Altre forme di lavoro irregolare aggravano la situazione nei cantieri. Una di queste forme irregolari è quella di indicare nelle buste paghe dei lavoratori meno ore lavorate e giustificare le assenze ( non vere ) con permessi non retribuiti o assenze volontarie da parte del lavoratore. In questo modo molte aziende abbassano illegalmente il costo del lavoro pagando in nero molte giornate di lavoro effettivamente lavorate ma non indicate in busta paga. Questa fenomeno è in forte crescita in tutte le casse edile Siciliane. Alcuni dati presi dalle casse edili Siciliane rendono bene l’ampiezza del fenomeno:
Nel 2007, le assenze dei lavoratori dichiarate nelle casse edili rispetto le ore lavorate incidono il 7,70%, le ore dichiarate sotto la voce permessi non retribuiti incidono il 5,90%.
Sommate le due voci incidono rispetto alle ore lavorate del 13,60%.
Nel 2009, le due voci incidono rispettivamente del 11,10% e del 7,50%, per un totale del 18,60%, con un aumento del fenomeno dal 2007 al 2009 del 27%. I primi dati del 2010, danno il fenomeno ancora in forte ascesa.
Se questi dati corrispondessero alla verità, significherebbe che i lavoratori Siciliani non sono molto inclini al lavoro, che a ogni 4 ore di lavoro ne farebbero una di assenza. Naturalmente siamo di fronte ad una enorme evasione fiscale e contributiva perpetrata ai danni dei lavoratori e dello stato.
Altre forme di lavoro, tipo contratti a part-time, sono utilizzati per nascondere lavoro nero. I contratti di lavoro tipo part-time sono quasi del tutto inapplicabili nel settore edile, immaginate un muratore o un carpentiere dopo 4 ore di lavoro lasci il suo posto ad un altro operaio, che a sua volte deve continuare il completamento di un manufatto iniziato da un altro. E’ difficile in edilizia applicare un rapporto di lavoro part-time anche nella forma verticale.
Quindi, morale, ci sono imprenditori edili che usano questo tipo di contratto per certificare solo 4 ore di lavoro del proprio dipendente e pagare ( spesse volte sottopagare ) le altre 4 ore in nero. Il danno contributivo nei confronti dei lavoratori e di evasione fiscale nei confronti dello Stato è molto alto.
Combattere veramente queste forme di illegalità significa non solo proteggere i lavoratori, ma anche enormi entrate per lo stato, altro che manovre finanziarie, andare seriamente a recuperare queste ingenti risorse porterebbe a sanare e rilanciare l’economia dell’intero paese.
Operai Part-Time: nel 2007 nel settore edile il 4% dei lavoratori attivi dichiarati nelle casse edili Siciliane, avevano un contratto a part-time.
Nel 2010 nel settore edile i lavoratori attivi dichiarati dalle casse edili Siciliane con contratto a part-time, sono il 6,5%, in alcune realtà come Palermo la percentuale arriva al 7%.
Di fronte agli incidenti sul lavoro che non diminuiscono, a fenomeni di forte illegalità sopra descritti,di fronte a l’alta percentuale di presenza nei cantieri di lavoro nero( al 30% ), come risponde in termini di controlli lo stato? E’ proprio per questo che oggi la Fillea CGIL Sicilia ha indetto questa conferenza stampa di denuncia. Perché la nostra risposta è fortemente negativa.
La risposta dello Stato è del tutto insufficiente.
Su una cosa tutti gli addetti ai lavori concordano, e cioè che per combattere la illegalità nel mondo del lavoro, per aumentare la sicurezza nei cantieri, la strada è quella della Formazione-Prevenzione e Repressione.
