domenica 28 novembre 2010

L'antiracket di Gela: i pochi magistrati limitano le denunce

28.11.2010
Di Rosario Cauchi
Fonte: Siciliainformazioni.com

“La lotta al racket non può assolutamente prescindere dalla denuncia, spesso capita, però, che commercianti ed imprenditori vessati dalle richieste degli esattori della criminalità organizzata si scoraggino di fronte alle lentezze di una magistratura sottoposta ad un processo di continuo depauperamento di risorse, economiche e professionali”.
Una disamina, quella compiuta da Renzo Caponetti, presidente dell'associazione antiracket “Gaetano Giordano” di Gela, che chiama in causa una quotidianità sempre più complessa da affrontare.
Nonostante i continui sforzi compiuti dall'associazione-prosegue Caponetti-le scelte dello Stato non ci favoriscono, nelle procure di Gela ed Enna le carenze di magistrati rischiano di vanificare l'impegno ed il coraggio dimostrati da chi intende ribellarsi alle imposizioni mafiose”.
Non solo la magistratura ma anche le forze dell'ordine che dovrebbero tutelare i denuncianti continuano a patire riduzioni dei fondi tali, stando alle indicazioni di Renzo Caponetti, da non permettere il pagamento degli straordinari o i rifornimenti di carburante alle auto di scorta.
Ad Enna-dichiara il presidente dell'associazione “Gaetano Giordano”-si è giunti al paradosso che un imprenditore accompagnato a denunciare deve ancora trovarsi faccia a faccia con il suo presunto estorsore, in strada o nei locali pubblici”.
Il sindacato-ammette il componente della segreteria regionale della Fillea Cgil Ignazio Giudice-sarà sempre pronto a sostenere imprenditori, commercianti e professionisti che intendano denunciare le richieste estorsive ricevute, però le regole devono valere per tutti, anche i lavoratori che denunciano infiltrazioni criminali nei cantieri o nei luoghi di lavoro dovrebbero essere equiparati alle altre vittime delle imposizioni mafiose”.
Stando al sindacalista gelese, infatti, troppo spesso chi denuncia si trova, poi, ad adottare una doppia linea di condotta: alla volontà di liberarsi dai vincoli criminali non si accompagnerebbe la stessa correttezza nei rapporti con i dipendenti.
Capita in molti casi-spiega Giudice-che imprenditori coraggiosi che optano per la denuncia continuino a non regolarizzare i propri lavoratori, creando un contrasto tra legalità, apparente, ed illegalità, pratica”.
La coerenza, invece, secondo le parole di Ignazio Giudice, dovrebbe mantenersi su ogni livello.
Purtroppo-conclude il segretario della Fillea Cgil- ho constatato che il settore maggiormente interessato a simili fenomeni è quello del commercio o, più in generale, dei servizi, proprio la dimensione più esposta agli interessi della criminalità; nonostante ciò, però, molti lavoratori, anche alle dipendenze di datori che hanno denunciato tentativi di estorsione, proseguono un calvario fatto di assenza di diritti e tutele”.
Una descrizione dura, quella offerta dal sindacato, che ha trovato una parziale conferma anche da parte di Renzo Caponetti, che si dice “pronto ad arginare questo malcostume”.


 

Morte Giovanni Sansone, i sindacati: "un'altra vittima del lavoro, i controlli non bastano"

28.11.2010
Di Rosario Cauchi
Fonte: Siciliainformazioni.com

Dopo la morte  dell'operaio gelese Giovanni Sansone, a seguito delle ferite causate da un'esplosione durante lo svolgimento di alcuni lavori di manutenzione ad un impianto del gas a Palermo, i sindacati rilanciano l'allarme sicurezza.
La notizia del decesso di Giovanni Sansone ha profondamente turbato il sindacato gelese. “In provincia di Caltanissetta, area nella quale Sansone aveva lavorato per anni-dichiara Franco Iudici della Cisl - il numero di infortuni

è aumentato del 7%, rispetto ad un generale calo regionale”. “Molti operai, in diversi settori - continua Iudici - vengono avviati al lavoro senza alcuna preventiva formazione, in balia di aziende o imprenditori che guardano prima al profitto e poi alla qualità della vita dei loro dipendenti”. La Cisl di Caltanissetta auspica una maggiore attenzione istituzionale verso il mondo del lavoro: i corsi di formazione dovrebbero, stando al sindacato, costituire la base essenziale per qualsiasi possibilità di successo nella lotta contro le morti nei cantieri e in fabbrica. “I decessi sul lavoro - commenta il componente della segreteria regionale della Fillea Cgil Ignazio Giudice - si legano, nella maggior parte dei casi, ad altri fenomeni, dallo sfruttamento nei luoghi della produzione alla precarietà della condizione dei dipendenti, e i controlli sono assolutamente insufficienti”.
“Al momento - prosegue Giudice - esiste un vuoto abissale negli organici delle istituzioni che dovrebbero occuparsi di vigilare, tra Inps, Ministero della Sanità e Ispettorato del lavoro, mancano all'appello 800 unità lavorative in Sicilia, solo 220 riescono ad operare, senza, ovviamente, poter garantire veri risultati sul piano della repressione delle irregolarità”. Intanto, un'altra vittima del dovere si è aggiunta ad una lunga lista.

venerdì 26 novembre 2010

Intimidazione ad un sindacalista della Cgil. Recapitata una busta con proiettile e minacce

26.11.2010
Fonte: Siciliainformazioni.com

Intimidazione ai danni di Vincenzo Liarda, sindacalista della Cgil delle Madonie. Una busta anonima contenente un proiettile, povere da sparo e un foglio con una croce disegnata e' stata recapitata presso la sua abitazione a Polizzi Generosa, nel palermitano.
Non si tratta del primo episodio per Liarda, che gia' in passato e' stato oggetto di minacce e lettere intimidatorie per la vicenda della confisca di Verbumcaudo, il feudo sottratto al boss mafioso Michele Greco.

