sabato 30 aprile 2011

Primo maggio: -533.000 posti in due anni

Fonte: Ansa.it

La crisi economica ha avuto effetti consistenti sull'occupazione ma soprattutto sulla mappa del mercato del lavoro: negli ultimi due anni - secondo quanto emerge dai dati dell'Istat sulla media del 2010 - in Italia sono stati persi 533.000 posti di lavoro (da 22.405.000 occupati a 21.872.000) con un vero e proprio tonfo nell'industria (l'80% dei posti persi nel complesso). La meta' dei posti persi rispetto al 2008 (280.000) era al Sud, mentre sono 330.000 in piu' gli occupati stranieri.

Aziende confiscate alla mafia, primato alla Sicilia

Fonte: LaSicilia.it

Le aziende confiscate alla criminalità organizzata, in Italia, nell'ultimo anno, sono state 1.377, di cui 54 a titolo definitivo. Quelle in gestione anche da destinare, e per lo più inattive, invece 232, vale a dire il 16,8 per cento del totale complessivo. Sono alcuni dati forniti dall'Agenzia nazionale sui beni confiscati, nel corso della giornata di studi organizzata in collaborazione da Fillea e Cgil con il Centro La Torre.

Secondo i dati, l'84 per cento delle aziende confiscate rientrano in tre categorie principali: srl (643), imprese individuali (325) e società in accomandita semplice (199). La regione con il maggior numero di aziende confiscate è la Sicilia, dove dato arriva a toccare il 37,6 per cento; seguono Campania (19,6), Lombardia (14,2), Calabria (8,2) e Lazio (8).

Le aziende uscite dalla gestione controllata sono 431, pari al 31,3 per cento del totale. Per 250 di loro è stata ottenuta la cancellazione dal Registro delle imprese; per 123 è stata conclusa la procedura di scioglimento e messa in liquidazione.Le restanti, che rappresentano il 4,2 per cento del totale uscito dalla gestione, sono riconducibili alla fattispecie della vendita (45) e della revoca della confisca (13). Sul fronte dei rapporti bilaterali, l'agenzia è attiva in Argentina e Spagna: a livello comunitario, collabora con la Commissione europea. In particolare è in programma a Roma la visita di una delegazione argentina per arrivare alla firma di un protocollo d'intesa con le autorità per avviare forme di collaborazione sull'utilizzo dei beni confiscati.

Tra le situazioni patrimoniali che producono reddito, e che rientrano tra i beni in carico all'Agenzia nazionale dei beni confiscati, sono stati citati il 'Lido dei ciclopi' di Catania e la società 'Strasburgo srl' di Palermo. Tra le situazioni più difficili l'hotel San Paolo di Palermo, una struttura con 354 stanze, che subisce perdite in seguito a difficoltà di mercato. Molto complesso risulta, infine, il sequestro dei beni riconducibili a Massimo Ciancimino.

giovedì 28 aprile 2011

L'assessore regionale Russo: gli appalti locali saranno gestiti come quelli nazionali

