Fonte: Siciliainformazioni.com
L’anno si chiude con un bilancio negativo sotto il profilo dell’occupazione e delle vertenze ancora aperte. A fare un bilancio del 2010 e’ la Cgil siciliana. I posti di lavoro perduti solo nei primi 9 mesi dell’anno, afferma il sindacato, sono stati 16 mila mentre il tasso di occupazione e’ diminuito di mezzo punto. Si aspettano soluzioni per la Keller, per i cantieri navali di Palermo e Trapani, mentre nulla di nuovo c’e’ sul fronte della Fiat di Termini Imerese, “per la quale si attende ancora una proposta seria e credibile- dice la nota della Cgil- che consenta di proseguire con l’attivita’ produttiva della fabbrica e dell’indotto”. Prosegue il sindacato: “Restano in alto mare le riforme della formazione professionale (per la quale la Cgil ha chiesto l’apertura di un tavolo di crisi), della pubblica amministrazione, la questione dei rifiuti mentre si attende ancora un valido piano energetico regionale”. E ancora: in sospeso la vicenda dei rigassificatori, cosi’ come le bonifiche dei siti industriali di Priolo e Gela. Nulla di fatto riguardo alle iniziative per consentire la ripresa dell’edilizia con la sua funzione anticiclica mentre centinaia di cantieri restano bloccati per intoppi spesso facilmente superabili. Congelati gli Accordi di programma quadro su trasporti, acqua, strade “che il governo nazionale vuole annullare – dice la nota- a fronte di un piano per il sud davvero povero”. Se si esclude la cassintegrazione non c’e’ stato “nulla di positivo neanche per le politiche sociali, con un welfare che si contrae sempre di piu’”. Per quanto riguarda la tutela del territorio, dopo le frane e i disastri ambientali, ci sono stati, sostiene la Cgil, “ solo enunciati e nulla di fatto”. “Il nostro auspicio- dice Mariella Maggio, segretaria generale della Cgil Sicilia- e’ che il nuovo anno porti consiglio al governo regionale e anche a quello nazionale e che si cominci subito a lavorare sulle priorita’ indicate dalle parti sociali nell’avviso comune e condivise dal Presidente della Regione. Ribadiamo che dalle parole si deve passare ai fatti. Ci auguriamo che il 2011- conclude- da questo punto di vista sia un anno migliore e che si possa intraprendere una strada per lo sviluppo e l’occupazione nella nostra regione”.
"Ho compiuto una scelta. Da sindacalista ed attuale componente della segreteria regionale siciliana della Fillea-Cgil, ho scelto di lottare a difesa dei diritti fondamentali dei lavoratori e di oppormi ad ogni forma di protervia criminale all'interno dei cantieri" (Ignazio Giudice)
venerdì 31 dicembre 2010
mercoledì 29 dicembre 2010
Ance, "crisi insostenibile"
Fonte: LaSiciliaweb.it
L'associazione dei costruttori edili denuncia la mancanza di investimenti pubblici, il dilagante fenomeno dei ribassi nelle gare d'appalto e l'inefficienza della classe politica
"Il settore edile non riesce più a reggere la gravissima crisi determinata dall'assenza di investimenti pubblici, dalla mancata riforma delle norme urbanistiche, dalla mancata programmazione di strumenti operativi d'emergenza atti ad affrontare la situazione e dal dilagante fenomeno dei ribassi eccessivi nelle gare d'appalto". È quanto si legge in una nota dell'Ance Sicilia, l'associazione dei costruttori edili.
"I problemi - aggiunge la nota - richiedevano soluzioni immediate ma, dopo quasi un anno di confronti, il governo regionale e l'Ars non hanno assunto alcuna iniziativa concreta. Nemmeno l'ultimo disperato appello, notificato lo scorso 13 dicembre al governo, per un blocco degli appalti sottosoglia che si aggiudicano con ribassi addirittura del 53%, ha ottenuto un minimo cenno di risposta".
"La conseguenza - conclude l'Ance - è che, mentre la classe politica è impegnata a litigare per le poltrone e a sopravvivere a se stessa, il settore edile crolla, le imprese chiudono, decine di migliaia di dipendenti perdono il lavoro, tutte le piazze provinciali sono in grande fermento perché nessuno di noi sa come dare risposte alla generale preoccupazione delle famiglie. Quest'anno il consolidato calo dei bandi di gara ha registrato un ulteriore 60% e sono state avviate ventimila procedure di licenziamento.
Tutto ciò sta travolgendo l'intera economia siciliana, ed è sconcertante che l'intera classe politica sembri non accorgersi di nulla. Insomma, ci manca l'interlocutore". L'Ance ha convocato per domani mattina una conferenza stampa nella sede di Catania dell'associazione.
Il lavoro in provincia di Caltanissetta......cassa integrazione e poco altro
FILLEA CGIL Caltanissetta
Via Pitagora, 19 – 93012 Gela
e-mail:filleacgilcl@libero.it tel/fax 0933/823873
sito internet: www.filleacgilcaltanissetta.it
Gela: la più importante città della provincia, per storia, per densità demografica, per insediamento industriale, per una naturale, seppur negata, vocazione turistica. Ebbene la città dalle mille potenzialità è nella più profonda crisi, dall’industria all’agricoltura, dal servizi pubblici alla qualità della vita, dalle condizioni culturali offerte ai bambini alla speranza di una vita normale per gli anziani, dalla inoccupazione giovanile alla disoccupazione di tante donne e di tanti uomini ultra cinquantenni. I ritardi delle retribuzioni stanno mortificando sempre più centinaia di addetti, e le aziende sono sempre più delle banche, non degli imprenditori.
Caltanissetta: il capoluogo della provincia, una delle 9 della Sicilia, vive un momento buio dal punto di vista politico – istituzionale, che al di là del merito delle questioni, inginocchia la città, la sua immagine e anche , di riflesso, dell’intera provincia. La zona industriale di Caltanissetta da anni non conosce un momento di espansione e le aziende insediate hanno trascorso gran parte dell’anno che sta per concludersi in regime di cassa integrazione ordinaria. Caltanissetta, anche per il crollo del viadotto Geremia 2 (Gela – Caltanissetta), ha un urgente bisogno di eesere rilanciata dal punto di vista economico – infrastrutturale.
Mussomeli: Comune ricco di presenza di imprese edili, più di 100, risente della endemica crisi di collegamenti precari con le città economicamente più sviluppate della provincia. Tale crisi di collegamento trascina e coinvolge in modo diretto i Comuni di Campofranco, Sutera, Villalba, Vallelunga Pratameno, Marianopoli, Milena ed, in qualche caso, Serradifalco. Più infrastrutture viarie consentirebbero più economia per l’intera provincia, più lavoro per tanti cittadini è più opportunità di crescita per le imprese.
Mai come l’ultimo triennio i dati riferiti all’utilizzo degli ammortizzatori sociali sono stati così veri, così vissuti dai lavoratori, da essere allarmanti, drammatici, terribilmente in aumento.
I dati del settore industria in provincia di Caltanissetta
nell'anno 2008, 9 aziende, una forza aziendale pari a 393 lavoratori, dipendenti in cigo 221, ore cigo 57.952; nell'anno 2009, invece, 25 aziende, una forza aziendale di 2.780 lavoratori, dipendenti in cigo 1.584, ore cigo 469.538
Andiamo in termini percentuali ad analizzare i dati:
I dati del settore industria in provincia di Caltanissetta
nell'anno 2008, 9 aziende, una forza aziendale pari a 393 lavoratori, dipendenti in cigo 221, ore cigo 57.952; nell'anno 2009, invece, 25 aziende, una forza aziendale di 2.780 lavoratori, dipendenti in cigo 1.584, ore cigo 469.538
Andiamo in termini percentuali ad analizzare i dati:
1)Vi sono 178% in più che hanno chiesto l’utilizzo della CIGO (cassa integrazione guadagni ordinaria).