Solidarieta' al sindacalista arriva dal sindaco e dal Consiglio comunale di Polizzi Generosa. ''La lotta alla mafia - dice il primo cittadino - e' al primo posto nell'azione amministrativa del nostro Comune e la vicenda del feudo di Verbumcaudo e' seguita con estrema attenzione dalle Istituzioni locali che, approvando una delibera specifica, hanno gia' hanno creato le condizioni per la costituzione del consorzio madonita per la gestione dei beni confiscati alla mafia". La Giunta e il Consiglio comunale, anche nelle audizioni della commissione regionale Antimafia, hanno denunciato "lo stallo nell'assegnazione definitiva del bene a causa di una ipoteca e di un credito vantato dalla Pirelli Re''. Per Rudy Maira, vice presidente della commissione regionale Antimafia e capogruppo dei Popolari di Italia domani all'Assemblea regionale siciliana, Liarda si trova "al centro di un disegno criminale che vuole zittirlo rispetto all'assegnazione al comune di Polizzi Generosa del feudo di Verbumcaudo, sottratto al 'papa' della mafia Michele Greco''. Mentre Antonello Cracolici, presidente del gruppo Pd all'Ars, si dice certo che il sindacalista "un uomo impegnato per la legalita' e i diritti" manterra' "intatto il suo impegno.
Il collega di partito, il senatore Giuseppe Lumia, sottolinea come ''la mafia non si arrende e vuole a tutti i costi bloccare un percorso di legalita' e sviluppo importantissimo per il territorio delle Madonie, sia per dare un segnale di forza alle istituzioni e alla societa' civile, sia per rimettere le mani sul bene, magari acquistandolo con dei prestanome. Noi, invece, stiamo lavorando per i motivi opposti: superare tutti gli ostacoli e riconvertire il Feudo da simbolo del potere mafioso in risorsa di occupazione e lavoro. Questo e' un obiettivo - conclude - rispetto al quale non indietreggeremo nemmeno di un millimetro". Per Salvino Caputo, parlamentare del Pdl e componente della commissione Antimafia dell'Ars, che ha chiesto a Calogero Speziale di convocare una seduta straordinaria della commissione a Polizzi Generosa, "Vincenzo Liarda continuera' nella sua azione di contrasto a Cosa Nostra, ma e' anche chiaro che le Istituzioni non devono sottovalutare quanto sta accadendo nel territorio di Polizzi Generosa''.

Diminuiscono gli infortuni sul lavoro. Dati diffusi dalla Direzione Inail. Caltanissetta in controtendenza


26.11.2010
Di Rossella Petta
Fonte: Giornale di Gela.it

I dati diffusi dalla direzione regionale dell`Inail relativi al 2009 fotografano una situazione altalenante nell`Isola Infortuni sul lavoro, in Sicilia diminuiscono ma sono in aumento gli incidenti mortali. Calo in tutte le province tranne Caltanissetta ed Enna. Nei decessi pesa la causa "stradale". Nel 2009 diminuiscono gli infortuni sul lavoro in Sicilia, ma aumentano gli incidenti mortali da circolazione stradale. Secondo i dati diffusi dalla direzione regionale dell`Istituto nazionale infortuni sul lavoro sono stati denunciati 34 mila 311 infortuni (-3,7% rispetto al 2008), di questi 28 mila 760 sono avvenuti nel settore dell`Industria e Servizi, 2 mila 717 in Agricoltura e 2 mila 834 nello Stato.

E` Ragusa la città siciliana con il numero più basso di infortuni denunciati l`anno scorso: sono stati 3 mila 714 pari al 7,54% in meno rispetto al 2008. Seguono Trapani con 3 mila e 63 infortuni (-6,5%) Messina con 5 mila e 26 infortuni (-5,86%), Palermo 7 mila 152 (-4,4%), Catania 6 mila 966 (-2%) e Agrigento 2 mila 637 (-0,5%). E Caltanissetta a registrare il dato peggiore, con un incremento del 7,2% rispetto al 2008; ad Enna, invece, l`aumento è stato dello 0,5%. In aumento anche gli incidenti mortali nell`Isola: nel 2009 si registrano 84 morti, 6 in più rispetto al 2008. L`aumento si è registrato nell`ambito della circolazione stradale: sono 41, di cui 19 da circolazione stradale (autostrasportatori, commessi viaggiatori etc.) e 22 in itinere; in ambiente di lavoro ordinario, invece, (fabbrica, cantiere, terreno agricolo) sono stati 43 come nel 2008. Solo la provincia di Enna non registra incidenti mortali. É quella di Catania, invece, la più colpita, con 20 decessi. Seguono Palermo (17), Messina (12), Caltanissetta (10), Agrigento(8), Trapani (7), Siracusa (6) e Ragusa (4).

giovedì 25 novembre 2010

Allarme Cgil: in Sicilia solo il 6% dei cantieri viene controllato

25.11.2010
Fonte: Siciliainformazioni.com

"In Sicilia solo il 6% dei 170 mila cantieri edili aperti è destinatario di controlli sul rispetto della normativa sulla sicurezza sul lavoro". La denuncia viene dalla Fillea e dalla Cgil siciliane che, con un presidio davanti Palazzo d'Orleans, hanno dato il via oggi a una nuova campagna contro gli infortuni sul lavoro e le morti bianche.
"E questi controlli fanno emergere uno spaccato sconfortante: basti pensare - dice il sindacato - che da marzo a ottobre 2010 (dato del ministero del Lavoro) su 2.760 aziende ispezionate le violazioni riscontrate sono state 1.895 (il 69%). In questo contesto aumentano i morti e la percentuale di incidenti resta immutata così come l'evasione contributiva e il lavoro nero che si aggira attorno al 30%".
"Il problema - afferma Franco Tarantino, segretario generale della Fillea Cgil regionale - è che manca il personale addetto ai controlli: tra Inps, Sanità, e ispettorati del lavoro operano solo 220 ispettori e stimiano una carenza di circa 800 unità. Negli ispettorati al lavoro inoltre i controlli sono a regime ridotto visto che nel 2010 c'é stato un taglio del 30% delle risorse destinate alle missioni". "Ne consegue - osserva il segretario della Fillea - che a un certo punto dell'anno le attività si bloccano. Nonostante l'esigua attività, le sanzione inflitte alle imprese hanno portato nel 2009 milioni di euro nelle casse della regione".
"A Palermo - secondo i dati forniti dal sindacato in una conferenza stampa - un solo nucleo ispettivo ha dato multe per 1 milione di euro, analogamente a Catania, mentre ad Agrigento sono state inflitte sanzioni per 7 milioni e mezzo soltanto da 5 ispettori".

mercoledì 24 novembre 2010

Pensioni: 2050, 1/5 sotto quella sociale. Studio Ateneo Bologna-Unipolis, importi inferiori ai 450 euro

