domenica 31 ottobre 2010

Italia, il costo della vita

31.10.2010
Fonte: PeaceReporter.net

Operaio albanese morto sul lavoro: ai familiari un risarcimento 10 volte inferiore rispetto a un italiano. I commenti dell'avvocato Marco Paggi e dello scrittore Marco Rovelli

 I genitori di un operaio albanese morto sul lavoro riceveranno un risarcimento dieci volte inferiore rispetto a quello che spetterebbe ai genitori di un operaio italiano.
Alcuni giorni fa, infatti, il giudice civile di Torino Ombretta Salvetti, rifacendosi a una sentenza di dieci anni fa della Cassazione ha stabilito di "equilibrare il risarcimento al reale valore del denaro nell'economia del Paese ove risiedono i danneggiati", che in questo caso sono i familiari dell'operaio deceduto. Ad entrambi i genitori del lavoratore andrà una somma pari a 32 mila euro. Se si fosse trattato di un lavoratore italiano la somma sarebbe stata fino a dieci volte superiore.
L'avvocato Marco Paggi dell'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione), ha così commentato la decisione del giudice torinese.
Non credo che la sentenza in questione, per quanto riportato dalle agenzie, si possa definire in senso tecnico come il frutto di una discriminazione, ma piuttosto il frutto di una cultura discriminatoria latente.
In realtà non è certo la prima pronuncia di questo genere, tanto è vero che addirittura - sempre stando alle fonti ora disponibili - il Tribunale di Torino sembra richiamare una risalente pronuncia della Cassazione, che avrebbe ammesso un criterio di quantificazione del danno basato sul "tenore di vita" del paese d'origine. Ha evidentemente omesso di considerare il giudice di Torino che tale orientamento è da tempo superato, non solo da copiosa giurisprudenza di merito ma anche dalla Corte di Cassazione. Si veda, per l'appunto, la più recente sentenza n.5471 del 6.2.2009 della IV Sezione Penale, in relazione al risarcimento dei danni morali ai familiari non conviventi in Italia di un extracomunitario vittima di infortunio stradale (in Diritto immigrazione e cittadinanza, n.3/2009, p.209), ove si afferma che non solo è inapplicabile alla fattispecie la regola della reciprocità ma che inoltre "il trattamento giuridico conseguente alla lesione del bene-vita spetta ai famigliari dello straniero alla stessa stregua di quelli del cittadini italiano, siano o meno conviventi in Italia".
Sulla sentenza raccogliamo anche una riflessione dello scrittore Marco Rovelli, autori di 'Lavorare uccide' (Milano, BUR, Futuropassato, 2008).
Non ci sono molte buone ragioni per contestare la sentenza del giudice di Torino che ha deciso che la morte di un operaio albanese debba essere compensata con un ammontare di denaro minore di quello che compenserebbe l'analoga morte di un operaio italiano. Il giudice si è basato su un tabellario che parametra i poteri d'acquisto nei diversi Paesi del mondo. Quel che conta, insomma, è la quantità di merce che può essere comperata. La vita di un uomo viene finalmente valutata per ciò che essa è effettivamente nel mondo "reale": la sua capacità di consumo. L’essere umano vale in quanto consumatore: ecco, finalmente una sentenza che dichiari fuori dai denti, esplicitamente, questa verità che abbiamo sotto gli occhi quotidianamente, e che viene asserita in quanto valore ogni giorno.
Certo, rimangono alcuni problemi: la morte di un operaio di Palermo allora non dovrebbe essere valutata meno di quella di un operaio di Milano? Certo che lo dovrebbe, secondo logica capitalista vuole. Ma finché il criterio resta quello dello Stato nazionale (e nella globalizzazione, per quanto "imperiale" possa essere, lo Stato nazionale resta l'elemento chiave entro la divisione internazionale del lavoro), si deve parametrare e liquidare di conseguenza. Finché, almeno, la secessione nordista non sarà compiuta.
E poi, la questione di fondo – l’unico buon motivo in punta di diritto, direi: non avrebbe l'operaio da vivo mandato rimesse al paese in euro? E non avrebbero allora i suoi familiari ricevuto un ammontare di denaro che eccedeva il potere d'acquisto albanese? Ma il giudice di Torino avrà pensato che non è sulle ipotesi che si sorregge il diritto ma sui fatti, e qui i fatti sono: un corpo morto e un denaro vivo.
Insomma, è inutile eccepire alla sentenza secondo valori "umanitari": essa è perfettamente coerente ai valori fondanti del sistema – unico, assoluto, globale, e oserei dire rotondo come rotonda è la verità di Parmenide – entro il quale viviamo. Contestare la sentenza del giudice di Torino, allora, non ha alcun senso se non si rimettono in discussione i principi stessi del nostro capitalismo globale.

sabato 30 ottobre 2010

"Così venivano imposte le forniture". "Alle imprese veniva dato il cemento e ai trasportatori di inerti chiesto il sussidio per le famiglie dei mafiosi"