2) la forza aziendale è aumentata del 607%;
3) i dipendenti in CIGO sono il 617% in più;
4) Le ore di CIGO sono aumentate del 710%;
la media di cassa integrazione per uomo/lavoratore è aumentata del 13% che rapportato in giorni significa da
Butera che passa da 0 a 55.208 ore di cassa integrazione;
Caltanissetta che passa da 21.880 a 68.326 aumentando del 212%;
Campofranco che passa da 1.104 a 10.937 aumentando dell’891%;
Delia che passa da 0 a 9.275;
Gela che passa da 34.968 a 317.098;
Riesi che passa da 0 a 8.694
Totale ore cigo 2008 57.952
Totale ore cigo 2009 469.538
L'aumento è pari a +710%
Totale ore cigo 2008 57.952
Totale ore cigo 2009 469.538
L'aumento è pari a +710%
Il 2011 si apre male per la nostra provincia e non è sufficiente prenderne atto, come non è sufficiente correre dal Prefetto per siglare accordi che alla fine rischiano di essere travolti dal vento della crisi e della politica che parla e non fa. Nel 2011 l’obiettivo della fillea cgil sarà quello di alzare la testa ed individuare opere cantierabili, opere esecutive, insomma “sfidare” le istituzioni politiche a non guaradare la barca che affonda. Dall’indotto ENI di Gela ogni giono esce una preoccupazione diversa e noi, (SINDACATO, INDUSTRIALI, ISTITUZIONI A TUTTI I LIVELLI), dobbiamo possedere, costruendola con impegno, dedizione, responsabilità e coerenza, una proposta di rilancio dell’occupazione.
Ignazio Giudice
venerdì 24 dicembre 2010
Sequestri ai danni del gruppo Missuto, difficoltà anche per la "Safab s.p.a."
Fonte: Siciliainformazioni.com
Mentre la Dia di Caltanissetta ha provveduto al sequestro di beni per 25 milioni di euro ai danni del giovane imprenditore gelese Sandro Missuto, attualmente in libertà nonostante le indagini relative alle accuse mossegli nell’ambito delle inchieste “Cerberus” e “Compedium”, anche la società romana “Safab s.p.a.” si trova innanzi a nuovi problemi.
Stando a fonti sindacali, tutti i cantieri gestiti dall’azienda per conto dell’Anas sarebbero stati bloccati, a causa dell’assenza della certificazione antimafia.
L’accostamento tra il grande gruppo laziale, che si occupa di costruzioni ed importanti appalti pubblici, e le imprese gestite da Missuto è tutt’altro che peregrino.
Proprio l’inchiesta “Cerberus”, infatti, ha messo in luce gli stretti rapporti fra queste entità economiche.
La “Icam srl” e la “Igm srl”, gestite dall’imprenditore gelese, hanno, in passato, operato come subappaltatrici di fiducia dell’azienda della capitale: tra i lavori più importanti, quelli per la costruzione del parcheggio del Tribunale di Palermo, dell’inceneritore di Bellolampo e di diversi invasi irrigui siciliani.
I magistrati nisseni, però, accusano Sandro Missuto di aver condotto la propria attività nell’esclusivo interesse del clan Emmanuello di Gela.
Proprio queste contestazioni, insieme alla vicinanza fra la “Safab s.p.a.” e le aziende gelesi, hanno indotto la Prefettura di Roma ad emettere un’informativa antimafia negativa nel novembre dello scorso anno ai danni della società romana.
Verdetto ribadito dal Tar del Lazio in gennaio, quando i giudici amministrativi, chiamati a decidere sull’impugnativa proposta dai legali della “Safab”, hanno sottolineato “lo stretto legame esistente tra il Missuto e il signor Luigi Masciotta, responsabile della “Safab”.
Efficacia dell’interdittiva prefettizia sospesa in marzo dal Consiglio di Stato, in attesa di verificare “se permangano o meno i presupposti per l’emissione dell’informativa antimafia”.
Un sodalizio d’affari, quello strutturato dalla “Safab s.p.a.” e dalle aziende di Sandro Missuto, che continua, quindi, ad essere al centro degli interessi della magistratura.
domenica 19 dicembre 2010
Unioncamere: quarto trimestre, -64.000 posti. Quasi 94.000 assunzioni a fronte di 158.000 uscite
Fonte: Ansa.it
Quasi 94mila entrate previste e 158mila uscite: e' il bilancio occupazionale delle imprese italiane per il quarto trimestre 2010, elaborato da Unioncamere. Sul totale delle uscite il 57% e' dovuto a scadenza di contratto, il 6,7% a pensionamento, il 36% a dimissioni. Si registra quindi una contrazione di 64 mila unità, la meta' delle quali si dovrebbe concentrare nel settore turistico. Nelle assunzioni il 15% di quelle previste sara' destinato a laureati e un altro 46% a diplomati.
Quasi 94mila entrate previste e 158mila uscite: e' il bilancio occupazionale delle imprese italiane per il quarto trimestre 2010, elaborato da Unioncamere. Sul totale delle uscite il 57% e' dovuto a scadenza di contratto, il 6,7% a pensionamento, il 36% a dimissioni. Si registra quindi una contrazione di 64 mila unità, la meta' delle quali si dovrebbe concentrare nel settore turistico. Nelle assunzioni il 15% di quelle previste sara' destinato a laureati e un altro 46% a diplomati.
Molti a rischio bassa pensione. Studio Bankitalia, sarà difficile mantenere tenore adeguato di vita
Fonte: Ansa.it
Molti lavoratori, una volta in pensione, potrebbero non avere risorse sufficienti a mantenere un tenore di vita adeguato. L'allarme arriva da uno studio di Bankitalia, che sottolinea come la diminuzione del tasso di sostituzione tra retribuzione e pensione previsto nei prossimi anni e l'ancora scarsa adesione alla previdenza integrativa fara' si' che i lavoratori in futuro saranno 'esposti a un forte rischio previdenziale. Lo studio e' dei ricercatori Giuseppe Cappelletti e Giovanni Guazzarotti.
Molti lavoratori, una volta in pensione, potrebbero non avere risorse sufficienti a mantenere un tenore di vita adeguato. L'allarme arriva da uno studio di Bankitalia, che sottolinea come la diminuzione del tasso di sostituzione tra retribuzione e pensione previsto nei prossimi anni e l'ancora scarsa adesione alla previdenza integrativa fara' si' che i lavoratori in futuro saranno 'esposti a un forte rischio previdenziale. Lo studio e' dei ricercatori Giuseppe Cappelletti e Giovanni Guazzarotti.
lunedì 13 dicembre 2010
Edilizia: 135 infortuni mortali nel 2010. Nel settore 28% delle morti bianche
13.12.2010
Fonte: Ansa.it
Lavorano spesso senza imbragature e in molti non indossano elmetti e scarpe antinfortunistiche. Questa la 'foto' di chi opera nell'edilizia dove 6 decessi su 10 sono dovuti ad una caduta dall'alto. Sono 135 (il 28% delle morti bianche italiane), le vittime del settore delle costruzioni rilevate,da gennaio a novembre,dall'Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering di Mestre.La Campania e' la regione piu' colpita (18 decessi), poi Lazio e Lombardia (14), Veneto ed Emilia Romagna (12).
Fonte: Ansa.it
Lavorano spesso senza imbragature e in molti non indossano elmetti e scarpe antinfortunistiche. Questa la 'foto' di chi opera nell'edilizia dove 6 decessi su 10 sono dovuti ad una caduta dall'alto. Sono 135 (il 28% delle morti bianche italiane), le vittime del settore delle costruzioni rilevate,da gennaio a novembre,dall'Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering di Mestre.La Campania e' la regione piu' colpita (18 decessi), poi Lazio e Lombardia (14), Veneto ed Emilia Romagna (12).
domenica 12 dicembre 2010
Cgil: Cig -4 mld in busta paga. Segnato nuovo record negativo
12.12.2010
Fonte: Ansa.it
Oltre 1,2 mld di ore di Cig hanno coinvolto da inizio anno a novembre 600.000 lavoratori, con un impatto sulle buste paga di 4 mld di euro in meno, pari a 7.516 euro euro per ogni singolo lavoratore. Emerge dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell'Osservatorio Cig della Cgil. Dopo il superamento del miliardo di ore in ottobre, la Cig segna un nuovo record negativo. A novembre cala la richiesta di ore, -10% su base congiunturale, ma da inizio anno l'incremento e' del 37,8%.
Fonte: Ansa.it
Oltre 1,2 mld di ore di Cig hanno coinvolto da inizio anno a novembre 600.000 lavoratori, con un impatto sulle buste paga di 4 mld di euro in meno, pari a 7.516 euro euro per ogni singolo lavoratore. Emerge dalle elaborazioni delle rilevazioni Inps da parte dell'Osservatorio Cig della Cgil. Dopo il superamento del miliardo di ore in ottobre, la Cig segna un nuovo record negativo. A novembre cala la richiesta di ore, -10% su base congiunturale, ma da inizio anno l'incremento e' del 37,8%.
sabato 11 dicembre 2010
"Le assenze nei cantieri edili mascherano il lavoro in nero. La segreteria regionale della Fillea Cgil lancia l'allarme
11.12.2010
Di Rosario Cauchi
Fonte: Siciliainformazioni.com
Stando ai dati forniti dalle Casse Edili siciliane, il numero dei lavoratori assenteisti all’interno dei cantieri regionali sarebbe in costante progressione.