24.11.2010
Fonte: Ansa.it

Un quinto di coloro che andranno in pensione nel 2050 avranno diritto a una previdenza pubblica (quella derivante dai contributi versati durante l'attivita' lavorativa) piu' bassa dell'assegno sociale, che oggi e' di circa 450 euro. I piu' colpiti saranno donne e lavoratori precari. E secondo una ricerca dell'Universita' di Bologna con la fondazione Unipolis il rapporto fra pensione e salario percepito nell'ultimo anno di lavoro scendera' dal 70% attuale a poco meno del 50% fra 40 anni.

martedì 23 novembre 2010

Sequestrarono un imprenditore niscemese a Colonia. Parlano tre pentiti: scattano quattro ordinanze



 22.11.2010
Fonte: Il Giornale di Gela.it

Sequestrarono per convincerlo a tirare fuori 250 mila marchi un imprenditore niscemese che viveva e lavorava a Colonia, in Germania. A distanza di dodici anni la squadra mobile di Caltanissetta e Milano e la Dda hanno ricostruito il sequestro di persona che ha portato all’emissione di quattro ordinanze di custodia cautelare firmate dal Gip Alessandra Giunta. Ordinanza in carcere per Alessandro Emmanuello, 43 anni, detenuto a Viterbo, Gaspare Greco, 42 anni, di Gela, residente a San Giuliano Milanese; Emanuele Greco, 37 anni, , residente a San Giuliano Milanese e Massimo Emiliano Rizzo, di Niscemi, 35 anni, residente a Zelo Buon Persico (LO), di fatto dimorante a Niscemi.
Sono tutti indagati, in concorso tra loro e con altri soggetti, della commissione del reato di sequestro di persona a scopo di estorsione e di porto abusivo di armi, con l’aggravante mafiosa per conto di Cosa nostra gruppo Emmanuello. I fatti oggi contestati sono avvenuti in Germania a Colonia nel periodo di marzo/aprile 1998.
Per quanto riguarda la posizione di Alessamdro Emmanuello, fratello di Daniele, allora capo di Cosa Nostra gelese, lo stesso è allo stato in carcere sottoposto al regime detentivo del 41 bis. A lui è stata notificata la sola informazione di garanzia, in quanto come si rileva dall’ordinanza, sebbene la misura cautelare sia stata legittimamente emessa, non troverà esecuzione fino a quando non verrà concessa da parte della procura tedesca, l’estensione dell’estradizione anche per tale fatto (estensione già richiesta).
Le indagini esperite dalla locale Squadra Mobile hanno permesso di esaminare le dinamiche mafiose che si celavano dietro il sequestro di persona di un facoltoso imprenditore niscemese che operava in Germania, le cui fasi preparatorie avevano luogo, comunque, in Italia. E’ stato possibile ricostruire compiutamente tempi, modalità di deliberazione e di esecuzione grazie anche alla collaborazione con la giustizia di tre personaggi di spicco di “cosa nostra”, i gelesi Nunzio Licata e Fortunato Ferracane, nonché il niscemese Antonino Pitrolo.
Grazie alle dichiarazioni di questi collaboratori è stato possibile identificare i responsabili, che con violenza chiedevano all’imprenditore niscemese 250.000 marchi tedeschi per la sua liberazione, somma ingente che la vittima disse di non possedere, stimolando la reazione violenta di uno dei responsabili, che stava per strangolare la vittima con una corda. Alla fine l’organizzatore, l’Emmanuello, si accontentò della minor somma di 100.000 marchi che la vittima rese disponibile chiamando il suo socio, ed ottenendo così la liberazione. A seguito delle dichiarazioni dei collaboranti, la stessa vittima - in sede di sommarie informazioni - confermò i fatti subiti.

Gela, arrestati due imprenditori edili. Sono accusati di truffa e bancarotta fraudolenta

22.11.2010
Di Rosario Cauchi
Fonte: Siciliainformazioni.com

Scoperture finanziarie per 600 mila euro, trasferimenti societari sospetti, assegni a vuoto, queste la principali infrazioni scoperte dalla compagnia della Guardia di Finanza di Gela che ha agito, su impulso della locale Procura della Repubblica, contro due imprenditori.
Le manette sono scattate ai polsi dei fratelli Giuseppe e Nunzio Genovese.
I due, attivi nel settore della fornitura di materiali edili, dovranno rispondere dei reati di bancarotta fraudolenta e truffa aggravata.
L'azienda gestita dagli arrestati si è rivelata una sorta di cassaforte, da svuotare in maniera sistematica: al punto da privarla di tutti i beni mobili ed immobili.
Neanche i fornitori della società avrebbero ricevuto i necessari pagamenti.
Il meccanismo scoperto dagli investigatori non era così complesso: Giuseppe e Nunzio Genovese, servendosi di assegni post datati, riuscivano ad accumulare materiale senza provvedere all'elargizione dei necessari compensi.
Diversi fornitori avrebbero trovato la strada sbarrata nella rincorsa all'ammontare dovuto per le prestazioni fornite: alla scadenza del termine per l'incasso, infatti, la società dei fratelli Genovese non avrebbe rispettato gli impegni perché già liquidata.
I provvedimenti restrittivi sono stati autorizzati dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Gela Lirio Conti su richiesta del procuratore capo Lucia Lotti.
Oltre all'azienda gestita dagli arrestati, sono stati sequestrati un terreno, 3 locali e una vettura.
La Procura della Repubblica di Gela, con quest'ennesima operazione, continua nel percorso di contrasto ad una dimensione economica, quella dell'edilizia illecita, da mesi sotto la lente dei magistrati che hanno autorizzato diversi sequestri e controlli nei confronti di imprenditori ed aziende del settore.



 

sabato 20 novembre 2010

Su Rai Storia.....