Fonte: Siciliainformazioni.com

"Finalmente si realizza un sogno: la Sicilia diventa Italia. Il disegno di legge che abbiamo proposto omologa, infatti, quasi integralmente il sistema degli appalti che vige in Sicilia a quello nazionale, salvo poche specificita' che conserviamo, come l'Osservatorio sui lavori pubblici e gli Urega. L'impegno che viene assunto e' quello di portare entro trenta giorni in aula un testo unico e coordinato, semplice, chiaro e con poche norme, che definisca le procedure di gara e regolamenti l'intera materia". Cosi' l'assessore regionale alle Infrastrutture e alla Mobilita' della Sicilia, Pier Carmelo Russo, ha cosi' presentato alla stampa l'emendamento inserito in finanziaria che modifica la legislazione sugli appalti, contenendo gli eccessi di ribasso e garantendo, tra l'altro, il rispetto dei contratti collettivi. Una norma condivisa da tutte le componenti economiche e produttive del settore.
"Il punto di partenza della riforma - ha spiegato Russo - e' strettamente legato alla piaga delle infiltrazioni mafiose. Come si legge in una relazione presentata al Parlamento della Repubblica dalla Direzione nazionale antimafia, l'eccesso di ribasso favorisce l'intromissione della criminalita' organizzata".
Russo ha sottolineato come sia stato inserito "un sistema di garanzie reali per quanto riguarda l'esecuzione dei lavori: se, infatti, viene operato un ribasso eccessivo l'impresa sara' tenuta a fornire, oltre alle fideiussioni assicurative, denaro, titoli o fideiussioni bancarie per una percentuale cospicua". "Quindi - ha osservato l'assessore - o sei un'impresa vera, strutturata e forte che puo' permettersi importanti economie di scala con ribassi di cui si avvantaggia anche l'amministrazione, oppure sei soltanto un'impresa che ha disponibilita' di denaro. Ma proprio perche' il motto fondante della mafia e' quello scritto da Epicuro, "lathe biosas", vivi nascosto, se ti costringo a mettere sul tavolo questi soldi e ti chiedo da dove provengono, grazie anche ai protocolli di legalita', e' chiaro che ti creo un grosso problema".
"Su questa iniziativa - ha aggiunto Pier Carmelo Russo - converge il convinto sostegno del presidente della Regione e del presidente dell'Ars che, preso atto della situazione drammatica in cui si trovano gli operatori edili della Sicilia, ha mantenuto l'impegno ad esaminare immediatamente le proposte legislative in materia di appalti formulate dal governo". Russo ha concluso annunciando che il testo coordinato e' gia' pronto. "Di questo - ha detto - devo ringraziare i componenti della Commissione regionale lavori pubblici, un organismo composto per legge da esterni, retribuiti complessivamente con cinquemila euro lordi, che in 45 giorni hanno prodotto, insieme a me, l'emendamento per la finanziaria, il testo unico e le linee guida sugli appalti. Grazie a loro, e a un consulente esterno a titolo gratuito, l'avvocato Stallone, siamo gia' pronti".

domenica 24 aprile 2011

Sì e 50 milioni alla zona franca per la legalità

Fonte: La Sicilia

La Giunta regionale presieduta da Raffaele Lombardo ha approvato ieri lo schema di delibera per l'istituzione della "Zona franca per la legalità'' nel territorio della provincia di Caltanissetta e di alcuni Comuni delle province limitrofe.
La proposta, presentata dall'assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi, ha recepito le istanze provenienti dal "Tavolo unico di regia per lo sviluppo e la legalità" di Caltanissetta, orientato a creare una zona franca in grado di attrarre investimenti sul territorio, incentivare la crescita e rilanciare il tessuto socio economico della provincia.
«È una sfida per il rilancio di un territorio - afferma il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo - che parte dall'idea di creare un'area economica, destinata a garantire vantaggi e sgravi fiscali a favore di quelle imprese in grado di rispettare tutti i parametri di legge e di opporsi a richieste criminali. La Regione intende avviare un dialogo propositivo per una stagione di rilancio economico e sociale della provincia di Caltanissetta e non solo».
«La provincia di Caltanissetta, con l'attuale vertice di Confindustria, rappresenta - sostiene l'assessore regionale alle Attività produttive, Marco Venturi - un modello imprenditoriale di legalità a livello nazionale: i numerosi protocolli d'intesa redatti con la Prefettura per contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata e creare ampie sinergie sul territorio assieme alla realizzazione di una "Zona franca per la legalità" possono contribuire ad aumentare la consapevolezza di avere condizioni possibili per attrarre investimenti su un territorio molto vasto su cui creare una zona sicura, un'area protetta da ogni fenomeno malavitoso o delinquenziale che, con il concorso delle istituzioni, salvaguardi gli investimenti, dia certezza alle imprese, realizzi un costante controllo delle attività, fornisca corsie preferenziali per l'apertura di nuove imprese e sia in grado di fornire servizi attraverso lo 'sportello unico', in tempi certi».
Della "Zona franca per la legalità" faranno parte Caltanissetta e tutti i Comuni della sua provincia (Acquaviva Platani, Bompensiere, Butera, Campofranco, Delia, Gela, Marianopoli, Mazzarino, Milena, Montedoro, Mussomeli, Niscemi, Resuttano, Riesi, San Cataldo, Santa Caterina Villarmosa, Serradifalco, Sommatino, Sutera, Vallelunga e Villalba), quattro Comuni della provincia di Agrigento (Canicattì, Campobello di Licata, Ravanusa e Licata) e uno in provincia di Enna (Pietraperzia).
Secondo quanto previsto dalla legge regionale n. 15/2008, il presidente della Regione dovrà, d'intesa con il ministro dell'Interno, istituire la "Zona franca per la legalità" e al contempo aprire un confronto col Governo nazionale e con la Commissione europea per la individuazione di proposte operative relative ad una fiscalità di vantaggio per le imprese ubicate all'interno della "Zfl".
La Giunta regionale ha inoltre messo a disposizione dell'assessore alle Attività produttive la somma di 50 milioni di euro per l'attivazione delle finalità della "Zfl".