“Tra il 2007 ed il 2009-affermano i componenti della segreteria regionale della Fillea Cgil-l’aumento, tra permessi non retribuiti e assenze, sarebbe pari al 27%, con un previsto rialzo anche per il 2010; non ci troviamo, però, di fronte a fannulloni ma ad operai costretti a lavorare in nero”.
Secondo il sindacato, infatti, il presunto assenteismo sarebbe solo un escamotage ingegnato da diversi imprenditori allo scopo di evadere gli obblighi contributivi.
“Non è pensabile-continuano i componenti della segreteria regionale della Fillea-che in Sicilia a quattro ore lavorative ne corrisponda almeno una di assenza”.
Le giornate di lavoro che, solo formalmente, risultano non effettuate, stando alla denuncia del sindacato, occultano un impiego in nero della manodopera, retribuita con ammontari fuori busta, che non verrebbero, quindi, fatturati.
“Questa-aggiungono i sindacalisti-non è l’unica modalità elusiva adottata in Sicilia da molti imprenditori edili; diversi contratti nel settore vengono stipulati per impieghi part-time: solo quattro ore che, però, mascherano il resto della giornata in cantiere, pagata in nero nella completa inosservanza dei contratti nazionali”.
In territori come quello della provincia di Palermo, l’incidenza dei lavoratori part-time in edilizia, nel solo 2010, si attesterebbe, secondo i componenti della segreteria regionale della Fillea Cgil, al 7%.
“Purtroppo-aggiungono-a fronte di simili fenomeni la risposta prodotta dalla Stato è assai flebile, solo il 4% dei dipendenti di Asp, Ispettorati del Lavoro, Inail e Inps, si occupa di controlli all’interno dei cantieri”.
Fotografia di uno scandalo tutto siciliano.Portiamo a casa la ripresa, partendo dalla sicurezza
Gli infortuni nel settore delle costruzioni, dai dati Inail-Sicilia sembrerebbero in diminuzione del 16% , mentre aumentano i morti, 84 nel 2009. L’aumento del numero degli infortuni mortali è stato registrato nella circolazione stradale. Ma in realtà non è cosi, analizziamo i dati. Cassa edile di Caltanissetta ( stessa situazione in tutte le casse edile Siciliane ), anno 2007, ore lavorate 3.902.215, ore infortunio 29.046, numero lavoratori attivi 5535, quantità operai part-time n. 107, numero assenze ingiustificate 367.887,anno 2010 ore lavorate 2.432.319, ore infortuni 20.999, numero operai attivi 4158, numero quantità operai part-time 160, numero assenze ingiustificate 471.445, non c’è nessuna diminuzione di incidenti sul lavoro. Scendono gli infortuni solo perché ci sono meno edili sui ponteggi e in generale nei cantieri, il tutto causato dalla pesantissima crisi economica.
Segreteria Regionale Fillea Cgil Sicilia
Altre forme di lavoro irregolare aggravano la situazione nei cantieri. Una di queste forme irregolari è quella di indicare nelle buste paghe dei lavoratori meno ore lavorate e giustificare le assenze ( non vere ) con permessi non retribuiti o assenze volontarie da parte del lavoratore. In questo modo molte aziende abbassano illegalmente il costo del lavoro pagando in nero molte giornate di lavoro effettivamente lavorate ma non indicate in busta paga. Questa fenomeno è in forte crescita in tutte le casse edile Siciliane. Alcuni dati presi dalle casse edili Siciliane rendono bene l’ampiezza del fenomeno:
Nel 2007, le assenze dei lavoratori dichiarate nelle casse edili rispetto le ore lavorate incidono il 7,70%, le ore dichiarate sotto la voce permessi non retribuiti incidono il 5,90%.
Sommate le due voci incidono rispetto alle ore lavorate del 13,60%.
Nel 2009, le due voci incidono rispettivamente del 11,10% e del 7,50%, per un totale del 18,60%, con un aumento del fenomeno dal 2007 al 2009 del 27%. I primi dati del 2010, danno il fenomeno ancora in forte ascesa.
Se questi dati corrispondessero alla verità, significherebbe che i lavoratori Siciliani non sono molto inclini al lavoro, che a ogni 4 ore di lavoro ne farebbero una di assenza. Naturalmente siamo di fronte ad una enorme evasione fiscale e contributiva perpetrata ai danni dei lavoratori e dello stato.
Altre forme di lavoro, tipo contratti a part-time, sono utilizzati per nascondere lavoro nero. I contratti di lavoro tipo part-time sono quasi del tutto inapplicabili nel settore edile, immaginate un muratore o un carpentiere dopo 4 ore di lavoro lasci il suo posto ad un altro operaio, che a sua volte deve continuare il completamento di un manufatto iniziato da un altro. E’ difficile in edilizia applicare un rapporto di lavoro part-time anche nella forma verticale.
Quindi, morale, ci sono imprenditori edili che usano questo tipo di contratto per certificare solo 4 ore di lavoro del proprio dipendente e pagare ( spesse volte sottopagare ) le altre 4 ore in nero. Il danno contributivo nei confronti dei lavoratori e di evasione fiscale nei confronti dello Stato è molto alto.
Combattere veramente queste forme di illegalità significa non solo proteggere i lavoratori, ma anche enormi entrate per lo stato, altro che manovre finanziarie, andare seriamente a recuperare queste ingenti risorse porterebbe a sanare e rilanciare l’economia dell’intero paese.
Operai Part-Time: nel 2007 nel settore edile il 4% dei lavoratori attivi dichiarati nelle casse edili Siciliane, avevano un contratto a part-time.
Nel 2010 nel settore edile i lavoratori attivi dichiarati dalle casse edili Siciliane con contratto a part-time, sono il 6,5%, in alcune realtà come Palermo la percentuale arriva al 7%.
Di fronte agli incidenti sul lavoro che non diminuiscono, a fenomeni di forte illegalità sopra descritti,di fronte a l’alta percentuale di presenza nei cantieri di lavoro nero( al 30% ), come risponde in termini di controlli lo stato? E’ proprio per questo che oggi la Fillea CGIL Sicilia ha indetto questa conferenza stampa di denuncia. Perché la nostra risposta è fortemente negativa.
La risposta dello Stato è del tutto insufficiente.
Su una cosa tutti gli addetti ai lavori concordano, e cioè che per combattere la illegalità nel mondo del lavoro, per aumentare la sicurezza nei cantieri, la strada è quella della Formazione-Prevenzione e Repressione.
Fermo restando che in materia di formazione c’è ancora tanto da fare, dobbiamo dire anche che a livello contrattuale si sono fatti enormi passi in avanti. L’ultimo rinnovo del contratto edile ha inserito nuove normative; ad esempio, le 16 ore di formazione obbligatoria sulla sicurezza che devono fare i lavoratori di primo ingresso nel settore, le 8 ore di formazione annuale continua a tutti i lavoratori edili.
Attraverso il lavoro quotidiano degli enti bilaterali ( i C.P.T. e le Scuole edili ), le parti sociali immettono nel settore formazione.
Cosi come previsto dalla legge 81/08 ( testo unico sulla sicurezza ), in gran parte delle provincie italiane operano nei nostri territori, girando cantieri, decine di RLST (rappresentanti-lavoratori-sicurezza-territoriale per aziende al di sotto dei 15 dipendenti ).
Anche in fatto di leggi e normative, il nostro paese in questa materia non è messo male, ad esempio la legge 81 ( il cosi detto testo unico ), il problema invece sta nella mancata applicazione di esse.
E’ proprio nell’applicazione delle norme in materia di sicurezza che sta il problema, perché malgrado i passi in avanti che si sono fatti con la formazione, ci sono i numeri che inchiodano a tutti compresi noi sindacalisti.