20.11.2010

Il canale televisivo Rai Storia, che trasmette sul canale satellitare 825 e sulla piattaforma digitale terrestre, approfondirà il tema di Gela e del suo non sviluppo industriale.
Mercoledì, all'interno del programma "Dixit", verrà trasmesso un reportage realizzato dal giornalista Antonello Savoca, che ha voluto intervistarmi insieme ad un ex lavoratore del sito industriale gelese.
Vi invito, qualora ne aveste la possibilità, di seguire quest'interessante lavoro Rai

Ignazio Giudice

venerdì 19 novembre 2010

Inps scova 55 mila lavoratori in nero. Evasi contributi per un miliardo

19.11.2010
Fonte: Ansa.it

Nei primi dieci mesi dell'anno, attraverso oltre 72 mila ispezioni, l'Inps ha scoperto quasi 55 mila lavoratori in nero - l'equivalente degli abitanti di città come Cuneo o Matera - per un'evasione contributiva accertata di oltre 930 mila euro. Lo comunica l'Istituto stesso.
"Con questa progressione si stima che entro fine anno l'evasione contributiva accertata potrebbe assestarsi intorno al miliardo e 200 milioni", calcola l'Inps. "La lotta all'evasione contributiva continua incessantemente - chiarisce il presidente Antonio Mastrapasqua -. Dopo che lo scorso anno avevamo ottenuto risultati eccezionali, oggi, la nuova convenzione stipulata tra Inps e Agenzia delle Entrate, non potrà che portare nuova linfa alla lotta al lavoro nero nel nostro Paese, perseguendo insieme il duplice obiettivo di recuperare risorse e contrastare l'illegalità".

giovedì 18 novembre 2010

Ance: -290 mila posti di lavoro in 2011

18.11.2010
Fonte: Ansa.it

Nel 2011 il bilancio della crisi per le costruzioni potrebbe ammontare a 290 mila posti di lavoro persi, considerando anche i settori collegati. Lo stima l'Ance, sottolineando che 'il basso profilo della domanda di investimenti e l'assenza di prospettive di miglioramento stanno generando forti contraccolpi sulla tenuta dei livelli occupazionali'. In 4 anni, dal 2008 al 2011, il settore delle costruzioni avra' perduto il 17,8% in termini di investimenti, vale a dire circa 29 miliardi di euro.

mercoledì 17 novembre 2010

27 Novembre 1990-27 Novembre 2010. Vi racconto cosa nostra, quando a Gela si uccideva....

27 Novembre 1990-27 Novembre 2010. Vi racconto cosa nostra
Quando a Gela si uccideva...

Sono passati vent'anni: una storia, quella della guerra di
mafia a Gela, recente ed al contempo confinata in un remoto angolo.
La sfida della mafia, i bambini mandati ad uccidere per
poche lire, la violenza, il business economico,
l'indignazione dei cittadini.
A Gela, si moriva per poco.
A vent'anni dalla "strage dei bambini" del 27 Novembre 1990,
cercheremo di capire cosa accadeva in questa città durante
un arco storico sormontato da sangue e piombo.

Sabato 27 novembre 2010, presso i locali di Palazzo Ducale,
dalle ore 17:30, "27 Novembre 1990-27 Novembre 2010. Vi
racconto cosa nostra, quando a Gela si uccideva..."

Proiezione del documentario, realizzato dal giornalista
Giuseppe D'Onchia, "Vi racconto Cosa Nostra", prodotto da
Canale 10.

Interverranno:

Giuseppe D'Onchia, autore del documentario "Vi racconto Cosa
Nostra"

Ignazio Giudice, componente della Segreteria Regionale della
"Fillea-Cgil"

Renzo Caponetti, presidente dell'associazione antiracket
"Gaetano Giordano"

Giuseppe Montemagno, componente del direttivo
dell'associazione Arci "Le Nuvole"

Modera, Rosario Cauchi
sabato 27 Novembre ore 17:30
Palazzo Ducale, Gela 


Dall'indagine Iblis al processo Genius. La Safab s.p.a. sotto la lente della magistratura

18.11.2010
Di Rosario Cauchi
Fonte: Siciliainformazioni.com

Tra le pieghe dell'indagine “Iblis”, coordinata dalla Dda di Catania, in grado di mettere in dubbio la stabilità del governo Lombardo, rispunta il nome di una grande azienda romana, la “Safab s.p.a.”.
La società, negli ultimi mesi, ha più volte solcato le cronache regionali: all'indagine condotta dalla Dda di Catania si affiancano quelle portate avanti dai magistrati di Caltanissetta.
Stando all'inchiesta catanese, i vertici della “Safab s.p.a.” avrebbero richiesto, allo scopo di superare alcuni vincoli burocratici che impedivano la prosecuzione di un importante lavoro nell'area di Sigonella, l'intervento del geologo Giovanni Barbagallo, tra gli arrestati, descritto dagli inquirenti come professionista di fiducia del boss Vincenzo Aiello.
Il geologo avrebbe promesso un incontro con i fratelli Lombardo, Raffaele ed Angelo, finalizzato al superamento del problema lamentato dalla società.
A detta di Paolo Ciarrocca, ex responsabile del gruppo romano, l'attesa riunione avvenne solo con Angelo Lombardo, fratello del governatore Raffaele e deputato nazionale dell'Mpa, che indicò la possibilità di un intervento in favore dello sblocco delle necessarie autorizzazioni.
Ma quella coordinata dagli inquirenti catanesi è l'ultima di una serie di indagini siciliane che hanno incontrato la “Safab s.p.a.”.
Mentre i magistrati etnei proseguono il loro lavoro di approfondimento quelli nisseni si apprestano a processare proprio i vertici di “Safab s.p.a.”.
I fatti si legano all'inchiesta “Genius”: una serie di mazzette sarebbero state versate dai responsabili dell'azienda ad Antonio Castiglione e Santo Giusti, uomini di primo piano del Genio Civile di Caltanissetta.
Al centro delle presunte prestazioni comprate, alcune valutazioni di favore che avrebbero permesso alla società di avere la meglio in una controversia giudiziaria sorta con riferimento all'appalto milionario della diga “Disueri” di Gela.
A rispondere delle accuse sono i fratelli Luigi e Ferdinando Masciotta, già presidente e amministratore delegato di Safab, Paolo Ciarrocca, sentito nell'ambito dell'inchiesta “Iblis”, e Fabio Vargiu, dipendente del gruppo, insieme agli stessi Castiglione e Giusti.
Sia Ciarrocca che Vargiu hanno anticipato al giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Caltanissetta la loro volontà di patteggiare la pena.
Ma il fronte dell'inchiesta si è allargato anche ad un altro blitz, denominato “Cerberus”, e messo a segno nell'estate del 2009 dagli inquirenti nisseni.
In questo caso, stando all'accusa, la “Safab s.p.a.” avrebbe agito, in Sicilia e non solo, quale referente di alcune società che sarebbero state controllate dal boss di cosa nostra gelese Daniele Emmanuelo.
Sub-appalti da milioni di euro, secondo i pm, sarebbero stati affidati dal gruppo laziale ad almeno due società controllate dall'imprenditore Sandro Missuto, ritenuto longa manus del clan Emmanuello di Gela.
Anche in questo caso, si attendono gli esiti del processo di primo grado.