mercoledì 20 aprile 2011

Operazione "Casa nostra" a Gela. Il capo della squadra mobile: "Muncivì è vicino alla cosca Emmanuello"


Fonte: Siciliainformazioni.com
Di Rosario Cauchi

L’arresto dell’imprenditore gelese Francesco Muncivì, effettuato dalla squadra mobile della polizia di stato di Caltanissetta insieme agli agenti del commissariato di Gela, potrebbe svelare ulteriori particolari sui legami tra mafia, imprenditoria e politica locale.
Questo emerge dalle dichiarazioni rilasciate dal dirigente della mobile nissena Giovanni Giudice.
“La nostra attività d’indagine – commenta – ha avuto inizio dopo aver sentito alcuni importanti imprenditori di Gela impegnati nella costruzione di un grande complesso abitativo nell’area Catania – Casciana, in parte di proprietà di Francesco Muncivì, che hanno ammesso di aver subito pressioni da parte dell’arrestato”.
Stando all’accusa, infatti, Muncivì avrebbe imposto il pagamento di un importo pari almeno al due percento dell’intero appalto a tutte le imprese impegnate nei cantieri di quell’area.
In un caso, secondo le indicazioni rese dagli investigatori, Francesco Muncivì avrebbe punito un imprenditore gelese, colpevole di essersi rifiutato di eseguire, gratuitamente, lavori all’interno dell’abitazione di campagna della famiglia del boss Daniele Emmanuello, richiedendogli il versamento di somme pari al cinque percento su un appalto superiore a quattro milioni di euro.
“Francesco Muncivì – ammette Giovanni Giudice – è, secondo la nostre indagini, uomo organico alla cosca degli Emmanuello, sempre pronto a fare gli interessi dell’intero gruppo”.
Terreni, per un valore complessivo di diciotto milioni di euro, gestiti dalla “Fiass s.r.l.”, società del gruppo Muncivì retta dalla figlia dell’imprenditore fermato Maddalena Valentina, sono stati sequestrati dagli investigatori insieme ad un immobile costruito a Gela.
“I nostri riscontri – continua il dottor Giudice – non si legano solo alle dichiarazioni rese da diversi imprenditori o alle intercettazioni da noi effettuate; anche altre indagini, come quella Scorpione, ci hanno dato la conferma del ruolo svolto da Muncivì”.
L’operazione “Scorpione”, infatti, consentì di smascherare il sistema delle guardianie, notturne e diurne, imposto da soggetti vicini a cosa nostra e stidda proprio all’interno dei cantieri dell’area Catania – Casciana.
“Ci risulta – dice il dirigente della polizia di stato – che proprio Francesco Muncivì spingesse per ottenere posti di lavoro in favore di operai vicini alle cosche, meccanismo esteso anche all’attività di guardiania. Chiunque non avesse accolto l’invito, rischiava gravi danneggiamenti ai cantieri avviati”.
La famiglia di Francesco Muncivì, a quanto trapela dall’indagine “Casa Nostra”, avrebbe sempre mantenuto stretti legami con la politica e, contemporaneamente, con il gruppo di cosa nostra degli Emmanuello.
Lo stesso fermato rivestì, fino al 2007, la carica di consigliere comunale tra i ranghi della locale Forza Italia: stessa strada seguita dal giovane figlio Paolo, eletto nelle liste del Movimento per le Autonomie e rimasto tra i banchi del civico consesso gelese fino allo scorso anno.
Intorno alla figura di Paolo Muncivì, alcune polemiche esplosero durante le fasi di formazione degli organi interni al Partito Democratico della provincia di Caltanissetta.
Muncivì, abbandonato l’Mpa, ha scelto di aderire al Pd, divenendone componente dell’assemblea provinciale.
E’ stato eletto nelle quote previste per il Primo Circolo di Gela, scatenando un duro contrasto tra il deputato europeo Rosario Crocetta, che puntò il dito su candidature dubbie, e quello regionale Miguel Donegani, responsabile del circolo, contrario a qualsiasi forma di ingerenza nei meccanismi del partito.
Sia Francesco Muncivì che il figlio Paolo, secondo gli inquirenti, sarebbero stati tra gli ospiti della cerimonia religiosa svoltasi in occasione della cresima della figlia del boss Daniele Emmanuelo.
L’arrestato, ancora, avrebbe consentito all’altro figlio del latitante, deceduto nel 2007, di trovare casa a Roma, città nella quale il giovane frequenta l’università Luiss.
“Al momento – precisa il dirigente della mobile Giovanni Giudice – Paolo Muncivì non risulta tra gli indagati, la nostra operazione ha avuto quale obiettivo principale il padre Francesco, ma sviluppi non sono da escludere”.
Un’indagine, dunque, che potrebbe produrre ulteriori novità negli scenari imprenditoriali e politici di Gela.