Cosa fa lo stato per fare applicare le norme e le leggi che regolano la materia? A un quesito del genere uno come me, che per mestiere da 7 anni segue i lavoratori nei cantieri, non può che rispondere “ lo Stato risponde male anzi malissimo”. Non è questa una risposta demagogica o populista, analizzando uno per uno tutti gli organi ispettivi che mette sul campo lo Stato per fronteggiare questi fenomeni si capisce subito come il giudizio negativo verso le istituzioni è ampiamente giustificato. Questa risposta negativa è anche facile da sostenere, me ne potrei uscire semplicemente sfidando chiunque dicendo: andate nei cantieri e parlate con i lavoratori, fatevi dire da loro se esistono e come vengono fatti i controlli. Far parlare i lavoratori, ecco magari ogni tanto anche voi giornalisti provate a farvi un giro nei cantieri, dando voce ai lavoratori, vedere le loro condizioni di lavoro , ascoltarli sui ricatti che subiscono ogni giorno lavorando in condizioni pericolose, la loro non protesta per la paura di essere licenziati, portate fuori queste problematiche, anche questo è utile al raggiungimento di questa causa, affinchè si possa affermare la legalità in tutti i luoghi di lavoro.
Se si deve dare una risposta più articolata che analizza bene la questione, che dimostri come spesse volte la medicina giusta viene nascosta volutamente al malato. Ciò ci fa comprendere come l’inefficienza spesse volte è costruita ad arte. Per fare un esempio pratico, se una ditta deve ristrutturare la facciata di un palazzo è necessario impacchettare il palazzo con ponteggi nuovi e a norma , se la ditta si arrangia risparmia qualche decina di migliaia di euro che si aggiungono al profitto, in particolare sapendo che difficilmente sarà scoperto dagli organi ispettivi dello Stato. Queste sono naturalmente imprese che non si possono chiamare imprese.
Poi esistono Imprese che pur di stare nel mercato e lavorare, partecipano ad un continuo stillicidio fra di esse, causato dalle attuali leggi che regolano gli appalti, che permettono alle imprese di presentare ribassi del 30 e anche 48%. Chi progetta un lavoro in edilizia sa che una offerta al disotto del 15% di ribasso porta una ditta edile che rispetta le regole a perdere e non a fare profitti.
E su questo punto è necessario una lotta comune che veda insieme sindacato dei lavoratori ed imprese sane ( che per fortuna ci sono ) insieme e con forza a chiedere una riforma delle leggi che regolano gli appalti.
Ma ritorniamo alla risposta che a queste problematiche da lo stato e in particolare al sistema dei controlli.
Lo stato in Sicilia ha un vero e proprio esercito, ma solo sulla carta, preposto alla vigilanza e alle ispezioni, se si sommano il numero di addetti dei 9 Ispettorati del Lavoro Provinciale, di Inps, Inail e Asp, si nota subito che non più del 3-4%, di queste risorse umane sono destinate ai controlli.
Se facciamo una fotografia dello stato dell’arte del principale organo ispettivo e cioè l’ispettorato del lavoro, ne esce fuori una diagnosi pesantissima.
In Sicilia in questo momento ci sono circa 170 mila cantieri aperti. I controlli interessano il 6% di questi cantieri. La scarsità di questi controlli è dovuta esclusivamente all’esiguo ed insufficiente numero degli ispettori del lavoro, con la conseguenza che i nostri cantieri sono spesso teatro di incidenti sul lavoro e spesse volte con esiti letali. La carenza dei controlli mantiene altissima la presenza di lavoro nero nei posti di lavoro, di sfruttamento di lavoro minorile e di lavoratori emigranti. Fa parte della politica spettacolo i continui annunci dei vari governi regionali che si sono succeduti ultimamente in Sicilia, dove si comunicava l’avvio di centinaia di Ispettori del lavoro, sia per concorso o con la formazione interna.
Con la formazione interna la Regione ha anche speso parecchio, ma alla fine l’elefante ha partorito il topolino, sono stati formati poche decine di nuovi Ispettori, peraltro non ancora avviati.
La carenza di Ispettori del lavoro resta cronica. Oggi in Sicilia operano soltanto 220 Ispettori, c’è la necessità di almeno altri 500 nuovi Ispettori.
Nuovi Ispettori, la domanda viene spontanea, e le risorse per mantenerli?. Le risorse si possono trovare senza costi aggiuntivi da parte della Regione, basterebbe destinare il 10% delle entrate agli ispettorati del Lavoro che procurano col sistema sanzionatorio loro stessi.
Un esempio concreto: L’Ispettorato del lavoro di CL ha portato alle casse della Regione Sicilia nell’anno 2009,€ 800 mila euro, non lavorando a regime per mancanza di risorse economiche e umane , quindi se l’ispettorato del lavoro di CL, avesse , ciò che gli manca e cioè le risorse, ne conseguirebbe che le entrate raddoppierebbero anche per la stessa Regione, in buona sostanza si verrebbe a creare un circolo virtuoso che comporterebbe un auto finanziamento di tutta l’attività ispettiva. L’esempio fatto, che testimonia le condizioni dell’ispettorato del lavoro di CL, si può estendere a tutte le provincie Siciliane, molti di essi per esempio TP, da giugno c.a. non escono più i carabinieri del nucleo in forza all’ente, perché già a quella data come spese missione erano andati ben oltre alla somma destinata dalla Regione.
Non certo rosea è la situazione degli ASP in Sicilia, anche se in questi giorni è stato lanciato un nuovo piano straordinario ( con la speranza che non sia anche questa volta politica spettacolo fatta solo di annunci ) per la salute e sicurezza che prevede interventi specifici nei settori edili e agricoli.
Il piano è triennale e sarà finanziato con circa 3,5 milioni di euro per ciascuno dei tre anni 2010,2011,2012.
A fronte di un totale di 10,5 milioni di euro saranno attivate 79 nuove assunzioni di cui 9 medici ( uno per ogni ASP ), 40 tecnici ed ingegneri per l’edilizia, e 30 fra medici, tecnici della prevenzione e ingegneri per l’agricoltura.
Le ASP hanno l’obbligo di effettuare le assunzioni di queste unità che si aggiungeranno ai circa 180, fra medici, ingegneri e tecnici già in organico nelle singole ASP Siciliane.
Per raggiungere una dotazione organica sufficientemente adeguata occorrerebbero ulteriori 150 nuove assunzioni fra tecnici,medici e ingegneri.
Le risorse finanziarie necessarie trovano copertura nella disponibilità finanziaria del fondo sanitario e nell’ambito delle risorse per obbiettivo di piano ( art. 34bis, legge n 662 del 96 ).
Fra gli enti preposti al controllo e alla prevenzione le ASP sono le più assenti nel territorio, grosse strutture pochissimi ispettori, anche qui un esempio che si può allargare al resto della Sicilia in quanto la situazione di carenza è omogenea, l’ASP di Catania sezione igiene ambiente medicina del lavoro, ha un organico di circa 100 addetti di cui solo 4 ispettori.
Ci sono cantieri dove i loro controlli sono indispensabili, specialmente nei cantieri di restauro, dove spesse volte i restauratori sono costretti a lavorare maneggiando sostanze chimiche nocive alla salute, senza che l’azienda li doti dei DIP (dispositivo individuale di protezione).
Parlavamo prima di forme di lavoro nero o altre forme di contratti che portano ad una enorme evasione contributiva per i lavoratori e fiscale per lo Stato, ebbene in questi casi si manifesta l’enorme insufficienza dell’Inps al controllo ed al recupero.
A nostro avviso questi sono i mali dell’inps:
La carenza anche qui di ispettori, ( non mi risulta che i bilanci dell’istituto vadano male, da giustificare la non assunzione di nuovi ispettori ), la forte carenza organizzativa ( nel rilascio del DURC, il certificato unico di regolarità contributiva alle ditte il 90% dei pareri dell’Inps è rilasciato col silenzio assenso ), la politica miope dei suoi vertici che non investe nell’efficienza, che porterebbe oltre ad una giustizia sociale nei confronti dei lavoratori e delle vere imprese a delle entrate enormi per il risanamento dei conti pubblici dello Stato.
Per concludere il nostro ragionamento-denuncia, risanare, potenziare,dare risorse economiche adeguate, insomma rendere efficienti questi enti dello Stato dipende principalmente da una volontà politica. Renderli efficiente da fastidio sicuramente a poteri forti, per i quali questi enti devono funzionare male, anche come abbiamo dimostrato se si possono auto-finanziare senza gravare sullo stato.
Vi riporto per capire meglio, integralmente il discorso di un deputato regionale durante un dibattito all’assemblea Regionale il 27 aprile 2010, quel giorno c’era in discussione l’assegnazione di risorse agli Ispettorati del lavoro Siciliani, risorse necessarie a svolgere l’attività dei controlli.