  

sabato 13 novembre 2010

Cgil, sfondato tetto 1 mld ore Cig. Da inizio anno ad ottobre +44,2%, 600mila lavoratori coinvolti

13.11.2010
    Fonte: Ansa.it

Sfondato il tetto di un miliardo di ore di cassa integrazione. Ad ottobre, infatti, secondo quanto riferisce la Cgil, le ore di Cig autorizzate dall'Inps da inizio anno sono state 1.026.479.655, mettendo a segno un incremento del +44,2% rispetto al 2009 quando le ore erano 712.008.425.
Inoltre ci sono ancora stabilmente circa 600mila lavoratori coinvolti nei processi della cassa integrazione, i quali hanno subito un taglio netto del reddito per oltre 3,9 miliardi di euro.

"I clan di Niscemi vogliono il potere sugli appalti pubblici". Il giornalista Gaetano Liardo commenta gli ultimi attentati

Di Rosario Cauchi
Fonte: Siciliainformazioni.com
13.11.2010

A Niscemi la tensione si mantiene alta, rafforzata dall’ultimo avvertimento, solo in ordine di tempo, ricevuto dal consigliere comunale Massimiliano Conti.
“Dopo il ferragosto di fuoco-racconta il giornalista Gaetano Liardo-con diversi attentanti incendiari che hanno coinvolto persino ignare casalinghe, il rinvenimento di una gallina impiccata presso l'abitazione di campagna del consigliere Conti conferma che il clima a Niscemi non è dei migliori”.
Liardo, nato proprio a Niscemi, da sempre si occupa delle vicende interne al suo comune d'origine.
“L'amministrazione guidata da Giovanni Di Martino-continua il giornalista-è ben consapevole che questa pressione è in qualche modo conseguenza degli sforzi condotti in direzione dell'assoluta trasparenza”.
Stando a Gaetano Liardo, infatti, attentati ed intimidazioni si legherebbero ad un unico filone: l'assunzione di un potere economico sempre più dipendente dagli appalti pubblici.
“Il sistema delle white list e del controllo radicale di ogni fase degli appalti, compresi gli affidamenti in sub appalto, danno certamente fastidio, soprattutto all'interno di un contesto economico sempre più povero”.
Il livello di emergenza più elevato, secondo Liardo, emergerebbe anche dall'analisi di un altro recente accadimento.
“L'attentato incendiario che ha distrutto l'automobile del sindaco Di Martino-spiega il giornalista-ha rappresentato un evento unico nella recente storia di Niscemi, mai si era giunti a toccare un amministratore talmente importante”.
La criminalità, a Niscemi, quindi, alza il tiro: senza alcuna differenza tra maggioranza e opposizione in Consiglio Comunale; basti pensare che Massimiliano Conti era appena uscito dall'Mpa per rimanere sempre all'opposizione, ma come indipendente.
“Un altro elemento da approfondire-dichiara Gaetano Liardo-riguarda il passato connubio tra mafia e politica, non è un caso che negli ultimi anni, per ben due volte, il civico consesso è stato sciolto per infiltrazione mafiosa, nonostante gli esiti del maxi processo “Apogeo” abbiano escluso, anche a causa di vizi formali, particolari responsabilità politiche”.
Secondo Liardo, le famiglie di Niscemi non accetteranno così facilmente di cedere il passo, e questi avvertimenti potrebbero rappresentare una dura presa di posizione.
Intanto, sulla scia dell'intimidazione ricevuta da Massimiliano Conti, il Consiglio Comunale, riunito in seduta straordinaria, ha richiesto un incontro con il Prefetto di Caltanissetta Umberto Guidato.




Parlano del blog su "Vision" di Novembre

13.11.2010

Questo blog ha attirato l'attenzione di "Vision", un mensile a carattere comprensoriale, diretto dal giornalista Giuseppe D'Onchia.
Una collaboratrice della testata giornalistica, Miriam Anastasia Virgadaula, ha deciso di realizzare un articolo proprio sui contenuti di questo blog.
Potete consultarlo a pagina 65 del giornale.
A breve, lo inserirò anche sul web.

Ignazio Giudice

mercoledì 10 novembre 2010

Edilizia: Cresme, 2009 anno da incubo. Rlanciare gli investimenti pubblici

10.11.2010
Fonte: Ansa.it

Per le costruzioni il 2009 e' stato l'anno peggiore dal secondo dopoguerra e se il 'Piano casa2' non decolla e se non si arresta lo slittamento degli investimenti pubblici la luce, per il settore, si potra' intravvedere solo dal 2012. E' quanto emerso oggi a Verona dal 18/o rapporto congiunturale e previsionale del mercato delle costruzioni del Cresme e presentato nell'ambito del ''Construction day''.