Fermo restando che in materia di formazione c’è ancora tanto da fare, dobbiamo dire anche che a livello contrattuale si sono fatti enormi passi in avanti. L’ultimo rinnovo del contratto edile ha inserito nuove normative; ad esempio, le 16 ore di formazione obbligatoria sulla sicurezza che devono fare i lavoratori di primo ingresso nel settore, le 8 ore di formazione annuale continua a tutti i lavoratori edili.
Attraverso il lavoro quotidiano degli enti bilaterali ( i C.P.T. e le Scuole edili ), le parti sociali immettono nel settore formazione.
Cosi come previsto dalla legge 81/08 ( testo unico sulla sicurezza ), in gran parte delle provincie italiane operano nei nostri territori, girando cantieri, decine di RLST (rappresentanti-lavoratori-sicurezza-territoriale per aziende al di sotto dei 15 dipendenti ).
Anche in fatto di leggi e normative, il nostro paese in questa materia non è messo male, ad esempio la legge 81 ( il cosi detto testo unico ), il problema invece sta nella mancata applicazione di esse.
E’ proprio nell’applicazione delle norme in materia di sicurezza che sta il problema, perché malgrado i passi in avanti che si sono fatti con la formazione, ci sono i numeri che inchiodano a tutti compresi noi sindacalisti.
Cosa fa lo stato per fare applicare le norme e le leggi che regolano la materia? A un quesito del genere uno come me, che per mestiere da 7 anni segue i lavoratori nei cantieri, non può che rispondere “ lo Stato risponde male anzi malissimo”. Non è questa una risposta demagogica o populista, analizzando uno per uno tutti gli organi ispettivi che mette sul campo lo Stato per fronteggiare questi fenomeni si capisce subito come il giudizio negativo verso le istituzioni è ampiamente giustificato. Questa risposta negativa è anche facile da sostenere, me ne potrei uscire semplicemente sfidando chiunque dicendo: andate nei cantieri e parlate con i lavoratori, fatevi dire da loro se esistono e come vengono fatti i controlli. Far parlare i lavoratori, ecco magari ogni tanto anche voi giornalisti provate a farvi un giro nei cantieri, dando voce ai lavoratori, vedere le loro condizioni di lavoro , ascoltarli sui ricatti che subiscono ogni giorno lavorando in condizioni pericolose, la loro non protesta per la paura di essere licenziati, portate fuori queste problematiche, anche questo è utile al raggiungimento di questa causa, affinchè si possa affermare la legalità in tutti i luoghi di lavoro.
Se si deve dare una risposta più articolata che analizza bene la questione, che dimostri come spesse volte la medicina giusta viene nascosta volutamente al malato. Ciò ci fa comprendere come l’inefficienza spesse volte è costruita ad arte. Per fare un esempio pratico, se una ditta deve ristrutturare la facciata di un palazzo è necessario impacchettare il palazzo con ponteggi nuovi e a norma , se la ditta si arrangia risparmia qualche decina di migliaia di euro che si aggiungono al profitto, in particolare sapendo che difficilmente sarà scoperto dagli organi ispettivi dello Stato. Queste sono naturalmente imprese che non si possono chiamare imprese.
Poi esistono Imprese che pur di stare nel mercato e lavorare, partecipano ad un continuo stillicidio fra di esse, causato dalle attuali leggi che regolano gli appalti, che permettono alle imprese di presentare ribassi del 30 e anche 48%. Chi progetta un lavoro in edilizia sa che una offerta al disotto del 15% di ribasso porta una ditta edile che rispetta le regole a perdere e non a fare profitti.
E su questo punto è necessario una lotta comune che veda insieme sindacato dei lavoratori ed imprese sane ( che per fortuna ci sono ) insieme e con forza a chiedere una riforma delle leggi che regolano gli appalti.
Ma ritorniamo alla risposta che a queste problematiche da lo stato e in particolare al sistema dei controlli.
Lo stato in Sicilia ha un vero e proprio esercito, ma solo sulla carta, preposto alla vigilanza e alle ispezioni, se si sommano il numero di addetti dei 9 Ispettorati del Lavoro Provinciale, di Inps, Inail e Asp, si nota subito che non più del 3-4%, di queste risorse umane sono destinate ai controlli.