domenica 17 aprile 2011

Cgil: a marzo, riesplode cassa integrazione. 455mila in cassa

 Fonte: Ansa.it

Riesplode la cassa integrazione. Lo scorso mese, come già reso noto dall'Inps, la cig ha registrato un aumento su febbraio del +45,1% per un monte ore complessivo di 102.475.610, con incrementi rilevanti per la cassa straordinaria e per quella in deroga. Ore che hanno coinvolto - ricorda l'Osservatorio Cgil elaborando i dati Inps - più di 455mila lavoratori (con oltre 150mila in deroga), che nei soli primi 3 mesi hanno già perso circa 895 milioni, pari a circa 2.000 euro in meno in busta paga.

giovedì 14 aprile 2011

Gela, settore edile sotto stretta sorveglianza. Fasulo, "anche così si contrasta la mafia"

Fonte: Siciliainformazioni.com
Di Rosario Cauchi

L’amministrazione comunale di Gela ha deciso di inasprire i controlli sull’intera filiera edile. Una vera e propria task force, composta da sindacalisti e membri dell’Ance di Caltanissetta, avrà il compito di impedire qualsiasi forma di lavoro nero o di sfruttamento, diretto o indiretto, all’interno dei tanti cantieri sparsi sul territorio.

“La realtà quotidianamente vissuta dagli operai in edilizia in questa provincia – spiega il primo cittadino gelese Angelo Fasulo – deve essere meglio regolamentata, lavoratori ed imprenditori devono agire su un binario comune”. Proprio questo settore, come confermato da recenti indagini condotte dalle forze dell’ordine, si conferma il perno degli affari condotti dalla criminalità nissena, organizzata e non. I cantieri, pubblici e privati, sono divenuti, negli ultimi anni, scenario di molteplici violazioni. “Mi capita spesso – commenta il componente della segreteria regionale della Fillea Cgil Ignazio Giudice – di compiere ispezioni presso diversi cantieri, gestiti, in alcuni casi, anche da imprenditori aderenti alle associazioni anti racket, ed individuare, insieme agli ispettori, palesi casi di lavoro nero oppure di diritti violati”. Stipendi inferiori alle cifre indicate in busta paga, contributi previdenziali versati dagli stessi lavoratori, ore d’impiego maggiori rispetto a quelle previste nei contratti. Questi sono soltanto alcuni degli stratagemmi utilizzati per eludere i controlli e risparmiare sui costi. Ma la volontà dell’amministrazione gelese, così come esposto dal primo cittadino Fasulo, va oltre la regolamentazione da imporre alle imprese edili.