30.10.2010
Di Vincenzo Pane
Fonte: "La Sicilia" ed. Caltanissetta

Il pentito nisseno Alberto Carlo Ferrauto, ascoltato dai magistrati della Dda nissena durante l'inchiesta sulla "Calcestruzzi Spa" ricostruisce con precisione il meccanismo delle estorsioni e delle imposizioni sulle forniture di calcestruzzo e degli inerti. Ferrauto, la prossima settimana, sarà interrogato dal Tribunale in trasferta a Milano nel processo relativo alla vicenda delle presunte frodi in pubbliche forniture realizzate, secondo l'accusa, tramite l'utilizzo del calcestruzzo depotenziato. Sotto processo ci sono gli ex dirigenti della "Calcestruzzi Spa" Mario Colombini e Fausto Volante assieme al riesino Giovanni Giuseppe Laurino, difesi dagli avvocati Giuseppe Bana, Giacomo Gualtieri, Gioacchino Sbacchi, Adelmo Manna, Delfino Siracusano, Vincenzo Vitello e Carmelo Scarso.
Ferrauto descrive ai magistrati della procura il ruolo che Laurino, ritenuto dagli inquirenti l'uomo di fiducia di Cosa Nostra all'interno della "Calcestruzzi Spa", avrebbe avuto nella vicenda: «Laurino - spiega - era molto vicino a Francesco Cammarata di Riesi (fratello dei capimafia Pino e Vincenzo Cammarata e ritenuto il reggente di Cosa Nostra a Riesi). Mi fu presentato formalmente come "uomo d'onore" nell'impianto della "Calcestruzzi Spa" di Riesi. L'ho incontrato più volte anche a Caltanissetta. Laurino è responsabile degli stabilimenti della "Calcestruzzi Spa" di Gela e Riesi, ma si occupa anche di Caltanissetta».
Il racconto si sposta sul sistema delle estorsioni: «Il meccanismo delle estorsioni - afferma Ferrauto - è quello di imporre alla ditta che deve realizzare i lavori la fornitura di materiali dalla "Calcestruzzi Spa". Inoltre si affidano i contratti di trasporto dell'inerte ad autotrasportatori compiacenti che fatturano 50 centesimi in più rispetto al prezzo concordato per ogni metro cubo di materiale trasportato, che vengono devoluti alla famiglia mafiosa locale. La ditta compiacente sa che deve dare i soldi alla consorteria mafiosa del luogo dove si trova la cava. Questi particolari li ho appresi da Laurino; io e Pietro Riggio (altro ex affiliato mafioso di Caltanissetta oggi pentito) abbiamo cercato a Polizzi Generosa una ditta per trasportare gli inerti a Caltanissetta. Trovammo una ditta gestita da due persone anziane, parenti del locale capomafia. In quell'occasione io e Riggio conoscemmo anche il rappresentante regionale della "Calcestruzzi Spa", un tale di nome Franco il quale, per conto della ditta, stipulò un contratto per la fornitura degli inerti da Polizzi Generosa. Costui era consapevole di avere a che fare con persone vicine alla famiglia mafiosa di Caltanissetta».
Il racconto del pentito nisseno prosegue con la vicenda relativa all'impianto "Calcestruzzi" di Caltanissetta. «A metà del 2003 - prosegue Alberto Ferrauto - c'è stato un incontro negli uffici della "Calcestruzzi Spa" di Caltanissetta al quale ero presente io assieme a Laurino e Riggio e parlammo di far lavorare il più possibile l'impianto di Caltanissetta. Quando avevamo bisogno di parlare con Laurino il contatto era una persona di Licata che lavorava in questi uffici. So che costui venne poi sostituito da un'altra persona di origini agrigentine, che continuava a tenere i rapporti ogni volta che avevamo bisogno di contattare Laurino. Dopo l'arresto di Riggio, nel 2004, Angelo Palermo (ritenuto il capomafia di Caltanissetta) mi intimò di riferirgli tutto quanto riguardasse i traffici svolto da Pietro Riggio. Pertanto incontrai Laurino nel cortile interno dello stabilimento della "Calcestruzzi Spa" di Caltanissetta e gli dissi che non mi era piaciuto il modo con il quale Palermo mi aveva intimato questa cosa. Mi disse di stare tranquillo perché non sarei rimasto solo».
Ferrauto racconta anche di un episodio estorsivo e di come sarebbero stati aggiudicati alcuni lavori in subappalto, uno dei quali alla "Calcestruzzi Spa": «Pietro Riggio e Aldo Riggi (imprenditore di movimento terra vicino alla mafia e oggi pentito) imposero il pizzo a una ditta di Favara che eseguiva i lavori per la costruzione di una strada di collegamento fra via Turati e la caserma dei Carabinieri nel 2003. Fu imposto il subappalto per il movimento terra alla ditta di Aldo Riggi, per la fornitura di calcestruzzo alla "Calcestruzzi Spa", per la carpenteria a favore di un soggetto di San Cataldo che eseguì anche alcuni lavori (di carpenteria) al palazzo Pastorello di via Leone XIII e l'estorsione per l'1,5% della base d'asta. So che poi Aldo Riggi ha caricato il prezzo dell'estorsione sulle fatture relative ai lavori ottenuti. Ricordo che per la fornitura del calcestruzzo imponemmo all'impresa di rivolgersi alla "Calcestruzzi Spa", che curò anche il trasporto. Il sistema prevede che la ditta fatturi materiale per una quantità superiore a quella reale e l'importo in più rappresenta la quota per l'organizzazione mafiosa».

Crisi, a Gela chiuse 364 aziende

30.10.2010
Fonte: La Sicilia.it

In ginocchio il settore dell'edilizia, riduzione del personale del 40%. La denuncia della Cgil: "Aumenta il lavoro nero, in mano alla mafia". Solo nel 2009 l'ispettorato ha accertato la presenza nei cantieri di duemila lavoratori irregolari 

La crisi economica, in provincia di Caltanissetta, ha messo in ginocchio il settore dell'edilizia e alimentato l'economia sommersa e il lavoro nero.
La denuncia giunge dal segretario provinciale dei lavoratori edili aderenti alla Fillea-Cgil, Ignazio Giudice, il quale, in una nota spiega che negli ultimi due anni il numero delle imprese è sceso da 970 a 606, con una contrazione del 38% che ha corrisposto a una riduzione di personale del 40%.
Leggermente più contenuto il calo delle ore lavorative e delle retribuzioni, che si ferma al 30%. Ma il sindacato non crede che tante aziende possano essere scomparse in così poco tempo.
"Sicuramente non hanno chiuso 364 imprese e sicuramente non hanno perso occupazione 2015 lavoratori - dice Giudice - siamo convinti, invece, che è aumentato il lavoro irregolare, quello nero, in mano alla mafia, in mano a imprenditori che abbassando i costi e creando concorrenza sleale sfruttano i dipendenti e inginocchiano tante aziende che vogliono attenersi alle regole, alla sicurezza, ai diritti contrattuali".
E a riprova di quanto detto fornisce altri dati: nel 2009 l'ispettorato del lavoro ha accertato la presenza nei cantieri di 539 lavoratori in nero e 1379 irregolari a vario titolo, su un totale di 2175 persone controllate. Dunque, l'88% del personale edile non è stato trovato in regola con le leggi sul lavoro.
Il segretario della Fillea-Cgil nissena suggerisce al governo regionale di incrementare i fondi (ridotti del 30% negli ultimi due anni) per le missioni di controllo degli ispettorati, la cui attività in Sicilia sta facendo incassare sanzioni per 4,6 milioni di euro. Giudice chiede infine l'avvio di "una politica keynesiana di sostegno all'economia attraverso opere pubbliche e non di tagli indiscriminati".

Edilizia, un settore in costante crisi

- 2015 lavoratori edili; - 364 imprese; scoperti nel 2009 n. 539 lavoratori in nero;  sanzioni pari a 4 milioni e 600 mila euro;  - 22 mila euro la regione Sicilia all’ispettorato del lavoro di Caltanissetta per le missioni;  - economia legale;  + imprese oneste in crisi per la concorrenza sleale.