Se facciamo una fotografia dello stato dell’arte del principale organo ispettivo e cioè l’ispettorato del lavoro, ne esce fuori una diagnosi pesantissima.
In Sicilia in questo momento ci sono circa 170 mila cantieri aperti. I controlli interessano il 6% di questi cantieri. La scarsità di questi controlli è dovuta esclusivamente all’esiguo ed insufficiente numero degli ispettori del lavoro, con la conseguenza che i nostri cantieri sono spesso teatro di incidenti sul lavoro e spesse volte con esiti letali. La carenza dei controlli mantiene altissima la presenza di lavoro nero nei posti di lavoro, di sfruttamento di lavoro minorile e di lavoratori emigranti. Fa parte della politica spettacolo i continui annunci dei vari governi regionali che si sono succeduti ultimamente in Sicilia, dove si comunicava l’avvio di centinaia di Ispettori del lavoro, sia per concorso o con la formazione interna.
Con la formazione interna la Regione ha anche speso parecchio, ma alla fine l’elefante ha partorito il topolino, sono stati formati poche decine di nuovi Ispettori, peraltro non ancora avviati.
La carenza di Ispettori del lavoro resta cronica. Oggi in Sicilia operano soltanto 220 Ispettori, c’è la necessità di almeno altri 500 nuovi Ispettori.
Nuovi Ispettori, la domanda viene spontanea, e le risorse per mantenerli?. Le risorse si possono trovare senza costi aggiuntivi da parte della Regione, basterebbe destinare il 10% delle entrate agli ispettorati del Lavoro che procurano col sistema sanzionatorio loro stessi.
Un esempio concreto: L’Ispettorato del lavoro di CL ha portato alle casse della Regione Sicilia nell’anno 2009,€ 800 mila euro, non lavorando a regime per mancanza di risorse economiche e umane , quindi se l’ispettorato del lavoro di CL, avesse , ciò che gli manca e cioè le risorse, ne conseguirebbe che le entrate raddoppierebbero anche per la stessa Regione, in buona sostanza si verrebbe a creare un circolo virtuoso che comporterebbe un auto finanziamento di tutta l’attività ispettiva. L’esempio fatto, che testimonia le condizioni dell’ispettorato del lavoro di CL, si può estendere a tutte le provincie Siciliane, molti di essi per esempio TP, da giugno c.a. non escono più i carabinieri del nucleo in forza all’ente, perché già a quella data come spese missione erano andati ben oltre alla somma destinata dalla Regione.
Non certo rosea è la situazione degli ASP in Sicilia, anche se in questi giorni è stato lanciato un nuovo piano straordinario ( con la speranza che non sia anche questa volta politica spettacolo fatta solo di annunci ) per la salute e sicurezza che prevede interventi specifici nei settori edili e agricoli.
Il piano è triennale e sarà finanziato con circa 3,5 milioni di euro per ciascuno dei tre anni 2010,2011,2012.
A fronte di un totale di 10,5 milioni di euro saranno attivate 79 nuove assunzioni di cui 9 medici ( uno per ogni ASP ), 40 tecnici ed ingegneri per l’edilizia, e 30 fra medici, tecnici della prevenzione e ingegneri per l’agricoltura.
Le ASP hanno l’obbligo di effettuare le assunzioni di queste unità che si aggiungeranno ai circa 180, fra medici, ingegneri e tecnici già in organico nelle singole ASP Siciliane.
Per raggiungere una dotazione organica sufficientemente adeguata occorrerebbero ulteriori 150 nuove assunzioni fra tecnici,medici e ingegneri.
Le risorse finanziarie necessarie trovano copertura nella disponibilità finanziaria del fondo sanitario e nell’ambito delle risorse per obbiettivo di piano ( art. 34bis, legge n 662 del 96 ).