La burocrazia comunale a Gela, infatti, si prepara ad un netto giro di vite. Anche semplici privati, intenzionati ad avviare lavori di costruzione, dovranno presentare la necessaria documentazione antimafia, da estendere a tutti i responsabili delle operazioni: dal progettista ai capi cantiere. Nessun imprenditore con precedenti penali o procedimenti giudiziari in corso potrà avere accesso ai cantieri pubblici. “Certamente – commenta Fasulo – l’iter autorizzativo potrebbe divenire più lento ma solo in questo modo saremo in grado di escludere qualsiasi condizionamento all’interno di un settore economico ancora tanto strategico”.

Tra gli obiettivi perseguiti da sindacati ed istituzioni locali, inoltre, anche quello di porre un argine all’abusivismo edilizio in una Gela da decenni capitale del mattone facile. Tutti gli abusivi, infatti, verranno sottoposti a controlli che potrebbero portare all’avvio di procedimenti giudiziari d’ufficio.

"Le confessioni del padrino", plauso di Giudice al reportage di Canale 10

 Fonte: tg10.it

In tanti abbiamo seguito con interesse il reportage curato dalla vostra emittente in relazione alle  dichiarazioni del collaboratore di giustizia Rosario Trubia e I'analisi sociale -giudiziaria che iI procuratore Lari, il dirigente Dia Marino, il colonnello Ardizzone ed il colonnello d' Agata hanno avuto modo di esplicitare durante il reportage, cosi come abbiamo seguito la selezione accurata che la redazione ha fatto delle immagini risalenti ai tristi anni '90.  Lo scrive in una nota, il segretario provinciale della Fillea – Cgil, Ignazio Giudice. Cosa emerge dalle riflessioni ascoltate? La mafia esiste ed e’ forte; il settore edile era e continua ad essere il più esposto all'interesse mafioso; ciò che negli anni abbiamo denunciato e cioè che la mafia a Gela ed in provincia di Caltanissetta aveva forti ramificazioni nel settore delle forniture di materiali nel settore edile,  era più che vera; il protocollo di legalità attuale va urgentemente modificato poiché il rischio che le forniture di cemento, sabbia e ferro siano oggetto di imposizioni nei cantieri pubblici è verosimile e proprio per queste ragioni va istituito un albo in prefettura dei fornitori: la strada per liberare i cantieri dalla mafia – chiude Giudice - è lunga ma è possibile e la stampa ha il suo ruolo civile.

sabato 9 aprile 2011

Mafia, il presidente di Ance Messina si autosospende perchè indagato

Fonte: Siciliainformazioni.com

Il Presidente di Ance Messina e vicepresidente di Confindustria della citta' siciliana, l'imprenditore Carlo Borrella, si e'autosospeso da entrambe le cariche perche' indagato nell'operazione antimafia 'Sistema 2' con l'accusa di favoreggiamento aggravato dell'associazione mafiosa.

venerdì 8 aprile 2011

Italia spende 0,1% per edilizia pubblica

Fonte: Ansa.it

Lo Stato italiano spende per l'edilizia residenziale pubblica lo 0,1% rispetto al totale delle risorse per le prestazioni di protezione sociale. E' quanto emerge dal Rapporto dal Territorio 2010 presentato a Livorno nell'ambito del XXVII Congresso dell'Istituto nazionale di Urbanistica. La scarsa attenzione al 'pianeta' dell'housing sociale è confermata, secondo quanto emerge dai dati del Rapporto, se si paragona lo 0,1% dell'Italia con la media dell'Unione europea, che risulta pari al 2,3%.

giovedì 7 aprile 2011

Lavoro: 1 morto su 3 ha meno di 35 anni

Fonte: Ansa.it

Sono i giovani i più colpiti dagli infortuni sul lavoro: nel 2009 un terzo dei morti sul lavoro aveva meno di 35 anni. E' in questa fascia d'età - spiega Ires, il centro studi della Cgil - il tasso di infortuni più alto rispetto a quello della fascia più anziana, 5,06 incidenti ogni 100 occupati, a fronte dei 3,72 per i lavoratori più grandi ed esperti. Gli incidenti che hanno coinvolto un 'under 35' sono stati nel 2009 262.233 su 790.112, mentre i casi mortali 295 su un totale di 1.050 vittime

mercoledì 6 aprile 2011

Caltanissetta, operazione "Grande Vallone". Il procuratore Lari, "ostacolati gli affari mafiosi tra Mussomeli e Campofranco"

Fonte: Siciliainformazioni.com
Di Rosario Cauchi

Ventotto ordinanze di custodia cautelare in carcere e sette imprese, attive soprattutto nel settore dell'edilizia, sequestrate, rappresentano i principali risultati di una delle più importanti operazioni condotte negli ultimi mesi dalla Dda di Caltanissetta.