martedì 9 novembre 2010

La mafia del cemento e dei centri commerciali, settori strategici anche a Gela

9.11.2010
Di Rosario Cauchi
Fonte: Siciliainformazioni.com

Negli scorsi giorni, la Corte dei Conti, attraverso un'ampia relazione, non ha mancato di lanciare l'ennesimo monito sulla mafia imprenditrice: un'entità che, stando ai giudici contabili, continuerebbe ad investire in settori economici strategici come quello immobiliare.
A Gela, la locale Procura della Repubblica ha da tempo messo sotto la lente d’ingrandimento questa dimensione.
Le preziose indicazioni fornite dalla Corte dei Conti-commenta il componente della segreteria regionale della Fillea Cgil Ignazio Giudice-possono rappresentare una novità solo per chi, in questi anni, ha preferito voltare le spalle ad una realtà quotidiana ben chiara sull'intero territorio siciliano, compreso quello di Gela”.
E' certamente strano-continua Giudice-che in un periodo di crisi economica come quello attuale non cessi l'apertura di nuovi centri commerciali o il costante passaggio di importanti immobili, quando è la mafia ad agire, grazie ai patrimoni conseguiti attraverso gli affari illeciti, con droga ed estorsioni in testa, difficilmente il mercato potrà mai rispondere a normali parametri di funzionamento”.
La Fillea Cgil, proprio con riferimento alla situazione gelese, chiese, lo scorso anno, l'attivazione di un elenco dei fornitori ufficiali da depositare in Prefettura, finalizzato al monitoraggio dell'intera filiera edile: dai produttori di inerti ai costruttori.
Il vero affare per la mafia sul territorio gelese-ammette invece Giovanni Giudice responsabile della Squadra Mobile di Caltanissetta-è quello connesso al mercato dell'abusivismo edilizio”.
E' all'interno di questo settore-continua il dirigente della Polizia di Stato-che si muovono interessi sempre maggiori, soprattutto in un territorio invaso da costruzioni abusive di ogni genere”.
Il trasporto degli inerti, la produzione di calcestruzzo, l'assunzione di manodopera in nero: fattori che, secondo la ricostruzione compiuta da Giovanni Giudice, andrebbero a rimpinguare un affare da diversi milioni di euro.
Del resto, già qualche settimana addietro, il Procuratore capo di Gela Lucia Lotti non aveva esitato a comunicare preoccupanti dati provenienti dal mercato dell'edilizia “parallela” gelese.
Un giudizio conforme alla descrizione fornita dal magistrato giunge direttamente da Angelo Bellomo, a capo del commissariato della Polizia di Stato di Gela.
Su questo territorio-secondo Bellomo-si deve sempre prestare attenzione, soprattutto in questo particolare momento storico, è inutile nascondere che il settore edile ha spesso fornito copertura a varie operazioni illecite”.
Nonostante l'assenza, sul territorio cittadino e su quello della provincia di Caltanissetta, di veri e propri centri commerciali, gli affari per l'edilizia “grigia” continuano a manifestarsi, spesso sulla pelle dei lavoratori, costretti ad accettare dure condizioni.
Sindacati e forze dell'ordine, nei limiti del possibile, promettono di vigilare in maniera attenta: di certo, il numero di piccole e piccolissime imprese impegnate in edilizia non accenna a diminuire.
Il rischio-rivela ancora Ignazio Giudice-è che simili entità societarie, destinate a dissolversi nel giro di poche settimane, siano alla base di giri d'affari indotti dalla disponibilità di capitali assai anomali, spesso frutto di azioni criminali”.

domenica 7 novembre 2010

La mafia del cemento e dei centri commerciali, settori strategici anche a Gela

 7.11.2010
Di Rosario Cauchi
Fonte: corrieredigela.it

Negli scorsi giorni, la Corte dei Conti, attraverso un'ampia relazione, non ha mancato di lanciare l'ennesimo monito sulla mafia imprenditrice: un'entità che, stando ai giudici contabili, continuerebbe ad investire in settori economici strategici come quello immobiliare. Centri commerciali e speculazioni edilizie sarebbero al centro del sistema di profitto mafioso. 
“Le preziose indicazioni fornite dalla Corte dei Conti – commenta il componente della segreteria regionale della Fillea Cgil Ignazio Giudice (foto a sinistra) – possono rappresentare una novità solo per chi, in questi anni, ha preferito voltare le spalle ad una realtà quotidiana ben chiara sull'intero territorio siciliano, compreso quello di Gela”. 
“E' certamente strano – continua Giudice – che in un periodo di crisi economica come quello attuale non cessi l'apertura di nuovi centri commerciali o il costante passaggio di importanti immobili, quando è la mafia ad agire, grazie ai patrimoni conseguiti attraverso gli affari illeciti di droga ed estorsioni, difficilmente il mercato potrà mai rispondere a normali parametri di funzionamento”. La Fillea Cgil, proprio con riferimento alla situazione gelese, chiese, lo scorso anno, l'attivazione di un elenco dei fornitori ufficiali da depositare in Prefettura, finalizzato al monitoraggio dell'intera filiera edile: dai produttori di inerti ai costruttori. 
“Il vero affare per la mafia sul territorio gelese – ammette invece Giovanni Giudice (foto al centro) capo della Squadra Mobile di Caltanissetta – è quello connesso al mercato dell'abusivismo edilizio”. “E' all'interno di questo settore – continua il dirigente della Polizia di Stato – che si muovono interessi sempre maggiori, soprattutto in un territorio invaso da costruzioni abusive di ogni genere”. Il trasporto degli inerti, la produzione di calcestruzzo, l'assunzione di manodopera in nero: fattori che, secondo la ricostruzione compiuta da Giovanni Giudice, andrebbero a rimpinguare un affare da svariati milioni di euro. 
Del resto, già qualche settimana addietro, il Procuratore capo di Gela, Lucia Lotti, non aveva esitato a comunicare preoccupanti dati provenienti dal mercato dell'edilizia parallela gelese. 
Un giudizio conforme alla descrizione fornita dal magistrato giunge direttamente da Angelo Bellomo (foto a sinistra) a capo del commissariato della Polizia di Stato di Gela. 
“Su questo territorio – secondo Bellomo – si deve sempre prestare attenzione, soprattutto in questo particolare momento storico, è inutile nascondere che il settore edile ha spesso fornito copertura a varie operazioni illecite”. Nonostante l'assenza, sul territorio cittadino e su quello della provincia di Caltanissetta, di veri e propri centri commerciali, gli affari per l'edilizia “grigia” continuano a manifestarsi, spesso sulla pelle dei lavoratori, costretti ad accettare dure condizioni.  
Sindacati e forze dell'ordine, nei limiti del possibile, promettono di vigilare in maniera attenta: di certo, il numero di piccole e piccolissime imprese impegnate in edilizia non accenna a diminuire. “Il rischio – rivela Ignazio Giudice — è che simili entità societarie, destinate a dissolversi nel giro di poche settimane, siano alla base di giri d'affari indotti dalla disponibilità di capitali assai anomali, spesso frutto di azioni criminali”.


sabato 6 novembre 2010

Svimez: al sud 50% lavoratori irregolari. Sette milioni di persone vivono con lavori precari o in nero

6.11.2010
Fonte: Ansa.it

'Una persona su due al Sud e' fuori dal mercato del lavoro regolare: in valori assoluti, sette milioni di uomini e donne che convivono con lavori in nero o precari. A farne le spese soprattutto l'industria: dal 2008 al 2010 si sono persi 100 mila posti di lavoro al Sud'. Lo ha detto il direttore della Svimez, Riccardo Padovani. Secondo Padovani nuovi settori di sviluppo su cui puntare sono la ricerca e innovazione, le energie rinnovabili e il recupero edilizio.

venerdì 5 novembre 2010

Cgil, il 40,3% dei siciliani è vicino a soglia di povertà

4.11.2010
Fonte: Ansa.it

Il 40,3 percento della popolazione siciliana ha un reddito talmente basso da potere essere considerato povero o prossimo alla povertà. La Sicilia, inoltre, si presenta oggi come una delle regioni italiane, tutte del Mezzogiorno, con grandi disuguaglianze nella distribuzione del reddito. L’analisi è del Cerdfos, il centro studi della Cgil siciliana, ed è stata presentata oggi dal presidente Giuseppe Citarrella in apertura del dibattito “Vecchie e nuove povertà”, nell’ambito delle “Giornate dell’economia del Mezzogiorno” organizzate dalla Fondazione Curella.