La crisi economica che sta  investendo  il nostro Paese e la vita delle famiglie italiane ha bisogno di risposte che il Governo non sta dando. C’è bisogno di sostenere i redditi e le famiglie, di rafforzare le protezioni dei servizi pubblici, di investimenti per rilanciare l’economia puntando su industrie basate su innovazione, ricerca, qualità del lavoro, c’è bisogno di risorse per realizzare soluzioni necessarie a ridurre le distanze tra l’Italia ed il resto dell’Europa e tra il Mezzogiorno ed il resto del Paese.
Il Governo sceglie invece la strada dei “tagli indiscriminati ai servizi, ai diritti, al lavoro, ai redditi”. Ancora pagano  e pagheranno i conti di una politica sbagliata saranno i lavoratori  dipendenti ed i pensionati, ancora una volta uno schiaffo ai lavoratori. Noi degli edili lo sappiamo bene perché nel nostro settore da mesi vediamo un drammatico calo della produzione, l’aumento di cassa integrazione, la crisi di grandi industrie e di interi distretti produttivi, migliaia di posti di lavoro, a cominciare dai precari, dai giovani, dalle donne, dai migranti. Possiamo  assistere fermi al declino del paese? Possiamo far finta di non conoscere i numeri della crisi del settore delle costruzioni nella nostra provincia? ASSOLUTAMENTE NO!!! E’ urgente legare la questione del lavoro con i nodi infrastrutturali per evitare che la pesante crisi economica venga accompagnata dall’isolamento del territorio ad iniziare dalle città che sempre più hanno scuole disastrate, sottoservizi urbani (es. fogne) risalenti al dopoguerra, illuminazione pubblica scadente, collegamenti stradali attraverso le regge trazzere.
La Fillea Cgil in provincia di Caltanissetta offre alla riflessione pubblica, ed in particolar modo agli addetti, alcuni dati che attraverso un’adeguata lettura non lasciano spazio a dubbi e interpretazioni su ciò che sta accadendo in provincia di Caltanissetta:





PERIODO01 Ottobre 2008 – 30 Settembre 2009 (due semestri)

Numero operai:  5025

Numero imprese: 970

Totale ore lavorate: 3303273    Totale retribuzioni lorde: € 31.345.522,28


PERIODO: 01 Ottobre 2009 – 30 settembre 2010 (due semestri)


Numero operai:  4091

Numero imprese:  816

Totale ore lavorate: 2331159   Totale retribuzioni lorde: € 22.474.904,83

Vi è un ulteriore dato che rende ancora più drammatica l’economia della provincia di Caltanissetta e riguarda l’ultimo semestre 2010 del settore delle costruzioni:

Numero operai: 3010

Numero imprese: 606

Totale ore lavorate: 1124281       Totale retribuzioni € 10.899.752,76


     Stiamo perdendo ogni giorno decine di lavoratori, d’imprese, di economia legale, opportunità di crescita economica e anche di speranza in un futuro diverso e migliore.

      Il settore delle costruzioni da sempre e su scala internazionale è, così come sostenuto dalla teoria economica della finanza congiunturale e secondo l’impostazione originale del  famoso economista Keynes , la politica fiscale avrebbe dovuto essere realizzata soprattutto tramite programmi di lavori pubblici (infrasstrure, grandi opere, manutenzioni straordinarie etc..) da realizzarsi durante le fasi di depressione. Tali spese avrebbero dovuto essere finanziate con gli avanzi di bilancio realizzati durante le fasi di espansione economica. Questa impostazione venne adottata in quasi tutti i paesi occidentali nel dopoguerra portando alla sviluppo infrastrutturale del paese e quindi dei territori.

In provincia di Caltanissetta tra il 2008 - 2009 e l’ultimo semestre 2010 abbiamo perso 2015 lavoratori, 364 imprese ed abbiamo ridotto le retribuzioni lorde ad un terzo da 31 milioni di euro a quasi 11 milioni di euro.

Quale lettura dare a questi dati? Sicuramente non hanno chiuso 364 imprese e sicuramente non hanno perso occupazione 2015 lavoratori, sicuramente è aumentato il lavoro irregolare, nero, in mano alla mafia, in mano ad imprenditori che abbassando i costi e creando concorrenza scleale sfruttano i lavoratori e inginocchiano tante imprese che vogliono attenersi alle regole, dalla sicurezza, ai diritti contrattuali.

Cosa possiamo fare?

Intanto invitare il Governo Lombardo ad aumentare i soldi per finanziare le missioni degli ispettori che nel 2008 per la provincia di Caltanissetta erano pari a € 63.000,00 e nel 2010 si sono ridotte a € 41.000,00, a danno di un ispettorato del lavoro che nel 2009 ha scoperto 539 lavoratori in nero e 1379 irregolari su yn totale di 2175 lavoratori contattati e che già nel primo semestre 2010 ha scoperto 285 lavoratori in nero e 1297 irregolari.

Questa attività per la regione siciliana significa incamerare soldi e per esempio nel 2009 solo dalla nostra provincia la regione ha incassato 800 mila euro e quando tutte le imprese pagheranno le sanzioni si arriverà a 4 milioni e 600 mila euro perché tale è l’ingiunto. La FILLEA CGIL lo ha sostenuto anche durante i lavori della conferenza permanente sulla sicurezza nei luoghi di lavoro istituita dalla prefettura, è l’ora di coinvolgere i sindaci e le committenti che appaltano opere al fine di aumentare il controllo e rispettare lavoratori e imprese perbene.



Gela, 30 Ottobre 2010

                                                 Il Segr. Gen.le Fillea Cgil CL
                                                                                                    (Ignazio Giudice)

venerdì 29 ottobre 2010

Camusso: ripresa non c'è. "Nel 2013 ci saranno 400 mila posti in meno nella Pa"

29.10.2010
Fonte: Ansa.it

La ripresa non c'e' e la disoccupazione continua a crescere. Il vicesegretario Cgil Susanna Camusso replica all'ottimismo del ministro Sacconi dopo la diffusione dei dati Istat: 'Dovrebbe smetterla di raccontare che le cose vanno meglio. La realta' e' diversa, ingannando le persone non si aumenta il consenso ne' si trova una soluzione'. La Camusso parla anche di pubblica amministrazione, annunciando che nel 2013 ci saranno 400mila stipendi in meno: 'Giovani e precari verranno cacciati fuori'.

giovedì 28 ottobre 2010

Cgia, 2.621.000 i disoccupati reali

28.10.2010
Fonte: Ansa.it

In termini assoluti, secondo la Cgia di Mestre, l'esercito dei disoccupati reali e' composto da oltre 2.621.000 persone: 528.592 in piu' rispetto al numero calcolato dall'Istat. In Campania la disoccupazione reale e' al 20,1% (5,8 punti in piu' rispetto al dato ufficiale), in Puglia al 17,5% (+4), in Calabria al 17,3% (+ 5,7) e in Sicilia al 16,8% (+1,8).
Al Sud il dato medio si attesta al 17,2%. A livello nazionale invece si colloca al 10,2%, quasi 2 punti in piu' rispetto al dato Istat.