Intervento del deputato Regionale
“Signor presidente, onorevoli colleghi, onorevole assessore Cimino, signori assessori, io già in V commissione, avevo posto sull’argomento –che devo dire non disapprovo come linea di principio- un ulteriore aumento. Certo, non so quale somma effettivamente sia giusta per questi ispettori, però il problema che pongo, onorevole assessore , e Lei ha condiviso, è un altro. Mi risulta che ultimamente, in un momento di tanta difficoltà, proprio per un’accelerazione data dall’assessorato, e in particolar modo dal Direttore – che oltretutto stimo come persona – stiamo accelerando questi sopralluoghi in tante aziende, ma con un criterio quasi premiale, nel senso che più controlli si fanno meglio è.
Nello stesso tempo, però assessore Leanza, noi non ci rendiamo conto del danno che facciamo a queste aziende,perché le visite non devono essere per andare a controllare il pelo nell’uovo, le visite dovrebbero essere, almeno le prime, per informare queste persone di mettersi in regola. La maggior parte di queste visite, oggi stanno provocando alle piccole e medie aziende tantissimi problemi, perché c’è la voglia di rispettare le direttive dell’assessorato che, effettivamente dice di andare avanti, e che anzi ci saranno premi ed altro; da un altro lato noi andiamo pero a colpire le piccole e medie imprese, in questo particolare momento di difficoltà, con multe salate di 30,40 e 50 mila euro.”
Queste sono le affermazioni di un nostro deputato regionale, a voi spetta un giudizio di merito.
Ignazio Giudice
mercoledì 8 dicembre 2010
"Economia drogata messa a nudo, a fine gennaio una grande manifestazione contro mafia e malaffare". Cgil, Cisl e Uil sull'operazione "Redde Rationem"
8.12.2010
Fonte: La Sicilia ed.Caltanissetta
Arriva a distanza di otto giorni il compiacimento delle organizzazioni sindacali sull'operazione "Redde rationem" «che - affermano i segretari provinciali Antonino Giannone (Cgil), Carlo Argento (Cisl) e Salvatore Pasqualetto (Uil) - riesce a far luce su un sistema "economico drogato" della provincia di Caltanissetta e fa emergere un meccanismo che occorre sconfiggere con tutto l'impegno possibile di ciascun soggetto».
«Da diverso tempo - affermano Giannone, Argento e Pasqualetto - siamo convinti che in Provincia, il fenomeno delle estorsioni sia ampiamente operante, lo abbiamo sostenuto in diverse occasioni e affermato che alcune aziende fanno la cresta sui salari dei lavoratori dipendenti, pur di pagare "la messa in sicurezza", quasi come fatto di "normalità". Dagli arresti emerge un sistema economico, nel quale alcuni dal pagamento del pizzo traggono un grande vantaggio. Riteniamo che l'economia sana del territorio debba prevalere sul malaffare e per questo occorre aiutare quanti pensano di restare nel territorio e vivere una condizione di normalità, in un mercato nel quale la libera concorrenza deve essere il regolatore principale dei rapporti economici». «La Magistratura - continua la nota - ha imposto un'accelerata a diverse inchieste giudiziarie e, di ciò ci congratuliamo per l'imponente sforzo organizzativo e professionale, nonostante la carenza di organico che rallenta le iniziative investigative e l'attività giudiziaria. Al procuratore Lari, ai magistrati impegnati nell'operazione, al questore e ai tanti poliziotti che hanno lavorato all'indagine, va il nostro plauso e la nostra gratitudine per il lavoro svolto».
«Col processo Incipit-Excipit - ricordano - ci siamo costituiti parte civile contro il malaffare, pensiamo di doverlo rifare se esisteranno le condizioni giuridiche idonee all'iniziativa, ma sentiamo forte l'esigenza di richiamare coloro che sanno, coloro che hanno vissuto con sofferenza i momenti dell'estorsione e coloro che avendo subito e non parlato, hanno l'obbligo di aiutare la Magistratura e le forze dell'Ordine, a far luce su un fenomeno che deve essere debellato per fermare l'emigrazione che sta spopolando intere comunità del nostro territorio. Sicurezza e legalità, sono due aggettivi che accompagnano la crescita del territorio e siamo convinti che oggi, esistano le condizioni per arrivarci, necessita però che la popolazione esprima il sostegno alla Magistratura e alle Forze dell'Ordine che a volte con sacrifici personali e abnegazione, riescono a portare a termine le iniziative intraprese».
«Stiamo lavorando ad una grande manifestazione contro la mafia ed il malaffare - concludono - che pensiamo di poter realizzare entro la fine di gennaio, primi di febbraio e desideriamo farlo, per coinvolgere la società civile, le singole persone, le scuole, le Istituzioni e quanti pensano che in Provincia di Caltanissetta e nel centro meridionale della Sicilia, sia arrivato il momento di gridare: "basta"».
Bankitalia: mutui, disoccupati a rischio. In difficoltà precari e lavoratori part-time
8.12.2010
Fonte: Ansa.it
In Italia chi non riesce a pagare il mutuo spesso è senza impiego, non ha un lavoro fisso o è part-time. In particolare, un disoccupato su 5 (19%) non ce la fa a rispettare le scadenze del prestito. E' l'identikit della famiglia che fa mutuo e si rileva insolvente, un profilo che si estrapola da uno studio della Banca d'Italia, utilizzando i dati dell'indagine Eu-Silc (Community Statistics on Income and Living Conditions) raccolti da Eurostat, con riferimento al 2007.
Appalti pubblici in Sicilia, per gli edili la nuova legge rischia di generare una gara al ribasso
8.12.2010
Fonte: Siciliainformazioni.com
Con l’avvento della nuova normativa regionale, il settore dei lavori pubblici in Sicilia potrebbe trasformarsi in un campo di gara dove a vincere è chi offre di meno. Ne sono convinti i rappresentanti dell’Ance isolana. “Nelle ultime settimane-affermano in una nota-nella nostra regione stiamo assistendo all’affidamento di importanti appalti pubblici con ribassi che arrivano, addirittura, fino al 48%”.
Secondo i costruttori siciliani,
infatti, la disciplina entrata in vigore lo scorso agosto incide soprattutto sugli appalti di valore compreso tra 1 e 5 milioni di euro. “In alcuni casi-continuano-le gare sono state vinte con ribassi del 53%, tali da non assicurare alcuna certezza né per quanto concerne la qualità delle opere né sul piano della tutela dei lavoratori”.Ai costruttori si affianca anche la Fillea Cgil: la segreteria regionale del sindacato, infatti, ribadisce la preoccupazione per un sistema che potrebbe generare conseguenze irreparabili, in assenza di ulteriori modifiche normative.
“Il problema principale-afferma un tecnico del settore-è semplice da individuare, la legge 16 dello scorso agosto interveniva per eliminare l’anomalia di gare concluse con partecipanti in grado di presentare la stessa percentuale di ribasso, la fatidica soglia del 7,3152%”.
La disciplina appena varata dalla Regione, invece, si fonda sul criterio del maggior ribasso e, di conseguenza, ogni azienda cerca di produrre l’offerta più conveniente. “Effettivamente-continua il tecnico-la denuncia dell’Ance è fondata, perché possono registrasi casi di ribassi sproporzionati finalizzati a battere la concorrenza, ma è anche vero che le amministrazioni pubbliche possono sempre ricorrere al sistema della soglia di anomalia, vagliando, attraverso specifiche commissioni di gare, tutte le giustificazioni presentate dalle imprese”.
Non ci sarebbe, quindi, l’obbligo di accogliere in ogni caso proposte con ribassi elevati. “Per evitare la proroga di situazioni-dichiarano i rappresentanti Ance- che potrebbero incidere sulla qualità di importanti cantieri pubblici e sulla sicurezza dei lavoratori, chiediamo alla Regione un immediato stop ai bandi di importo compreso tra 1 e 5 milioni di euro”.
Fonte: Siciliainformazioni.com
Con l’avvento della nuova normativa regionale, il settore dei lavori pubblici in Sicilia potrebbe trasformarsi in un campo di gara dove a vincere è chi offre di meno. Ne sono convinti i rappresentanti dell’Ance isolana. “Nelle ultime settimane-affermano in una nota-nella nostra regione stiamo assistendo all’affidamento di importanti appalti pubblici con ribassi che arrivano, addirittura, fino al 48%”.
Secondo i costruttori siciliani,
“Il problema principale-afferma un tecnico del settore-è semplice da individuare, la legge 16 dello scorso agosto interveniva per eliminare l’anomalia di gare concluse con partecipanti in grado di presentare la stessa percentuale di ribasso, la fatidica soglia del 7,3152%”.
