28.11.2010
Di Rosario Cauchi
Fonte: Siciliainformazioni.com
“La lotta al racket non può assolutamente prescindere dalla denuncia, spesso capita, però, che commercianti ed imprenditori vessati dalle richieste degli esattori della criminalità organizzata si scoraggino di fronte alle lentezze di una magistratura sottoposta ad un processo di continuo depauperamento di risorse, economiche e professionali”.
Una disamina, quella compiuta da Renzo Caponetti, presidente dell'associazione antiracket “Gaetano Giordano” di Gela, che chiama in causa una quotidianità sempre più complessa da affrontare.
“Nonostante i continui sforzi compiuti dall'associazione-prosegue Caponetti-le scelte dello Stato non ci favoriscono, nelle procure di Gela ed Enna le carenze di magistrati rischiano di vanificare l'impegno ed il coraggio dimostrati da chi intende ribellarsi alle imposizioni mafiose”.
Non solo la magistratura ma anche le forze dell'ordine che dovrebbero tutelare i denuncianti continuano a patire riduzioni dei fondi tali, stando alle indicazioni di Renzo Caponetti, da non permettere il pagamento degli straordinari o i rifornimenti di carburante alle auto di scorta.
“Ad Enna-dichiara il presidente dell'associazione “Gaetano Giordano”-si è giunti al paradosso che un imprenditore accompagnato a denunciare deve ancora trovarsi faccia a faccia con il suo presunto estorsore, in strada o nei locali pubblici”.
“Il sindacato-ammette il componente della segreteria regionale della Fillea Cgil Ignazio Giudice-sarà sempre pronto a sostenere imprenditori, commercianti e professionisti che intendano denunciare le richieste estorsive ricevute, però le regole devono valere per tutti, anche i lavoratori che denunciano infiltrazioni criminali nei cantieri o nei luoghi di lavoro dovrebbero essere equiparati alle altre vittime delle imposizioni mafiose”.
Stando al sindacalista gelese, infatti, troppo spesso chi denuncia si trova, poi, ad adottare una doppia linea di condotta: alla volontà di liberarsi dai vincoli criminali non si accompagnerebbe la stessa correttezza nei rapporti con i dipendenti.
“Capita in molti casi-spiega Giudice-che imprenditori coraggiosi che optano per la denuncia continuino a non regolarizzare i propri lavoratori, creando un contrasto tra legalità, apparente, ed illegalità, pratica”.
La coerenza, invece, secondo le parole di Ignazio Giudice, dovrebbe mantenersi su ogni livello.
“Purtroppo-conclude il segretario della Fillea Cgil- ho constatato che il settore maggiormente interessato a simili fenomeni è quello del commercio o, più in generale, dei servizi, proprio la dimensione più esposta agli interessi della criminalità; nonostante ciò, però, molti lavoratori, anche alle dipendenze di datori che hanno denunciato tentativi di estorsione, proseguono un calvario fatto di assenza di diritti e tutele”.
Una descrizione dura, quella offerta dal sindacato, che ha trovato una parziale conferma anche da parte di Renzo Caponetti, che si dice “pronto ad arginare questo malcostume”.