mercoledì 27 ottobre 2010

Accordo su apprendistato, sì da Cgil

27.10.2010Fonte: Ansa.it

E' stato raggiunto al ministero del Lavoro un accordo tra governo, regioni e parti sociali per il rilancio del contratto di apprendistato. L'intesa e' stata sottoscritta anche dalla Cgil. La crisi economica ha portato lo scorso anno ad una riduzione consistente del numero dei contratti di apprendistato passato dagli oltre 645mila del 2008 ai 567mila del 2009. Con questa intesa, le parti puntano a far si' che l'apprendistato diventi l'ingresso tipico dei giovani nel mercato del lavoro.

lunedì 25 ottobre 2010

Ambiente: Fillea Cgil, rischio idrogeologico 70% comuni


25.10.2010
Fonte: Rassegna.it

In Italia 5.581 comuni peri al 68,9% di tutti i comuni italiani sono a rischio idrogeologico. L'allarme arriva dalla Fillea Cgil che, sulla base di dati Legambiente, ha fatto il punto sulla situazione del territorio del nostro Paese, in occasione della Terza conferenza nazionale sul Mezzogiorno, a Palermo.
Secondo il sindacato, il rischio idrogeologico coinvolge un totale di 21.551 kmq, di cui il 21,2% rappresenta aree franabili, il 15,8% aree alluvionabili e il 32% aree franabili e alluvionabili. Per la Fillea, "troppo spesso, nel programmare e nel progettare quelle che sono chiamate grandi infrastrutture, si prescinde dall'infrastruttura fondamentale: il territorio".

Legambiente incontra Messineo: "in Sicilia occhio al business delle energie rinnovabili"

25.10.2010
Di Rosario Cauchi
Fonte: Siciliainformazioni.com

Legambiente nazionale, attraverso il suo presidente Vittorio Cogliati Dezza, lancia un messaggio alla magistratura siciliana, “attenzione allo sviluppo del business delle energie alternative”. 
Proprio Vittorio Cogliati Dezza, affiancato dal presidente della sezione siciliana Domenico Fontana, ha incontrato il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo per informarlo sugli sviluppi riscontrati sul tema dall'associazione.
Legambiente, infatti, grazie ai controlli e agli approfondimenti svolti sul territorio siciliano, ha voluto sollecitare gli stessi inquirenti: il mercato delle energie alternative, assai sviluppato sull'isola, rischierebbe, infatti, pericolose infiltrazioni.
Purtroppo-ha dichiarato Cogliati Dezza-la criminalità organizzata ha da tempo fiutato l'affare, come dimostrato da alcune inchieste giudiziarie, e difficilmente si accontenterà di una piccola fetta della torta”.
Secondo i massimi rappresentanti di Legambiente, l'energia prodotta in Sicilia deve essere veramente pulita, quindi assolutamente estranea ad una filiera controllata, direttamente o indirettamente, da figure di dubbio profilo.
L'isola produce, al momento, un quarto dell'intera mole di energia eolica generata dal paese: le preoccupazioni maggiori, però, stando a Fontana e Cogliati Dezza, deriverebbero dal settore del fotovoltaico.
Si è venuto a creare-aggiunge il presidente nazionale di Legambiente-un vero mercato delle autorizzazioni essenziali per l'avvio degli impianti fotovoltaici sparsi sul territorio regionale, in alcuni casi, purtroppo, le procedure vengono facilitate da sviluppatori assai interessati all'affare”.
Gli esponenti di Legambiente, a quanto trapela, avrebbero suggerito al procuratore di Palermo Messineo un rafforzamento dei controlli sulle fasi preliminari degli iter autorizzativi.


 

domenica 24 ottobre 2010

Niscemi, inaugurata la nuova area artigianale

24.10.2010
Di Rosario Cauchi
Fonte: Siciliainformazioni.com

Giovanni Di Martino, primo cittadino di Niscemi, ha inaugurato, insieme ad altre autorità istituzionali, la nuova area artigianale della città.
Un progetto fondamentale per le future sorti del comune”, questo il principale commento scaturito dagli interventi dei molti intervenuti.
19 lotti, che dovrebbero arrivare a 60 nei prossimi anni, che assicureranno vantaggi sostanziali alle imprese intenzionate ad investire e a rispettare le regole, cercando di isolare l'incidenza mafiosa all'interno dei cantieri.
Esenzione dal versamento dei tributi locali, abbattimento dei costi per la cessione del suolo, particolari trattamenti per la copertura degli obblighi previdenziali.
L'amministrazione comunale cerca, così, di attirare investimenti rimasti latenti per decenni.
Il sindaco Di Martino, però, ha anche rilanciato l'esigenza essenziale dell'osservanza delle norme di legge: ogni impresa impegnata all'interno della nuova area, infatti, dovrà assicurare la massima trasparenza.
Fornitori, imprese subappaltatrici, dipendenti: tutto dovrà essere vagliato dalle autorità preposte, grazie alla stretta collaborazione con le Prefetture.
In questo senso, Ignazio Giudice, componente della segreteria regionale della Fillea-Cgil, ha esortato ad “una rapida definizione di tutte le pratiche concernenti il rilascio delle certificazioni antimafia, essenziali affinchè le aziende interessate possano avviare i lavori”.
Per l'immediato futuro, le commesse all'interno dell'area artigianale dovrebbero essere garantite dall'avvio di importanti lavori, compresi quelli per la costruzione di un collettore di acque bianche e di impianti d'illuminazione.
L'avvio del progetto-ha spiegato Pasquale Gallina segretario provinciale Cna-induce a sperare in un migliore sviluppo del territorio nisseno, sosterremo le imprese che assicureranno occupazione anche attraverso i consorzi Fidi”.
Sulla lotta alle vessazioni economiche imposte dalle organizzazioni criminali attive sul territorio si è soffermato, invece, l'eurodeputato Rosario Crocetta, vicino all'iniziativa avviata dalla giunta Di Martino, di recente destinatario di un violento attentato incendiario che ha distrutto la sua automobile.
Niscemi ed il territorio limitrofo puntano sul binomio economia-legalità per invertire una difficile rotta.