“Attraverso l'indagine che abbiamo scelto di chiamare Grande Vallone – dichiara il Procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari – abbiamo posto un notevole ostacolo allo sviluppo degli affari condotti dai gruppi mafiosi di Mussomeli e Campofranco”.
Le manette sono scattate per importanti esponenti delle famiglie Modica e Allegro.
Un ruolo essenziale, stando agli investigatori, sarebbe stato mantenuto, nel corso degli anni, dai fratelli Giuseppe ed Angelo Modica, imprenditori capaci, però, di sostituire al vertice di cosa nostra nissena la figura di Angelo Schillaci.

A quanto trapela dall'esito delle investigazioni condotte dal Ros dei carabinieri e dai militari del comando provinciale, coordinati dalla Dda di Caltanissetta, i fratelli Modica, attraverso le aziende del loro gruppo, sarebbero stati in grado di imporre un vero e proprio monopolio all'interno del mercato delle forniture di calcestruzzo.

“Molti imprenditori con lavori nella provincia di Caltanissetta e non solo – ammettono gli inquirenti – erano certi di doversi rivolgere al gruppo Modica per ottenere le forniture di inerti e calcestruzzo; si trattava, in sostanza, di una forma indiretta di messa a posto”.
Il sistema era molto semplice: Giuseppe ed Angelo Modica, servendosi dell'operato di alcuni intermediari, contattavano gli imprenditori pronti ad avviare la loro attività sul territorio ed instauravano l'accordo di esclusiva.

Tra i lavori pubblici al centro dell'interesse economico del gruppo, anche quello per la costruzione del termovalorizzatore di Casteltermini: appalto, successivamente, bloccato.
Il particolare sarebbe emerso dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia agrigentino Maurizio Di Gati.
Anche l'ex boss della provincia di Agrigento, infatti, interessatosi all'esecuzione dei lavori del termovalorizzatore, fu indirizzato verso i fratelli Modica.
“I gruppi mafiosi scoperti a Campofranco e Mussomeli – continua Sergio Lari – risentivano ancora, però, dell'influenza del boss Giuseppe Madonia, in grado, dal carcere, di regolare le controversie interne alle famiglie e pianificare gli affari economici”.
Maurizio Carruba, uno degli arrestati, viene indicato dagli inquirenti alla stregua di vero tramite tra i gruppi dell'area nord della provincia di Caltanissetta e quelli di Palermo: si ritiene, infatti, che fra i suoi compiti ci fosse quello di appianare le divergenze sorte tra i fratelli Modica ed Angelo Schillacci sulla leadership di cosa nostra nissena.

Ma le famiglie sgominate dagli investigatori avrebbero esteso il loro business anche al settore del gioco, soprattutto di quello legato ai sistemi di video poker. Al centro del mercato, in questo caso, ci sarebbero state le aziende gestite dalla famiglia Allegro: in manette sono finiti Carmelo, Rosario e Anna Allegro.

Qualche settimana, addietro, invece, gli uomini della squadra mobile di Caltanissetta avevano bloccato Matteo Allegro, accusato di gestire un sistema parallelo fatto di giocate e scommesse occultate ai controlli statali, all'ombra della protezione fornita dai gruppi criminali dell'area.

Tra le carte dell'inchiesta “Grande Vallone” non mancano neanche riferimenti all'azione condotta dalle braccia economiche dei clan nel business delle energie alternative: dall'eolico al fotovoltaico.

Stando agli investigatori, infatti, uno degli obiettivi nevralgici dell'azione condotta dai fratelli Giuseppe e Angelo Modica sarebbe stato il parco eolico di Vicari insieme ad alcuni campi per l'installazione di pannelli fotovoltaici.

I provvedimenti restrittivi sono stati firmati dal gip di Caltanissetta Lirio Conti su richiesta dei magistrati Stefano Luciani e Amedeo Bertone.