"Ho compiuto una scelta. Da sindacalista ed attuale componente della segreteria regionale siciliana della Fillea-Cgil, ho scelto di lottare a difesa dei diritti fondamentali dei lavoratori e di oppormi ad ogni forma di protervia criminale all'interno dei cantieri" (Ignazio Giudice)
martedì 23 novembre 2010
Sequestrarono un imprenditore niscemese a Colonia. Parlano tre pentiti: scattano quattro ordinanze
22.11.2010
Fonte: Il Giornale di Gela.it
Sequestrarono per convincerlo a tirare fuori 250 mila marchi un imprenditore niscemese che viveva e lavorava a Colonia, in Germania. A distanza di dodici anni la squadra mobile di Caltanissetta e Milano e la Dda hanno ricostruito il sequestro di persona che ha portato all’emissione di quattro ordinanze di custodia cautelare firmate dal Gip Alessandra Giunta. Ordinanza in carcere per Alessandro Emmanuello, 43 anni, detenuto a Viterbo, Gaspare Greco, 42 anni, di Gela, residente a San Giuliano Milanese; Emanuele Greco, 37 anni, , residente a San Giuliano Milanese e Massimo Emiliano Rizzo, di Niscemi, 35 anni, residente a Zelo Buon Persico (LO), di fatto dimorante a Niscemi.
Sono tutti indagati, in concorso tra loro e con altri soggetti, della commissione del reato di sequestro di persona a scopo di estorsione e di porto abusivo di armi, con l’aggravante mafiosa per conto di Cosa nostra gruppo Emmanuello. I fatti oggi contestati sono avvenuti in Germania a Colonia nel periodo di marzo/aprile 1998.
Per quanto riguarda la posizione di Alessamdro Emmanuello, fratello di Daniele, allora capo di Cosa Nostra gelese, lo stesso è allo stato in carcere sottoposto al regime detentivo del 41 bis. A lui è stata notificata la sola informazione di garanzia, in quanto come si rileva dall’ordinanza, sebbene la misura cautelare sia stata legittimamente emessa, non troverà esecuzione fino a quando non verrà concessa da parte della procura tedesca, l’estensione dell’estradizione anche per tale fatto (estensione già richiesta).
Le indagini esperite dalla locale Squadra Mobile hanno permesso di esaminare le dinamiche mafiose che si celavano dietro il sequestro di persona di un facoltoso imprenditore niscemese che operava in Germania, le cui fasi preparatorie avevano luogo, comunque, in Italia. E’ stato possibile ricostruire compiutamente tempi, modalità di deliberazione e di esecuzione grazie anche alla collaborazione con la giustizia di tre personaggi di spicco di “cosa nostra”, i gelesi Nunzio Licata e Fortunato Ferracane, nonché il niscemese Antonino Pitrolo.
Grazie alle dichiarazioni di questi collaboratori è stato possibile identificare i responsabili, che con violenza chiedevano all’imprenditore niscemese 250.000 marchi tedeschi per la sua liberazione, somma ingente che la vittima disse di non possedere, stimolando la reazione violenta di uno dei responsabili, che stava per strangolare la vittima con una corda. Alla fine l’organizzatore, l’Emmanuello, si accontentò della minor somma di 100.000 marchi che la vittima rese disponibile chiamando il suo socio, ed ottenendo così la liberazione. A seguito delle dichiarazioni dei collaboranti, la stessa vittima - in sede di sommarie informazioni - confermò i fatti subiti.
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