sabato 23 ottobre 2010

Preso a Favara il boss Gerlandino Messina. Era tra i 30 latitanti più pericolosi

23.10.2010
Fonte: Siciliainformazioni.com

I carabinieri hanno arrestato a Favara (Ag) Gerlandino Messina, capo della mafia di Agrigento, nella lista dei 30 latitanti più pericolosi.
Con l'arresto del boss mafioso Gerlandino Messina si riducono a 16 i latitanti "di massima pericolosità" inseriti nel programma speciale di ricerca della direzione centrale della polizia criminale. L'elenco, che inizialmente conteneva 30 nomi, è stato via via 'spuntato' con i 14 arresti avvenuti dal 2008 ad oggi. Tra questi spiccano Giovanni Nicchi (mafia), Giovanni Strangio ('ndrangheta), Salvatore Russo (camorra). Tra i 16 rimasti da catturare, il più noto è il boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro.
"La cattura di Messina è un colpo mortale per la mafia agrigentina". Con queste parole, il ministro dell'Interno Roberto Maroni, si è congratulato con il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, per l'arresto di Gerlandino Messina, inserito nell'elenco dei trenta latitanti più pericolosi e ricercato dal 1999. "Con l'arresto di oggi - ha aggiunto Maroni - il cerchio attorno a Matteo Messina Denaro si fa sempre più stretto".

Crisi: Epifani, 800mila posti persi

23.10.2010
Fonte: Ansa

Con la crisi economica in Italia si sono persi 800.000 posti di lavoro mentre al momento sono 600.000 i lavoratori in cig. Lo ha detto il segretario generale della Cgil. Epifani ha ribadito che il Governo ha gestito la crisi in modo 'sbagliato'. Epifani ha poi risposto alle polemiche sulla manifestazione della Fiom: in due anni di lotte, ha spiegato, 'non e' mai successo il minimo atto di violenza, nessuno, neanche una vetrina rotta'.

venerdì 22 ottobre 2010

Edilizia: -500 mila posti a fine 2011. Federcostruttori, "250 mila già bruciati, a rischio altrettanti"

21.10.2010
Fonte: Ansa
'A fine 2011 il bilancio della crisi per il settore delle costruzioni potrebbe registrare una perdita di 500 mila posti di lavoro'. A dirlo e' il vice presidente di Federcostruzioni, Negri che spiega: 'Ai 250 mila occupati gia' persi se ne aggiungerebbero altrettanti'. Nel commentare i dati del rapporto il presidente di Federcostruzioni, Buzzetti, ha sottolineato come 'si stia assistendo all'abbandono di un settore nevralgico per la nostra economia'.

Ingiustizia è fatta. Il Parlamento ha approvato il "collegato lavoro", la legge che Napolitano aveva rimandato alle Camere

21.10.2010
Massimo Roccella
Fonte: "Il Manifesto"

A fronte di una situazione sociale di gravità estrema (disoccupazione crescente, redditi reali calanti), governo e maggioranza sono tornati ad occuparsi delle questioni del lavoro nei termini a loro più consueti: con l'approvazione definitiva di una legge che porterà nuovi e gravi elementi di squilibrio fra imprese e lavoratori, a tutto svantaggio di quest'ultimi. Dopo essere stato rinviato alle camere dal Presidente della repubblica, il famigerato Collegato lavoro è ormai pronto a dispiegare i suoi effetti.
Rispetto alla versione iniziale il testo presenta qualche miglioramento: il che, peraltro, non impedisce di coglierne l'obiettivo di fondo, riconoscibile nel tentativo di circoscrivere gli spazi della giurisdizione ordinaria, rendendo per i lavoratori più difficile e incerta la possibilità di far valere in sede giudiziaria la lesione dei propri diritti.
Resta vero, comunque, che tale obiettivo risulta perseguito con norme di diverso grado di pericolosità. La nuova disciplina della certificazione dei contratti di lavoro, che tanti allarmi ha suscitato, rappresenta, a ben vedere, null'altro che un ballon d'essai. Una volta che il giudice abbia accertato che nel contratto di lavoro certificato le parti hanno voluto inserire clausole contrastanti con norme inderogabili di legge e contratto collettivo, infatti, niente potrà impedirgli di dichiararne la conseguente nullità; né egli potrà sentirsi costretto a considerare legittimo un licenziamento per il mero fatto che nel contratto collettivo o, peggio ancora, nel contratto individuale certificato vengano considerati come giusta causa o giustificato motivo dello stesso comportamenti di rilievo irrisorio (un ritardo di pochi minuti nel presentarsi sul posto di lavoro, per fare un esempio, resta un comportamento di limitatissimo rilievo disciplinare, che nessun contratto certificato potrà legittimamente far rientrare nelle nozioni legali di giusta causa o giustificato motivo).
La nuova disciplina dell'arbitrato d'equità (che, stando alle intenzioni iniziali, avrebbe dovuto consentire di destabilizzare radicalmente l'impianto del diritto del lavoro, legittimando gli arbitri a decidere secondo propri, soggettivi criteri di giustizia e, ciò che più conta, senza tener conto di norme inderogabili di legge e contratto collettivo) è stata significativamente ridimensionata. L'accordo fra le parti (ovvero la clausola compromissoria), che costituisce il presupposto della procedura arbitrale, non potrà riguardare le controversie in materia di licenziamento.
In secondo luogo è stato precisato che il collegio arbitrale, per quanto d'equità, dovrà giudicare non più soltanto nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento, ma anche dei principi regolatori della materia: fra i quali notoriamente rientra il carattere normalmente inderogabile della norma di legge lavoristica e delle clausole dei contratti collettivi. Lo spazio dell'arbitrato d'equità sembrerebbe ridotto all'osso. Ciò non toglie che, su una materia così delicata, sono state scritte norme confuse e pasticciate, foriere di un'infinità di controversie interpretative ed applicative, che nuoceranno ai lavoratori, ma, a ben vedere, alle stesse imprese. Né si può sottacere che non basta aver stabilito che la clausola compromissoria non possa essere stipulata prima della conclusione del periodo di prova, ove previsto, oppure almeno trenta giorni dopo la stipulazione del contratto in tutti gli altri casi, per far venir meno il carattere sostanzialmente obbligatorio dell'arbitrato, che continua a renderne la disciplina fortemente sospetta di illegittimità costituzionale. Soltanto ragionando in termini astratti e formalistici, infatti, si potrebbe sostenere che nella fase iniziale del rapporto i lavoratori (soprattutto quelli delle piccole imprese e gli assunti con contratti precari) potrebbero manifestare liberamente il proprio consenso alla rinuncia alla giustizia ordinaria in favore di quella arbitrale.
Le disposizioni più pericolose, anche per il loro carattere immediatamente operativo (quelle sull'arbitrato necessitano il previo raggiungimento di un'intesa fra le parti sociali), sono quelle che subordinano al rispetto di drastici termini di decadenza la possibilità di agire in giudizio. Non ha ottenuto alcun ascolto l'obiezione che la norma, che impone ai lavoratori precari (a termine, interinali, a progetto) di rispettare un breve termine di sessanta giorni per contestare la legittimità della cessazione del proprio contratto di lavoro, nella pratica si tradurrà in una sanatoria preventiva degli abusi: stante la notoria riluttanza di questi lavoratori ad attivarsi tempestivamente, nella speranza di non compromettere una nuova assunzione. L'aspetto più inaccettabile delle nuove regole va comunque visto nella forfettizzazione del risarcimento del danno spettante al lavoratore che si sia visto riconoscere l'illegittimità del termine apposto al contratto di lavoro. Sino ad oggi il risarcimento andava ragguagliato in misura integrale alle retribuzioni perdute per effetto dell'illegittima cessazione del rapporto di lavoro; d'ora in poi andrà liquidato fra un minimo di 2,5 ed un massimo di 12 mensilità di retribuzione, indipendentemente dall'entità del danno effettivo che, in ragione della durata del processo, potrebbe risultare ben superiore. Il principio costituzionale d'eguaglianza e quello del giusto processo sono stati messi all'angolo in un colpo solo.
Il Collegato lavoro rappresenterà adesso un doppio banco di prova. In prospettiva per l'opposizione, che, dopo averne ripetutamente contestato i contenuti, dovrà dimostrare la sua coerenza, assumendo inequivocabili impegni abrogativi nel contesto del programma con cui si presenterà alle prossime elezioni (anticipate o meno che siano). Nell'immediato per Confindustria, Cisl e Uil: se esse, nonostante la notoria contrarietà della Cgil, dovessero insistere sull'arbitrato d'equità, procedendo alla stipula dell'accordo prefigurato dalla legge, va da sé che si tratterebbe di un ulteriore colpo alle possibilità di ricucitura dei rapporti fra sindacati, che priverebbe di credibilità, al tempo stesso, la proclamata volontà di coinvolgere il sindacato più rappresentativo in un nuovo patto sociale. LA LEGGE
È stata approvata martedì in via definitiva dalla Camera il «collegato lavoro», la legge che il presidente Napolitano aveva respinto alle Camere. Ora la legge, con alcune modifiche che però non modificano la sostanza del provvedimento (come è ben spiegato nell'articolo a fianco), tornerà per la promulgazione dal presidente della Repubblica.
I PRECARI NEL MIRINO
Le misure più pesanti riguardano i precari. La legge introduce infatti un limite temporale di due mesi alla possibilità (per un lavoratore precario) di rivalersi in giudizio contro un ingiusto licenziamento. Non solo: il risarcimento del danno corrisponderà d'ora in avanti a una cifra compresa tra 2,5 e 12 mensilità (fino a oggi dovevano essere risarcite tutte le retribuzioni perdute).
AL LAVORO
A 15 ANNI
La legge sancisce anche la fine dell'obbligo scolastico a 16 anni. Viene introdotta infatti la possibilità di assolvere l'ultimo anno di scuola con un contratto di apprendistato.

