Fonte: Siciliainformazioni.com
Di Rosario Cauchi
Ventotto ordinanze di custodia cautelare in carcere e sette imprese, attive soprattutto nel settore dell'edilizia, sequestrate, rappresentano i principali risultati di una delle più importanti operazioni condotte negli ultimi mesi dalla Dda di Caltanissetta.
“Attraverso l'indagine che abbiamo scelto di chiamare Grande Vallone – dichiara il Procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari – abbiamo posto un notevole ostacolo allo sviluppo degli affari condotti dai gruppi mafiosi di Mussomeli e Campofranco”.
Le manette sono scattate per importanti esponenti delle famiglie Modica e Allegro.
Un ruolo essenziale, stando agli investigatori, sarebbe stato mantenuto, nel corso degli anni, dai fratelli Giuseppe ed Angelo Modica, imprenditori capaci, però, di sostituire al vertice di cosa nostra nissena la figura di Angelo Schillaci.
A quanto trapela dall'esito delle investigazioni condotte dal Ros dei carabinieri e dai militari del comando provinciale, coordinati dalla Dda di Caltanissetta, i fratelli Modica, attraverso le aziende del loro gruppo, sarebbero stati in grado di imporre un vero e proprio monopolio all'interno del mercato delle forniture di calcestruzzo.
“Molti imprenditori con lavori nella provincia di Caltanissetta e non solo – ammettono gli inquirenti – erano certi di doversi rivolgere al gruppo Modica per ottenere le forniture di inerti e calcestruzzo; si trattava, in sostanza, di una forma indiretta di messa a posto”.
Il sistema era molto semplice: Giuseppe ed Angelo Modica, servendosi dell'operato di alcuni intermediari, contattavano gli imprenditori pronti ad avviare la loro attività sul territorio ed instauravano l'accordo di esclusiva.
Tra i lavori pubblici al centro dell'interesse economico del gruppo, anche quello per la costruzione del termovalorizzatore di Casteltermini: appalto, successivamente, bloccato.
Il particolare sarebbe emerso dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia agrigentino Maurizio Di Gati.
Anche l'ex boss della provincia di Agrigento, infatti, interessatosi all'esecuzione dei lavori del termovalorizzatore, fu indirizzato verso i fratelli Modica.
“I gruppi mafiosi scoperti a Campofranco e Mussomeli – continua Sergio Lari – risentivano ancora, però, dell'influenza del boss Giuseppe Madonia, in grado, dal carcere, di regolare le controversie interne alle famiglie e pianificare gli affari economici”.
Maurizio Carruba, uno degli arrestati, viene indicato dagli inquirenti alla stregua di vero tramite tra i gruppi dell'area nord della provincia di Caltanissetta e quelli di Palermo: si ritiene, infatti, che fra i suoi compiti ci fosse quello di appianare le divergenze sorte tra i fratelli Modica ed Angelo Schillacci sulla leadership di cosa nostra nissena.
Ma le famiglie sgominate dagli investigatori avrebbero esteso il loro business anche al settore del gioco, soprattutto di quello legato ai sistemi di video poker. Al centro del mercato, in questo caso, ci sarebbero state le aziende gestite dalla famiglia Allegro: in manette sono finiti Carmelo, Rosario e Anna Allegro.
Qualche settimana, addietro, invece, gli uomini della squadra mobile di Caltanissetta avevano bloccato Matteo Allegro, accusato di gestire un sistema parallelo fatto di giocate e scommesse occultate ai controlli statali, all'ombra della protezione fornita dai gruppi criminali dell'area.
Tra le carte dell'inchiesta “Grande Vallone” non mancano neanche riferimenti all'azione condotta dalle braccia economiche dei clan nel business delle energie alternative: dall'eolico al fotovoltaico.
Stando agli investigatori, infatti, uno degli obiettivi nevralgici dell'azione condotta dai fratelli Giuseppe e Angelo Modica sarebbe stato il parco eolico di Vicari insieme ad alcuni campi per l'installazione di pannelli fotovoltaici.
I provvedimenti restrittivi sono stati firmati dal gip di Caltanissetta Lirio Conti su richiesta dei magistrati Stefano Luciani e Amedeo Bertone.
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