La disciplina appena varata dalla Regione, invece, si fonda sul criterio del maggior ribasso e, di conseguenza, ogni azienda cerca di produrre l’offerta più conveniente. “Effettivamente-continua il tecnico-la denuncia dell’Ance è fondata, perché possono registrasi casi di ribassi sproporzionati finalizzati a battere la concorrenza, ma è anche vero che le amministrazioni pubbliche possono sempre ricorrere al sistema della soglia di anomalia, vagliando, attraverso specifiche commissioni di gare, tutte le giustificazioni presentate dalle imprese”.
Non ci sarebbe, quindi, l’obbligo di accogliere in ogni caso proposte con ribassi elevati. “Per evitare la proroga di situazioni-dichiarano i rappresentanti Ance- che potrebbero incidere sulla qualità di importanti cantieri pubblici e sulla sicurezza dei lavoratori, chiediamo alla Regione un immediato stop ai bandi di importo compreso tra 1 e 5 milioni di euro”.
domenica 5 dicembre 2010
Incidenti lavoro: il 40% non rientra
5.12.2010
Fonte: Ansa.it
Spesso un incidente sul lavoro non ha 'solo' conseguenze mediche e psichiatriche, c'e' anche un'eredita' psicologica, emozionale, che puo' rendere difficile la vita e il rientro al lavoro da parte di chi l'ha subito: infatti il 40% dopo l'infortunio non ce la fa a reinserirsi. A certificarlo e' il progetto dell'Anmil (Associazione nazionale lavoratori mutilati e invalidi lavoro), portato avanti dall'Universita' di Padova, che attraverso studi mostra tutti i lasciti degli incidenti.
Fonte: Ansa.it
Spesso un incidente sul lavoro non ha 'solo' conseguenze mediche e psichiatriche, c'e' anche un'eredita' psicologica, emozionale, che puo' rendere difficile la vita e il rientro al lavoro da parte di chi l'ha subito: infatti il 40% dopo l'infortunio non ce la fa a reinserirsi. A certificarlo e' il progetto dell'Anmil (Associazione nazionale lavoratori mutilati e invalidi lavoro), portato avanti dall'Universita' di Padova, che attraverso studi mostra tutti i lasciti degli incidenti.
Allarme dell'Ance, in Sicilia appalti con troppi ribassi
5.12.2010
Fonte: Ansa.it
Secondo l'Ance Sicilia nelle ultime settimane si stanno registrando in tutta l'isola aggiudicazioni di appalti con ribassi medi del 48%.
In alcuni casi i costruttori segnalano ribassi addirittura fino al 53%, per via della norma regionale sulle gare di importo compreso fra 1 e 5 milioni di euro. ''Una follia suicida - sostiene l'Ance - perche' lavori pagati a queste condizioni non possono che essere eseguiti male''. L'associazione ha deciso di chiedere al governo regionale ''di bloccare tutti i bandi'' con l'importo oggetto dei ribassi.
Fonte: Ansa.it
Secondo l'Ance Sicilia nelle ultime settimane si stanno registrando in tutta l'isola aggiudicazioni di appalti con ribassi medi del 48%.
In alcuni casi i costruttori segnalano ribassi addirittura fino al 53%, per via della norma regionale sulle gare di importo compreso fra 1 e 5 milioni di euro. ''Una follia suicida - sostiene l'Ance - perche' lavori pagati a queste condizioni non possono che essere eseguiti male''. L'associazione ha deciso di chiedere al governo regionale ''di bloccare tutti i bandi'' con l'importo oggetto dei ribassi.
Tarantino e Giudice, segreteria regionale Fillea Cgil, "cosa nostra è un socio scomodo, buttiamola fuori da appalti e forniture
3.12.2010
L’ennesima operazione antimafia permette ancora una volta di scoprire ciò che da anni la FILLEA CGIL regionale sostiene e cioè – sostengono Franco Tarantino e Ignazio Giudice della segreteria regionale della FILLEA CGIL - che l’intermediazione di manodopera, le assunzioni in nome del consenso sociale, le infiltrazioni criminali, continuano ad essere presenti e legate fortemente al controllo e addirittura alla regia unica della mafia. L’edilizia è un settore che difficilmente risente di vere e proprie crisi generalizzate , per questa ragione continuano Tarantino e Giudice - i gruppi criminali fiutano l’affare.
Il sindacato, grazie anche alla collaborazione delle forze dell’ordine, continuerà a vigilare, la provincia di Caltanissetta non può rimanere in eterno la capitale dell’abusivismo, del sommerso e della mafia.
Tra gli obiettivi perseguiti in questi anni la nascita di albi destinati a racchiudere le imprese di fiducia da utilizzare nell’esecuzione di appalti pubblici senza trascurare il controllo che la mafia esercita anche in imponenti opere realizzate con capitale privato. Crediamo indispensabile – affermano Tarantino e Giudice - la collaborazione degli imprenditori che, purtroppo, anche nell’operazione antimafia di ieri denominata RENDE REDIONEM non è risultata presente.
La reticenza al fenomeno della denuncia inginocchia il settore edile e blocca la speranza nell’ottenimento di una seria e robusta qualificazione delle imprese sane che vogliono operare da soggetti liberi in un mercato degli appalti libero e dignitoso. COSA NOSTRA E’ UN SOCIO SCOMODO – concludono Tarantino e Giudice- ED OGGI VI E’ L’ESIGENZA DI BUTTARLO FUORI DA APPALTI PUBBLICI E FORNITURE DI MATERIALI. I pentiti hanno un ruolo e danno un contributo alle indagini ma gli imprenditori possono fare di più per loro stessi , la propria impresa e per lo Stato.
giovedì 2 dicembre 2010
Operazione "Redde Rationem". Il capo della squadra mobile di Caltanissetta: "la mafia controlla il mercato edile"
2.12.2010
Di Rosario Cauchi
Fonte: Siciliainformazioni.com
Imprenditori e componenti delle famiglie di cosa nostra nissena avrebbero avuto uno stretto rapporto, tutto imperniato sul business dell’edilizia, pubblica e privata. Questo il quadro emerso dall’operazione “Redde Rationem”. “Il collegamento tra una parte dell’imprenditoria e alcune frange criminali - commenta il capo della Squadra Mobile di Caltanissetta Giovanni Giudice - continua a mantenersi, in molti, purtroppo, ambiscono ad un controllo quasi totale
del mercato edile e delle forniture e per tale ragione si affidano a soggetti legati alle cosche della zona”.
Nel corso dell’indagine, secondo Giudice, sarebbe stato scoperto un meccanismo che consentiva ai gruppi criminali di ottenere il 3% in diversi appalti pubblici e alle aziende “protette” di incassare la fornitura in esclusiva di mezzi e calcestruzzo nell’ambito di cantieri privati, avviati da piccole e medie imprese. “Un problema essenziale che abbiamo riscontrato nel corso delle indagini - ammette Giovanni Giudice - è stato quello della scarsissima collaborazione da parte degli imprenditori vessati, tanto da basarci, in prevalenza, sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e sui nostri riscontri”.
“L’edilizia - dichiara Ignazio Giudice della Fillea Cgil - è un settore che difficilmente risente di vere e proprie crisi generalizzate, per questa ragione i gruppi criminali fiutano l’affare; il sindacato, grazie anche alla collaborazione delle forze dell’ordine, continuerà a vigilare, la provincia di Caltanissetta non può rimanere in eterno la capitale dell’abusivismo e dell’economia sommersa”.
Tra gli obiettivi perseguiti in questi anni, la nascita di albi destinati a racchiudere le imprese di fiducia da utilizzare nell’esecuzione di appalti pubblici. “Bisogna sottoscrivere un codice etico - commenta l’imprenditore Giovanni Saletta, da anni impegnato nella denuncia delle infiltrazioni criminali nell’economia nissena - tutte le società produttrici di calcestruzzo devono evitare forniture in favore di imprese impegnate all’interno di cantieri abusivi che non garantiscono, peraltro, i diritti dei lavoratori”.
In provincia di Caltanissetta, intanto, aumenta il numero di operai edili che sfuggono ad ogni tipo di controllo. “Sono 1.074 - dichiara il componente della segreteria regionale della Fillea-Cgil Ignazio Giudice - i lavoratori che, almeno teoricamente, sono usciti, quest’anno, dal mercato edile nisseno; in verità, la spiegazione di simili fuoriuscite è assai semplice, questi lavoratori proseguono la loro attività senza alcun tutela contrattuale, all’interno di cantieri sconosciuti alle autorità competenti”.