Niscemi, s'inaugura l'area artigianale con la posa della prima pietra

22.10.2010
Alberto Drago
Fonte: ilgiornaledigela.it

Dopo 13 anni, nasce a Niscemi l’area artigianale, attesa da 13 anni e fortemente voluta dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Giovanni Di Martino.
Domani pomeriggio infatti alle 16.30, con una cerimonia inaugurativa, ci sarà la posa della prima pietra nell'area comprendente 21 lotti e che è stata individuata in contrada Pilacane.
Nel progetto dell’area Pip (Piani insediamenti produttivi), del costo complessivo di circa 4 milioni di euro, sono previsti incentivi per le imprese che investiranno in città, le quali potranno operare in un clima di legalità con l'applicazione delle "White list".
“Non è un punto di arrivo", spiega a riguardo il sindaco Giovanni Di Martino, "ma da qui parte la continua crescita economica della nostra città.
Parlo, ad esempio, dell'esenzione dei tributi locali per le imprese che si insedieranno nel nostro territorio e con attenzione particolare agli imprenditori del settore agroalimentare a cui la nostra città è votata.
Con l’area artigianale tanti cittadini niscemesi potranno trovare occupazione e si darà una boccata d’ossigeno all’economia locale e alla crisi occupazionale nel nostro territorio.
L’area nasce sotto gli auspici della legalità.
A settembre", conclude il primo cittadino,"abbiamo sottoscritto un protocollo di legalità con l’azienda che si è aggiudicata i lavori dell'area Pip ed applicato le "White list".
Si tratta di un elenco di aziende, anche fornitrici di materiale, che verranno passate a setaccio dalla Prefettura ed in questo modo si eviteranno le infiltrazioni della mafia che, in questo passaggio dei lavori, spesso trovano una porta di ingresso a scapito delle aziende sane”.
La nascita dell'Area Pip era prevista negli interventi per le attività produttive che vennero danneggiate dalla frana del 1997 e che colpì il quartiere Sante Croci.
L'area artigianale si inaugurerà domani pomeriggio alle 16.30 con la posa della prima pietra in contrada Pilacane e con un convegno che alle 17 si svolgerà nell'auditorium del Centro socio culturale “Totò Liardo”.
Alla conferenza interverranno il sindaco Giovanni Di Martino, il presidente del Consiglio comunale Francesco Alesci, Marco Venturi (assessore regionale all’industria), Giuseppe Lumia (senatore della Repubblica), Rosario Crocetta (europarlamentare), Ignazio Giudice (segretario provinciale della Fillea Cgil), Tarciso Sberna (segretario provinciale della Confartigianato), Pasquale Gallina (segretario provinciale della Cna) ed Antonello Montante (presidente della Camera di commercio di Caltanissetta).

mercoledì 20 ottobre 2010

Sicurezza sul lavoro. Ecco i dati sull'attività del 2009 degli ispettori di tutta la provincia. Sanzioni per oltre 5 milioni di euro