Fra gli enti preposti al controllo e alla prevenzione le ASP sono le più assenti nel territorio, grosse strutture pochissimi ispettori, anche qui un esempio che si può allargare al resto della Sicilia in quanto la situazione di carenza è omogenea, l’ASP di Catania sezione igiene ambiente medicina del lavoro, ha un organico di circa 100 addetti di cui solo 4 ispettori.
Ci sono cantieri dove i loro controlli sono indispensabili, specialmente nei cantieri di restauro, dove spesse volte i restauratori sono costretti a lavorare maneggiando sostanze chimiche nocive alla salute, senza che l’azienda li doti dei DIP (dispositivo individuale di protezione).
Parlavamo prima di forme di lavoro nero o altre forme di contratti che portano ad una enorme evasione contributiva per i lavoratori e fiscale per lo Stato, ebbene in questi casi si manifesta l’enorme insufficienza dell’Inps al controllo ed al recupero.
A nostro avviso questi sono i mali dell’inps:
La carenza anche qui di ispettori, ( non mi risulta che i bilanci dell’istituto vadano male, da giustificare la non assunzione di nuovi ispettori ), la forte carenza organizzativa ( nel rilascio del DURC, il certificato unico di regolarità contributiva alle ditte il 90% dei pareri dell’Inps è rilasciato col silenzio assenso ), la politica miope dei suoi vertici che non investe nell’efficienza, che porterebbe oltre ad una giustizia sociale nei confronti dei lavoratori e delle vere imprese a delle entrate enormi per il risanamento dei conti pubblici dello Stato.
Per concludere il nostro ragionamento-denuncia, risanare, potenziare,dare risorse economiche adeguate, insomma rendere efficienti questi enti dello Stato dipende principalmente da una volontà politica. Renderli efficiente da fastidio sicuramente a poteri forti, per i quali questi enti devono funzionare male, anche come abbiamo dimostrato se si possono auto-finanziare senza gravare sullo stato.
Vi riporto per capire meglio, integralmente il discorso di un deputato regionale durante un dibattito all’assemblea Regionale il 27 aprile 2010, quel giorno c’era in discussione l’assegnazione di risorse agli Ispettorati del lavoro Siciliani, risorse necessarie a svolgere l’attività dei controlli.
Intervento del deputato Regionale
“Signor presidente, onorevoli colleghi, onorevole assessore Cimino, signori assessori, io già in V commissione, avevo posto sull’argomento –che devo dire non disapprovo come linea di principio- un ulteriore aumento. Certo, non so quale somma effettivamente sia giusta per questi ispettori, però il problema che pongo, onorevole assessore , e Lei ha condiviso, è un altro. Mi risulta che ultimamente, in un momento di tanta difficoltà, proprio per un’accelerazione data dall’assessorato, e in particolar modo dal Direttore – che oltretutto stimo come persona – stiamo accelerando questi sopralluoghi in tante aziende, ma con un criterio quasi premiale, nel senso che più controlli si fanno meglio è.
Nello stesso tempo, però assessore Leanza, noi non ci rendiamo conto del danno che facciamo a queste aziende,perché le visite non devono essere per andare a controllare il pelo nell’uovo, le visite dovrebbero essere, almeno le prime, per informare queste persone di mettersi in regola. La maggior parte di queste visite, oggi stanno provocando alle piccole e medie aziende tantissimi problemi, perché c’è la voglia di rispettare le direttive dell’assessorato che, effettivamente dice di andare avanti, e che anzi ci saranno premi ed altro; da un altro lato noi andiamo pero a colpire le piccole e medie imprese, in questo particolare momento di difficoltà, con multe salate di 30,40 e 50 mila euro.”
Queste sono le affermazioni di un nostro deputato regionale, a voi spetta un giudizio di merito.
Ignazio Giudice
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