Di Rosario Cauchi
Fonte: Siciliainformazioni.com
Imprenditori e componenti delle famiglie di cosa nostra nissena avrebbero avuto uno stretto rapporto, tutto imperniato sul business dell’edilizia, pubblica e privata. Questo il quadro emerso dall’operazione “Redde Rationem”. “Il collegamento tra una parte dell’imprenditoria e alcune frange criminali - commenta il capo della Squadra Mobile di Caltanissetta Giovanni Giudice - continua a mantenersi, in molti, purtroppo, ambiscono ad un controllo quasi totale
Nel corso dell’indagine, secondo Giudice, sarebbe stato scoperto un meccanismo che consentiva ai gruppi criminali di ottenere il 3% in diversi appalti pubblici e alle aziende “protette” di incassare la fornitura in esclusiva di mezzi e calcestruzzo nell’ambito di cantieri privati, avviati da piccole e medie imprese. “Un problema essenziale che abbiamo riscontrato nel corso delle indagini - ammette Giovanni Giudice - è stato quello della scarsissima collaborazione da parte degli imprenditori vessati, tanto da basarci, in prevalenza, sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e sui nostri riscontri”.
“L’edilizia - dichiara Ignazio Giudice della Fillea Cgil - è un settore che difficilmente risente di vere e proprie crisi generalizzate, per questa ragione i gruppi criminali fiutano l’affare; il sindacato, grazie anche alla collaborazione delle forze dell’ordine, continuerà a vigilare, la provincia di Caltanissetta non può rimanere in eterno la capitale dell’abusivismo e dell’economia sommersa”.
Tra gli obiettivi perseguiti in questi anni, la nascita di albi destinati a racchiudere le imprese di fiducia da utilizzare nell’esecuzione di appalti pubblici. “Bisogna sottoscrivere un codice etico - commenta l’imprenditore Giovanni Saletta, da anni impegnato nella denuncia delle infiltrazioni criminali nell’economia nissena - tutte le società produttrici di calcestruzzo devono evitare forniture in favore di imprese impegnate all’interno di cantieri abusivi che non garantiscono, peraltro, i diritti dei lavoratori”.
In provincia di Caltanissetta, intanto, aumenta il numero di operai edili che sfuggono ad ogni tipo di controllo. “Sono 1.074 - dichiara il componente della segreteria regionale della Fillea-Cgil Ignazio Giudice - i lavoratori che, almeno teoricamente, sono usciti, quest’anno, dal mercato edile nisseno; in verità, la spiegazione di simili fuoriuscite è assai semplice, questi lavoratori proseguono la loro attività senza alcun tutela contrattuale, all’interno di cantieri sconosciuti alle autorità competenti”.
"Un patto etico tra tutti gli imprenditori". Salsetta, responsabile Edilponti, "non bisogna fornire calcestruzzo a chi costruisce abusivamente"
Fonte: "La Sicilia"
Gli imprenditori del territorio si attendono un rilancio con l'approvazione del Piano regolatore generale. Una imprenditoria che guarda, però, non solo all'utile aziendale, ma anche a garantire dei prodotti di qualità a quanti hanno la possibilità di realizzare la propria casa e puntare sul «mattone» che resta uno dei migliori investimenti.
Tra le aziende locali ce ne sono alcune che si sono ribellate alle richieste estorsive e che vogliono continuare ad operare nel rispetto delle regole. L'anno scorso - tra alcune iniziativa antimafia - è anche nato l'impianto di "calcestruzzo della legalità". Non solo un motto per quanti hanno denunciato le estorsioni e si sono opposti alle richieste da parte delle cosche mafiose, ma anche uno stile di vita che Giovanni Salsetta vuole portare avanti nelle tante attività imprenditoriali che ha avviato in alcuni lustri di lavoro e investimenti. Un percorso dalla cooperativa Costruzioni Edil Ponti alla strategia imprenditoriale avviata con la cooperativa Socover di Aldo Tamburro. "Ma ci rendiamo conto - afferma Giovanni Salsetta - che portare avanti l'attività imprenditoriale nel nostro territorio è veramente difficile e non solo per quelle che sono le difficoltà economiche del momento".
Ogni giorno bisogna guardare attentamente le dinamiche del mercato e stare attenti alle pericolose dinamiche che minacciano quelle che sono le attività "sane" presenti in città e in grado di assicurare posti di lavoro e benessere.
Non manca nemmeno la concorrenza, alcune volte anche sleale, dietro l'angolo pronta ad offrire un prodotto con costi certamente minori che danneggiano l'intera catena dell'edilizia, a discapito della sicurezza dei lavoratori e delle retribuzioni della manodopera.
I costi di un prodotto doc non sono certamente quelli di un calcestruzzo "impoverito" come è emerso più volte nelle inchieste giudiziarie condotte dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta che nel corso degli ultimi anni hanno accertato presunte irregolarità nella realizzazione di numerose opere pubbliche non soltanto in Sicilia, con il rischio di dissesti per le stesse strutture e per il territorio.
Il settore del calcestruzzo vive un momento difficile che è strettamente legato alla crisi dell'edilizia. Nel settore pubblico gli appalti hanno avuto un crollo negli ultimi anni, così anche nel privato. A Gela, allo scenario complessivo negativo, deve aggiungersi il ritardo che riguarda le autorizzazioni urbanistiche, molte delle quali rimaste sulle scrivanie o all'interno dei cassetti, in attesa che vengano discusse tutte le osservazioni presentate al nuovo strumento urbanistico cittadino.
Mentre negli uffici comunali si lavora alacremente per chiudere il lungo iter amministrativo del nuovo Piano regolatore, in città il «mattone selvaggio» cresce giorno dopo giorno. I controlli ci sono, ma sono ben poca cosa rispetto all'edilizia abusiva che si è registrata anche in questi ultimi anni.
"Bisogna sottoscrivere un codice etico - ha affermato Giovanni Salsetta - ogni società che produce calcestruzzo dovrebbe impegnarsi a non fornire il materiale a chi realizza edifici privi di autorizzazioni comunali. Un patto etico tra gli stessi imprenditori. I tempi sono maturi per scelte forti, i controlli nella filiera del calcestruzzo devono essere più snelli e bisogna arrivare a scoprire chi non è in regola".
Per la produzione di "calcestruzzo doc" la società Edil Ponti ha acquistato macchinari di ultima generazione per "accompagnare i clienti nella realizzazione di prodotti in stretta sinergia con i progettisti che hanno messo nero su bianco per la realizzazione di strutture.
Dopo trent'anni di esperienza nel settore edile per Giovanni Salsetta, la Edil Ponti è presente nell'indotto della Raffineria e vanta un'esperienza consolidata ed altamente qualificata nella realizzazione di strutture edili. Ma non c'è solo l'edilizia, visto che nel corso degli anni il gruppo imprenditoriale ha deciso di investire anche in altri settori produttivi, puntando anche sulla manutenzione stradale all'interno del sito industriale. Dal calcestruzzo, all'edilizia fino all'impianto di inerti realizzato da Salsetta e Tamburro.
La società è inoltre specializzata nell'estrazione, nella selezione e nella vendita di pietrisco ed altri materiali inerti per lavori di edilizia civile ed industriale.
Il sito produttivo della "Inerti Impianti" è stato studiato, progettato e realizzato secondo gli standard delle più avanzate tecnologie. Concepito per sfruttare al meglio gli aggregati presenti nella cava con l'estrazione di materiali sabbio-ghiaiosi, da terreni geologicamente pregiati.
L'impianto di inerti garantisce macinatura, selezione e lavaggio di altissima precisione e un prodotto finito di qualità garantita per l'edilizia civile ed industriale.
Nel nuovo contesto imprenditoriale non bisogna però dimenticare il lavoratore al quale bisogna garantire la giusta retribuzione e la sicurezza del posto di lavoro. Gli ultimi dati sugli infortuni sono poco confortanti, nella provincia di Caltanissetta c'è stato un aumento del 7% degli incidenti, molti dei quali anche mortali.
"Il lavoratore - ha aggiunto Salsetta - deve essere tutelato, formato ed informato sulla dinamicità dell'azienda. Abbiamo superato i controlli dell'Ispettorato del Lavoro. I nostri dipendenti (oltre 100 unità) devono essere pronti ad ogni controllo che viene preposto dalle autorità di sicurezza. Ma con loro vogliamo affrontare le nuove sfide dell'imprenditoria per un impegno che ci vede in prima linea non solo nella tutela del posto di lavoro, ma anche nella sicurezza nei cantieri in cui operiamo. La salute di ogni singolo lavoratore è alla base di un impegno sociale che abbiamo sposato sinergicamente anche a supporto della città".