20.10.2010
Fonte: "La Sicilia" ed. Caltanissetta
L.S.

Durante lo scorso anno l'Ispettorato provinciale del lavoro ha applicato sanzioni per 4.693.652 euro ed ha elevato contravvenzioni per 486.364 euro. Nello stesso anno ha riscosso 314.183 euro sulle sanzioni, 219.390 euro sulle sanzioni con diffida e 219.390 euro sulle contravvenzioni.
I dati sono stati forniti nel corso della riunione che si è svolta ieri in prefettura per esaminare le problematiche degli ispettori del lavoro che sono in stato di agitazione e rivendicano «il completo riconoscimento giuridico della figura professionale di ispettore del lavoro». Lamentano, inoltre, la mancata estensione delle polizze assicurative anche ai funzionari direttivi con funzioni di ispettore del lavoro e la relativa copertura dei rischi ai quali sono esposti durante l'espletamento dell'attività di vigilanza. E soprattutto, il mancato riconoscimento economico adeguato alle reali funzioni svolte, alle responsabilità assunte e ai rischi connessi all'attività ispettiva esercitata.
I lavori della riunione di ieri in prefettura sono stati presieduti dal vice prefetto vicario Giuseppina Di Raimondo. C'erano, sempre per la prefettura, il capo gabinetto dottoressa Salerno, e poi i dirigenti del servizio provinciale dell'Ispettorato del lavoro Napoli e dell'ufficio provinciale del lavoro Rizza, i segretari provinciali funzione pubblica della Cgil Claudio Di Marco, della Cisl Gianfranco Di Maria con il coordinatore provinciale Giuseppe Barone e una rappresentanza degli ispettori del lavoro.
La riunione è stata convocata d'urgenza dal vice prefetto vicario Di Raimondo «per i risvolti sociali che potrebbe comportare la riduzione o addirittura il fermo dell'attività ispettiva sul territorio provinciale».
Sono stati i rappresentanti sindacali a rappresentare «la gravissima situazione di disagio determinatasi presso gli uffici dell'Ispettorato dl lavoro di Caltanissetta» per il mancato accoglimento delle richieste avanzate dagli ispettori del lavoro la cui attività ha fatto registrare durante lo scorso anno gli introiti prima riportati.
«A fronte di tali introiti certi - hanno detto i rappresentanti sindacali - l'Assemblea Regionale Siciliana inspiegabilmente non ha mai legiferato una opportuna riforma di settore che, all'interno dl pubblico impiego, regolamenti convenientemente l'attività degli ispettori del lavoro».
Hanno anche sottolineato «l'opportunità che le suddette somme introitate sul bilancio regionale anziché finanziare attività che nulla hanno a che fare con la questione in specie, più logicamente siano destinate a sostenere e potenziare la lotta all'emersione del lavoro sommerso e a rafforzare la sorveglianza relativa alla sicurezza nei posti di lavoro».
Cisl e Cgil hanno anche evidenziato che i risultati positivi registrati rischiano di essere, però, vanificati dal "ridimensionamento" che sembra si voglia operare per l'attività svolta dagli ispettori del lavoro. «Appare chiaro - hanno detto i sindacalisti - che ciò restringerebbe inevitabilmente l'azione quotidiana condotta, nell'ambito delle loro competenze e sul territorio provinciale, a sostegno della legalità».
Hanno infine rappresentato che «l'azione di rivendicazione, partita da Caltanissetta per iniziativa delle segreterie provinciali sindacali, ha trovato condivisione nelle altre province, e sostegno nelle segreterie regionali fino ad ottenere accoglimento dell'accordo sottoscritto con la direzione generale del dipartimento lavoro».
Appreso poi che sono state avviate le procedure per il riconoscimento della figura professionale di ispettore del lavoro, è stato deciso di sospendere "momentaneamente" l'agitazione in attesa degli ulteriori sviluppi.

martedì 19 ottobre 2010

Cgil: "Incidenti sul lavoro in Sicilia diminuiscono, ma è un bluff"

19.10.2010
Fonte: Lasiciliaweb

Gli infortuni sul lavoro denunciati in Sicilia, tra il 2002 e il 2009, sono diminuiti del 3,7% passando da 35.627 a 34.311, ma con un sensibile aumento dei casi mortali, che da 78 sono saliti a 84, con un +7,7%. Il calo degli incidenti nelle fabbriche e nei cantieri, in realtà, sarebbe falso. Infatti, è convinzione della Filctem, il sindacato dei lavoratori chimici e dell'energia della Cgil, che "la crisi economica e la precarietà del lavoro inducono i dipendenti a nascondere l'infortunio per paura di perdere il posto o di subire ritorsioni" denunciando "solo gli infortuni gravi o mortali". Lo ha detto a Gela il segretario provinciale della Filctem-Cgil di Caltanissetta, Alessandro Piva, nella sua relazione di apertura al convegno regionale su "discutiamo di sicurezza", svoltosi al petrolchimico dell'Eni nell'ambito della settimana europea su salute e prevenzione degli infortuni, alla presenza di imprese e dirigenti nazionali del sindacato.

domenica 17 ottobre 2010

La crisi dell'industria. Giudice sollecita una legge speciale

17.10.2010
Di Maria Concetta Goldini
Fonte: La Sicilia ed. Caltanissetta

Crisi dell'industria: il consigliere comunale del Pd Rocco Giudice sollecita una legge speciale per Gela. Mentre ancora non è stato istituito alcun tavolo di trattativa sulla vertenza Gela, il consigliere (conosce bene il mondo della raffineria per avervi lavorato e come sindacalista) evidenzia che la politica, le istituzioni, la classe dirigente del territorio hanno il dovere di intervenire e produrre in tempi brevi contro la crisi proposte percorribili.
Su questa problematica ci sono stati incontri a Palernmo e al Comune di Gela: "Oggi, a ragion veduta, dopo tutti questi passaggi istituzionali tanto locali quanto regionali - dice Giudice - la politica locale non può che spendere le proprie energie per capire come si governano i malesseri, le legittime preoccupazioni, gli incubi di interi nuclei familiari che gravano sull'occupazione dell'indotto. Sono convinto che la politica locale congiuntamente ai livelli superiori di carattere istituzionale deve adoperarsi per evitare conflitti sociali, disparità di trattamenti, disequilibri occupazionali, A Gela, evitando parole e polemiche inutili, evitando la creazione di tifoserie sociali per e contro l'industria, dobbiamo cercare di ottenere strumenti normativi che consentono una serena programmazione dell'economia della città e nel contempo la civile, trasparente, dignitosa, gestione del presente". La proposta del consigliere Giudice è di pressare subito sul governo regionale e nazionale al punto tale da ottenere una legge speciale capace di aiutare questo delicato momento della città.

Cgil: a settembre 640.000 in cig

17.10.2010Fonte: Ansa

A settembre risultano essere oltre 640 mila i lavoratori in cassa integrazione. A tirare le somme e' l'Osservatorio Cig della Cgil. Questo dato, nei primi nove mesi dell'anno, ha comportato una riduzione del reddito di oltre 3,5 miliardi di euro (5.500 euro per ogni singolo lavoratore).
Dall'analisi della Cgil il ricorso alle ore di Cassa integrazione a settembre segna un aumento del +34,8% rispetto al mese precedente, per un totale di ore pari a 103.228.193.


