonnellate di amianto.Le sigle sindacali di Cgil, Cisl e Uil, che rappresentano i lavoratori edili impegnati all’interno della fabbrica, infatti, hanno ufficialmente chiesto al Comune di Gela e alla Provincia di Caltanissetta e, dunque, al primo cittadino Angelo Fasulo e al presidente Giuseppe Federico, di costituirsi parte civile nel futuro dibattimento.
“Questo – dice Ignazio Giudice della segreteria regionale della Fillea Cgil – rappresenterebbe un importante messaggio, verso i cittadini e i lavoratori di Gela, ma, anche, nei confronti dei dirigenti Eni che, di certo, non possono pensare di fare il brutto e il cattivo tempo sulla pelle degli operai”.
Dopo l’ispezione compiuta, lunedì, dagli investigatori insieme ai tecnici dell’azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta, è emersa la presenza di una quantità di rifiuti speciali, contenenti amianto, all’interno della vasca numero 4 dell’isola 32 dell’area industriale Eni, superiore alle 7 tonnellate in origine annunciate.
Amianto che, stando agli inquirenti, sarebbe stato stoccato violando le norme in materia: la vasca numero 4 sarebbe stata ricoperta da teloni bucati e i rifiuti contenuti all’interno di sacchi aperti o distrutti dal tempo.
Le fibre d’amianto, così, si sarebbero propagate in atmosfera: senza contare l’incidenza sui lavoratori impegnati nel reparto sottoposto a controlli.
“Il Comune di Gela e la Provincia di Caltanissetta – prosegue il sindacalista – devono assumersi importanti responsabilità. Dare l’incarico ad un legale, peraltro, è ben poca cosa di fronte alle irregolarità riscontrate dalla magistratura”.
A quanto trapela, alcuni consiglieri comunali gelesi avrebbero già inoltrato la richiesta al primo cittadino Angelo Fasulo, senza, però, avere una risposta certa.
martedì 2 agosto 2011
Cgil: a fine anno 1 mld ore cassa integrazione
Fonte: Ansa.it
I dati dell'Inps sulla cassa integrazione a luglio confermano ''un trend che portera' le ore di cig autorizzate nel 2011 attorno al miliardo di ore e cioe', dopo due anni di crisi, allo stesso dato del 2009''. E' quanto rileva il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, in una nota.
Per il sindacalista ''e' sempre bene che la cig cali ma l'ottimismo con cui i dati vengono divulgati e' fuori luogo
I dati dell'Inps sulla cassa integrazione a luglio confermano ''un trend che portera' le ore di cig autorizzate nel 2011 attorno al miliardo di ore e cioe', dopo due anni di crisi, allo stesso dato del 2009''. E' quanto rileva il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, in una nota.
Per il sindacalista ''e' sempre bene che la cig cali ma l'ottimismo con cui i dati vengono divulgati e' fuori luogo
lunedì 1 agosto 2011
Lettera aperta della Cgil al presidente Lombardo
Fonte: Siciliainformazioni.com
Con una lettera aperta inviata al presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, la Cgil critica le ''mancate scelte dell'Esecutivo regionale, il rinvio dei tagli alla politica e ai privilegi, l'assenza di concertazione su un Dpef che non promette nessuna inversione di rotta sul fronte degli investimenti''.
Tesi, quest'ultima, secondo la Cgil, ''ampiamente dimostrata nel Documento di programmazione economica e finanziaria che da' per il 2011 una previsione di crescita del Pil programmatico (quello che tiene conto dei fondi europei e di altre risorse aggiuntive) identica a quella del Pil tendenziale''.
Il sindacato, che teme che ancora una volta i Fas vengano impropriamente usati per finanziare la spesa corrente, parla dunque di ''inevitabilita' di iniziative di mobilitazione per chiedere risposte per la Sicilia e i siciliani''.
Nel testo la segretaria generale, Mariella Maggio ricorda ''l'avviso comune'' presentato a Lombardo, in autunno, dai sindacati e dalle associazioni di imprese, che focalizzava temi come la necessita' di trasparenza del bilancio regionale, dell'efficienza della macchina amministrativa, di un piano per il lavoro e lo sviluppo, del rilancio delle infrastrutture. ''Su tutti questi argomenti- scrive Maggio- non abbiamo ottenuto risposte, il governo continua a fare passi falsi, e anche laddove c'e' stato il dialogo, come nel caso della formazione professionale, non si e' ad oggi approdati ai risultati auspicati''.
Con una lettera aperta inviata al presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, la Cgil critica le ''mancate scelte dell'Esecutivo regionale, il rinvio dei tagli alla politica e ai privilegi, l'assenza di concertazione su un Dpef che non promette nessuna inversione di rotta sul fronte degli investimenti''.
Tesi, quest'ultima, secondo la Cgil, ''ampiamente dimostrata nel Documento di programmazione economica e finanziaria che da' per il 2011 una previsione di crescita del Pil programmatico (quello che tiene conto dei fondi europei e di altre risorse aggiuntive) identica a quella del Pil tendenziale''.
Il sindacato, che teme che ancora una volta i Fas vengano impropriamente usati per finanziare la spesa corrente, parla dunque di ''inevitabilita' di iniziative di mobilitazione per chiedere risposte per la Sicilia e i siciliani''.
Nel testo la segretaria generale, Mariella Maggio ricorda ''l'avviso comune'' presentato a Lombardo, in autunno, dai sindacati e dalle associazioni di imprese, che focalizzava temi come la necessita' di trasparenza del bilancio regionale, dell'efficienza della macchina amministrativa, di un piano per il lavoro e lo sviluppo, del rilancio delle infrastrutture. ''Su tutti questi argomenti- scrive Maggio- non abbiamo ottenuto risposte, il governo continua a fare passi falsi, e anche laddove c'e' stato il dialogo, come nel caso della formazione professionale, non si e' ad oggi approdati ai risultati auspicati''.
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