L’indagine del Cerfdos rivela che su due milioni e 700 mila famiglie in Italia che si trovano nella soglia della povertà relativa, il 18 percento, pari a 480 mila famiglie, sono in Sicilia. Citarrella ha anche sottolinenato l’incidenza del numero degli “scoraggiati” sul totale nazionale: 322 mila, pari al 23 percento, sul dato italiano di un milione 389 mila. 
“Sono gli ‘scoraggiati’, sintomo del disagio dell’occupazione giovanile - ha sostenuto il presidente del Cerdfos - a fare lievitare il tasso di disoccupazione reale della Sicilia fino al 27 percento”. A “soffrire” di piu’ in una situazione di crisi generalizzata sono appunto i giovani il cui tasso di disoccupazione raggiunge il 38,5 percento (Italia 25,4 percento), che diventa 44,2 percento se si considera il solo segmento femminile.
L’andamento della cassintegrazione peraltro, secondo al Cgil, “segnala che la crisi è ancora in atto con tendenza in Sicilia ad aggravarsi”. Il Cerdfos rileva infatti che tra gennaio e settembre 2010 a livello nazionale la cassintegrazione è aumentata del 50,5 percento, mentre in Sicilia del 53,5 percento. Quanto alla sperequazioni economiche e sociali , il centro studi della Cgil segnala che la Sicilia si distingue per “reddito medio tra i più bassi d’Italia e maggiore concentrazione della ricchezza (indice di Gini)”.
“La ricchezza, cioè- ha spiegato Citarrella - è in poche mani, come dice un indice di Gini attorno al 35 percento, a fronte di tante persone in situazione di disagio”. “Il Paese – ha commentato Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella – non può aver deciso di risolvere il problema del Mezzogiorno con l'emigrazione.  O cambiamo regime o affonderemo”.
Un piano straordinario del governo regionale per il lavoro e maggiori investimenti per lo stato sociale: è quello che chiede Mariella Maggio, segretaria generale della Cgil Sicilia, di fronte all’incalzare della poverta’ nell’isola. Per tamponare l’emergenza, inoltre, la Maggio sollecita il rifinanziamento e l’estensione della cassa integrazione in deroga e meccanismi che non rispondano solo ai criteri delle banche per l’erogazione del credito alle famiglie in difficoltà.
“La povertà - ha sottolineato la segretaria della Cgil intervenendo alla tavola rotonda sulla povertà nell’ambito delle giornate dell’economia del Mezzogiorno - riguarda oggi le famiglie, gli anziani, chi ha perso il lavoro chi non lo trova, i giovani, i precari, i cassintegrati. Vecchi e nuovi poveri - ha aggiunto - che, come dimostrano i dati, se non ci saranno interventi che invertano la rotta rischiano di vedere pregiudicato il loro futuro”.
Tra gli interventi immediati sul fronte del lavoro e dello sviluppo “che possano traghettare la nostra isola al di là della crisi”, la segretaria della Cgil cita quelli per le infrastrutture. “Occorre liberare la funzione anticiclica dell’edilizia - ha detto - cominciando con lo sbloccare i cantieri sottosoglia, quelli cioè per importi bassi”. Un piano per il lavoro, per la Maggio, passa comunque dalla “rivendicazione nei confronti del governo nazionale dei fondi Fas ma anche dal liberare le risorse per investimenti dai vincoli del patto di stabilità”.
"Non ci potremo più permettere di usare le risorse in maniera assistenziale” ha detto il segretario generale regionale della Uil Sicilia Claudio Barone che ha aggiunto: “Bisogna creare le condizioni e la cultura per fare occupazione e per creare lavoro buono. Occorrono infrastrutture che valorizzino le potenzialità della Sicilia che si trova al centro del Mediterraneo, un'area che sta attraversando una fase di sviluppo economico dinamico per uscire dalla marginalità. Occorre cambiare mentalità altrimenti saremo condannati a vedere aumentare la povertà; occorre creare posti di lavoro qualificato puntando sui servizi utili come l'assistenza agli anziani o nelle scuole, ma anche servizi di alta qualità, ad esempio nel settore sanitario. Non dobbiamo lasciarci sfuggire queste possibilità. La Sicilia deve abbattere i muri e costruire un ponte verso un mondo che cambia e che cresce”.
"La Regione non ha ancora preso consapevolezza della crisi che è diventata ormai un'emergenza sociale in Sicilia – ha esordito nel suo intervento Maurizio Bernava, segretario generale regionale della Cisl Sicilia. “Il silenzio del Governo regionale rispetto alle proposte che abbiamo fatto sul patto sociale – ha aggiunto Bernava – alimenta disagio e imbarazzo in un momento in cui la Regione Sicilia si prepara ad affrontare vincoli stringenti dettati dal Federalismo. E per la Sicilia non c'è scampo. Occorre concentrare le risorse su politiche per nuovi investimenti, per la lotta agli sprechi e per la razionalizzazione degli investimenti".

giovedì 4 novembre 2010

Licenziato un mese fa, operaio s'impicca. Nel tarantino, figli minorenni scoprono il cadevere in cantina

Fonte: Ansa.it
4.11.2010

Licenziato un mese fa, non riusciva piu' a mantenere la famiglia: per questo un operaio edile, Fernando S. di 42 anni, si e' impiccato nella cantina della sua abitazione con un cavo elettrico. L'uomo lascia la moglie disabile e due figli, una giovane di 17 anni e un ragazzo di 13 che hanno scoperto il cadavere. L'operaio telefonava quotidianamente all'ex datore di lavoro. Dopo aver ricevuto l'ennesima risposta negativa, l'uomo ha deciso di farla finita.

mercoledì 3 novembre 2010

Corte dei Conti: "ora la mafia punta su centri comerciali e immobili"


2.11.2010
Fonte: Ansa.it

La costruzione di centri commerciali, ma anche, approfittando della crisi, il mercato immobiliare: sono i nuovi business della criminalità organizzata, che resta radicata soprattutto al Sud ma che ormai ha esteso i suoi interessi al Nord Italia e “ancor più oltre confine”; tanto da poter parlare di una sua “extraterritorialità”, che unita al ricorso a reti “fittissime” di prestanome, renderà la confisca dei beni dei clan una “chimera”. A lanciare l’allarme è la Corte dei conti nella relazione che chiude l’indagine di controllo sulla “Gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata”.
Le attività economiche in cui la criminalità organizzata investe con maggior frequenza sono quelle “edilizie, immobiliari, commerciali e la grande distribuzione”, segnala la Corte. “Il più aggredito” è il settore edilizio “poiché permette di investire e riciclare somme ingenti con una certa facilità”; e visto che “la quantità di capitale fisiologicamente richiesta dalle imprese edilizie è molto elevata”, si abbatte il costo del personale, “ricorrendo a caporalato e lavoro nero”.