Il marchio "Costruzioni Edil Ponti" infatti è simbolo di un impegno costante nel mondo non solo occupazione delle cooperative gelese, ma anche di una legalità che si esercita nel rispetto di ogni singolo lavoratore, componente integrante di una imprenditoria che si affaccia ai nuovi scenari.
La realizzazione del "calcestruzzo doc" è l'impegno della società edile che nel compiere la "mission imprenditoriale" vuole anche garantire chi, nella realizzazione di fabbricati, bussa alle porte di questa azienda per la fornitura di cemento. Una nuova sfida che Salsetta e il suo entourage stanno portando avanti.
"Altre infrastrutture per creare sviluppo". Parla Ignazio Giudice, "da Gela può partire la proposta di rivisitare i contenuti degli stati generali dell'edilizia, bisogna evitare una guerra civile"
Fonte: "La Sicilia"
«Una crisi senza precedenti che preoccupa i lavoratori e gli imprenditori. Ma questa non sarebbe la prima volta, l'edilizia, pur essendo per natura l'unico settore anticiclico, mai come quest'anno ha toccato il fondo facendo fallire progetti familiari e tante piccole e medie imprese, il cuore del settore delle costruzioni. Vi è una novità e questa per la prima volta. I genitori si preoccupavano per i figli, il loro presente, l'imminente futuro, la cosiddetta "prospettiva", ora, nel 2010, a Gela, e non solo, i figli si preoccupano per i genitori, la lunga cassa integrazione che ha colpito tutti i lavoratori dell'indotto Eni di Gela, la mobilità in deroga prorogata a molti lavoratori ed ancora non pagata perché la regione siciliana non ha fondi, le ferie obbligatorie che fanno saltare in media 200 euro al mese a lavoratore con un danno alla pensione che sa di sfregio della politica litigiosa a danno di tanti uomini e donne, giovani e non più giovani, che vorrebbero vivere anche con 1000 euro nette al mese e con la speranza di assicurare un'abitazione decente, magari non abusiva, alla propria famiglia e il diritto allo studio se si sceglie di assumersi la responsabilità di diventare genitori»: così Ignazio Giudice, segretario provinciale della Fillea Cgil.
Cosa ha causato la crisi dell'edilizia a Gela? La perdita di un salario certo, sicuro e garantito, a circa 400 lavoratori edili presenti nell'indotto industriale Eni di Gela, l'aumento del lavoro nero a danno dei lavoratori, della loro sicurezza individuale in caso di infortunio, a danno delle imprese oneste che intendono rispettare le leggi, dell'immagine della città, dell'economia legale che sempre meno trova spazio perché soffocata dalla presenza di personaggi spregiudicati capaci di tutto quasi fossero intoccabili e impunibili.
Solo questo?
Fino ad oggi abbiamo denunciato e commentato questo aspetto, che è quello d'impatto, è il primo punto che emerge durante le assemblee sindacali, ma vi è di più dentro questa crisi. Tanto globale tanto gelese. Si stanno modificando comportamenti sociali, la crisi, che nel mondo della produzione industriale si manifesta attraverso cassa integrazione, mobilità, esuberi, sta stravolgendo anche il valore che tra un lavoratore e l'altro fino a poco tempo fa era presente e predominante, il sentirsi gruppo, uniti, immodificabili, o più semplicemente "colleghi", magari per tutta la vita. Oggi si pensa al singolare, si parla al singolare, si cerca da soli l'impresa edile che ha lavoro, si lascia da soli la disponibilità, se in piazza, come accade in tutte le città meridionali si sa di un'azienda che sta facendo colloqui, lo dici il giorno dopo l'assunzione e non più quando vai, e non per scaramanzia ma perché il lavoro è poco, insicuro e incerto e quindi meglio non parlare.
Chi è oggi il lavoratore edile?
Spesso il figlio del lavoratore edile, in altre occasioni è il giovane con un diploma di geometra che fa il manovale, con la licenza liceale che fa l'aiuto carpentiere, il perito industriale che fa l'imbianchino. E' anche il geometra iscritto all'albo che ha perso l'occupazione e , attraverso una pesante retrocessione professionale, accetta la nuova condizione lavorativa mandando in macerie la professionalità acquisita.
Cosa è stata Gela negli ultimi 10 anni?
Gela è stata dichiarata area ad alto rischio ambientale, ad alto tasso di criminalità minorile, è stata accertata la presenza di due distinte fazioni mafiose, Cosa Nostra e Stidda, e ha potuto beneficiare della programmazione negoziata (contratto d'area, legge 488 per nuovi insediamenti, ampliamenti e/o riconversione, patto territoriale per l'agricoltura). Inoltre l'Organizzazione Mondiale della Sanità sta studiando il caso Gela e noi insistiamo che vi è un nesso tra patologie tumorali e presenza della grande industria di cui Gela ancora "gode".
Oggi, di cosa c'è bisogno?
Di un percorso serio, programmato, costante e intelligente che eviti l'imbarbarimento nella città già sede di molte disfunzioni storiche ed endemiche. Dobbiamo arginare per poi riuscire a bloccare il continuo esodo di interi nuclei familiari che seguono il destino del parente che ha trovato lavoro al Nord o all'estero; incentivare le scuole di arti e mestieri che ti consegnano un'istruzione finalizzata a ciò che il contesto offre nella speranza di arricchirlo di competenze magari specifiche; prevedere una cospicua somma in bilancio comunale e provinciale che consente la sperimentazione locale di incentivi ai giovani che hanno un'idea imprenditoriale perché ciò potrebbe rappresentare la vera svolta; liberarci culturalmente dall'ubriacamento seguito da intossicazione generato dalla presenza dell'Eni a Gela che ancora, anche se il fenomeno si è ridimensionato, continua ad essere la destinataria del curriculum di centinaia di giovani che puntualmente nella maggioranza assoluta dei casi non riceve nessuna comunicazione neanche per un colloquio all'estero; controllare senza sosta il rapporto istituzione locale - Eni, istituzione locale e sistema imprenditoriale che chiede le concessioni edilizie, perché i Comuni hanno un ruolo fondamentale e strategico nel decremento del lavoro irregolare e sommerso. A Gela, dove insistono centinaia di prospetti incolore, soprattutto nelle case costruite abusivamente e successivamente condonate, potremmo avere la grande risorsa per uscire dalla crisi del settore che è in parte la crisi della città, fare i prospetti, abbellire i marciapiedi, stringere un patto forte tra lavoratori, istituzioni e piccoli artigiani. Ciò che gli imprenditori edili annunciano ora, cioè nel secondo semestre 2010, la Fillea Cgil l'ha sostenuto già due anni fa, l'estero attrae e per fuggire basta un motivo, per esempio il calo dei bandi pubblici o la legge sugli appalti che tende a dequalificare il settore delle opere pubbliche, o il dramma vissuto da decine di cooperative e non solo dell'accesso al credito.
Quale proposta lancia il sindacato?
Da Gela può partire la proposta di rivisitare i contenuti degli stati generali dell'edilizia che tanto in ambito nazionale quanto in ambito regionale sono stati importanti per mettere d'accordo soggetti sociali diversi su alcuni obiettivi che, purtroppo, ad oggi, stentano a trovare attuazione e praticabilità. Da Gela, può partire la proposta della riconversione industriale basata sul destino delle aree messe a disposizione dall'Eni per nuovi insediamenti che non possono prescindere dall'accettazione oggettiva che una crescita complementare alla grande industria è necessaria e urgente per evitare "una guerra civile" in chiave contemporanea.
Cosa è utile invece?
Non è sufficiente né per il sindacato né per il lavoratore dell'indotto iscriversi alla tifoseria pro o contro l'Eni. Non serve a nulla, neppure a sfogarsi. E' utile , invece, parlare un linguaggio comprensibile che parta da una considerazione: chi ha responsabilità per il presente e il futuro della città tutto può fare tranne andarsene, ne consegue che rimanere significare trattare l'Eni e il suo indotto come merita e cioè come un tratto trentennale di storia industriale che non può dissolversi in nome del piano industriale che i gelesi ricorderemo come l'addio garbato dei successori di Mattei che una volta sedotti ci possono anche abbandonare. Credo, e non sono il solo, che prendere coscienza della crisi dell'edilizia nella nostra provincia sia sufficiente a rivendicare il diritto ad ottenere le giuste attenzioni per infrastrutturare l'intero territorio per renderlo meno africano e un po' più europeo o, più semplicemente normale così come meritano i 280 mila abitanti della provincia di Caltanissetta.
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