E non è tutto: “L’infiltrazione della criminalità a ogni livello consente di alterare le normali dinamiche competitive indirizzando in maniera forzosa le scelte dei committenti”. Il campo immobiliare “fa da sponda naturale agli investimenti nelle costruzioni, creando una rete che va dalla produzione alla vendita del bene”.
E le organizzazioni criminali “hanno sfruttato il periodo di profonda crisi dei mercati finanziari attaccando” proprio questo settore che “in questo periodo, ha rafforzato il suo ruolo di rifugio sicuro per gli investimenti”. Quanto al commercio, “permette alle organizzazioni criminali di operare in maniera più rapida e meno evidente: i proventi illeciti riciclabili in quest’ambito compaiono, in molti casi, inferiori rispetto agli stessi rilevati negli altri settori evidenziati; tuttavia, l’apertura di esercizi commerciali avviene spesso a nome di soggetti terzi compiacenti non immediatamente riconducibili ad esponenti della criminalità”.
In questo settore l’attenzione è puntata alla grande distribuzione che “consente di investire in noti franchising grandissime quantità di denaro, che diventa difficilmente rintracciabile e riconducibile alle mafie”; e i proventi illecitamente accumulati “non sono utilizzati solamente nel comparto strettamente commerciale della grande distribuzione ma, anche, nella costruzione di centri commerciali e strutture affini”.
Negli ultimi anni la criminalità organizzata “ha sviluppato tecniche più raffinate relative all’occultamento dei beni, attraverso reti, spesso fittissime, di prestanome”, rileva la Corte. E inoltre “non investe solo nella propria terra di origine e, pur essendo il numero delle aziende confiscate al sud pari circa il quadruplo di quelle confiscate al nord, si rileva una tendenza crescente all’espansione dei propri interessi verso quest’area del paese e, ancor più, oltre confine”.
Un’”extraterritorialità” che “fa sì che le confische dei beni diventino sempre più complesse”, visto che “spesso” di uno stesso bene sono comproprietarie più persone: “Maggiore è il numero dei cointestatari e maggiore sarà la quantità dei processi da eseguire – notano i giudici contabili-; più cause dovranno essere svolte e, conseguentemente, il termine per giungere alla confisca si presenterà come una sorta di chimera”.

lunedì 1 novembre 2010

In due anni persi 2.015 posti. Hanno chiuso i battenti 364 imprese, retribuzioni crollate da 31 a 11 milioni di euro

31.10.2010
Di Maria Concetta Goldini
Fonte: "La Sicilia" ed. Caltanissetta

In provincia di Caltanissetta tra il 2008 - 2009 e l'ultimo semestre 2010 abbiamo perso 2015 lavoratori, nel settore edile e 364 imprese. Sono state ridotte le retribuzioni lorde ad un terzo da 31 milioni di euro a quasi 11 milioni di euro. Nel 2009 sono stati scoperti nei cantieri del Nisseno 539 lavoratori in nero e sono state elevate sanzioni pari a 4 milioni e 600 mila euro.Ma fare i controlli non è facile. La Regione ha dato 22 mila euro in meno all'Ispettorato del Lavoro di Caltanissetta per le missioni e quindi il controllo dei cantieri. Sono i dati forniti dal segretario di Fillea Cgil Ignazio Giudice che lancia l'allarme sulla crisi buia dell'edilizia in provincia di Caltanissetta ed in particolare a Gela.
Quale lettura dare a questi dati? "Sicuramente non hanno chiuso 364 imprese - dice Giudice - e sicuramente non hanno perso occupazione 2015 lavoratori. Sicuramente è aumentato il lavoro irregolare, nero, in mano alla mafia, in mano ad imprenditori che abbassando i costi e creando concorrenza sleale sfruttano i lavoratori. Stiamo perdendo ogni giorno decine di lavoratori, di economia legale, opportunità di crescita economica e anche di speranza in un futuro diverso e migliore" -dice il segretario di Fillea.
Cosa fare per affrontare la crisi? "Intanto -risponde Giudice - invitare il Governo Lombardo ad aumentare i soldi per finanziare le missioni degli ispettori che nel 2008 per la provincia di Caltanissetta erano pari a 63mila euro e nel 2010 si sono ridotte a 41mila, a danno di un Ispettorato del lavoro che nel 2009 ha scoperto 539 lavoratori in nero e 1379 irregolari su un totale di 2175 lavoratori contattati e che già nel primo semestre 2010 ha scoperto 285 lavoratori in nero e 1297 irregolari. Questa attività per la Regione siciliana significa incamerare soldi. Per esempio nel 2009 solo dalla nostra provincia la Regione ha incassato 800 mila euro e quando tutte le imprese pagheranno le sanzioni si arriverà a 4 milioni e 600 mila euro perché tale è l'ingiunto. E' l'ora di coinvolgere i sindaci e le committenti che appaltano opere al fine di aumentare il controllo e rispettare lavoratori e imprese perbene".
Questi i dati diffusi dal sindacato sul settore edile: Periodo 1 ottobre 2008 - 30 settembre 2009 (due semestri): Numero operai: 5025, numero imprese: 970, totale ore lavorate: 3303273 , totale retribuzioni lorde: 31.345.522,28 euro
Periodo: 1 ottobre 2009 - 30 settembre 2010 (due semestri): numero operai: 4091, numero imprese: 816, totale ore lavorate: 2331159 Totale retribuzioni lorde: € 22.474.904,83. Ultimo semestre 2010: numero operai: 3010, numero imprese: 606, totale ore lavorate: 1124281 Totale retribuzioni € 10.899.752,76.