Monopolio nell'autotrasporto: mentre prosegue il processo "Bilico", novità arrivano dalla Campania

Di Rosario Cauchi
Fonte: Corriere di Gela

Giuseppe Valenti, Gaetano Morteo, Nicolò Bartolotta e Orazio Cosenza, in passato attivi protagonisti del settore del trasporto ortofrutticolo in città, dopo la condanna subita in primo grado a sei anni e due mesi ciascuno, scaturita dal processo “Bilico”, si trovano a fronteggiare i giudici d’appello.
I reati accertati dai magistrati del Tribunale di Gela, dall'illecita concorrenza imposta tramite la violenza alla minaccia aggravata dal metodo mafioso, vengono, adesso, vagliati dalla Corte d'Appello di Caltanissetta.
Un procedimento molto importante quello passato ai magistrati nisseni: profitti per svariati milioni di euro ed interessi decisivi all’interno di un mercato strategico come quello dell’ortofrutta.
Solo a Gaetano Morteo, uno degli attuali imputati, la Questura di Caltanissetta, su disposizione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Gela, sequestrò, nell’Aprile dello scorso anno, beni per un milione e mezzo di euro.
Intanto, da un'altra inchiesta, coordinata dalla Direzione investigativa Antimafia di Napoli e denominata “Sud Pontino”, giunge la descrizione di ulteriori tasselli del mosaico rappresentato dall'autotrasporto tra Sicilia, Campania e Lazio, strettamente connessi ai fatti del blitz “Bilico”.
Ad entrare in gioco, questa volta, è Costantino Pagano, uno dei titolari della società “La Paganese trasporti&C. snc”.
L'imprenditore campano, infatti, intercettato dagli inquirenti, si riferiva spesso alla situazione di Gela, descrivendo ai propri interlocutori il controllo esercitato sull'intera zona dall'agenzia gestita da Giuseppe Valenti, uno degli imputati.
Tra Valenti e Pagano, ritenuto dagli investigatori un importante tramite della cosca dei Casalesi, si sarebbe saldato uno stretto rapporto tutelato dai gruppi criminali gelesi e campani.
L'agenzia Valenti, insieme alla “Ni.Ga. Transport” di Nicolò Bartolotta e Gaetano Morteo, avrebbe goduto, a detta dello stesso Pagano, della protezione di stidda e cosa nostra.
Stando ai verbali dell’inchiesta “Sud Pontino”, per poter lavorare sulle tratte che conducono dal mercato ortofrutticolo di Gela a quelli di Fondi, Giugliano e Aversa, bisognava passare per l’agenzia di intermediazione Valenti, come confermato da Carmelo Barbieri, già ai vertici del clan Madonia.
Dietro queste società ci sarebbero stati importanti interessi della criminalità organizzata: un vero e proprio patto, infatti, sarebbe stato stretto dalle famiglie Rinzivillo e Domicoli di Gela con quelle di Casal Di Principe, tutto imperniato sui profitti generati dal trasporto ortofrutticolo.
Crocifisso Smorta, collaboratore di giustizia ed ex affiliato della famiglia Emmanuello, sentito nel corso del processo d’appello contro i quattro imprenditori gelesi, ha confermato l’interessamento delle famiglie della città verso le società gestite dagli imputati, ammettendo, però, di non sapere nulla di imposizioni verso i commercianti operanti nel settore.
Secondo Smorta, gli imprenditori sotto processo sarebbero stati molto vicini alla stidda di Gaetano Iannì, ritenuto vero fondatore delle società insieme ad Emanuele Argenti, e al gruppo di cosa nostra degli Emmanuello, attraverso Rosario Trubia.
Proprio il clan retto per anni da Daniele Emmanuello, in base alle dichiarazioni rilasciate da Costantino Pagano, avrebbe imposto alla sua azienda il pagamento di una periodica “tassa”, essenziale per evitare possibili danneggiamenti o attentati di fuoco ai danni dei mezzi utilizzati dal gruppo di autotrasporto e continuare ad operare a Gela.
Un imprenditore agricolo, citato dagli avvocati difensori di Valenti, Bartolotta, Morteo e Cosenza nel corso del giudizio d’appello, ha, invece, escluso qualsiasi forma di pressione esercitata dalla locale criminalità organizzata allo scopo di dirigere la scelta verso l’agenzia di Giuseppe Valenti: secondo il teste, a Gela il settore dell’ortofrutta si sarebbe sempre caratterizzato per un’assoluta libertà.
Il processo d’appello “Bilico” riprenderà il 26 ottobre, la vasta indagine “Sud Pontino”, invece, promette di riservare ulteriori novità.

sabato 16 ottobre 2010

Da noi la mafia arriva con il carrello

16.10.2010Di Francesco e Giorgio Ruta
Fonte: Liberainformazione.org

E la mafia, forse, arriva sui carrelli anche in provincia di Ragusa. Come funghi spuntato anche nell’area iblea centri commerciali e ipermercati: enormi, forse sproporzionati. Ma c’è un giro d’affari così ampio da giustificare questi investimenti? Forse si, vista la ricchezza della nostra provincia, ma qualche dubbio sorge. A Modica nel raggio di poche centinaia di metri sono situati tre centri commerciali: la Galleria Solaria, Al Plaza Shopping, e la neonata costruzione dall'altra parte della strada. Gli ultimi due sono stati costruiti da Cappello Raffaele, imprenditore vicino al gruppo Minardo, lo stesso che costruisce il futuro albergo nella zona di Treppiedi, nel polo commerciale, proprio dietro la pompa di benzina Giap. L’ultima novità per la città della contea è la costruzione del centro commerciale La Fortezza, sulla Modica – Ispica, vicino la zona artigianale di C.da Michelica.La struttura presentata in pompa magna al teatro Garibaldi, con tanto di saluto del sindaco Buscema, dovrebbe ospitare settantacinque negozi su due piani, sparsi in sessantottomila metri quadrati di superficie, con millesettecento posti auto. 
Manco a dirlo, l'ennesimo schiaffo alla campagna modicana, sempre più violentata. Il mega impianto è realizzato dalla Sercom spa del gruppo calabrese Russo, proprietario anche della Rivazzurra srl, titolare di supermercati DiMeglio, e della Cibus srl, società di ristorazione. Fin qua nessuna anomalia. Ma la storia della società calabrese presenta qualche neo. Infatti, la Sercom si occupò dei lavori del centro commerciale La Vigna, a Castrofilippo nell’agrigentino. La società del gruppo Russo acquistò per 4 milioni di euro le autorizzazioni e i terreni da una società di Canicattì riconducibile a persone “vicine” a Cosa Nostra. Quest’ultima società aveva precedentemente acquistato i terreni situati in contrada Cometi e aveva avviato le pratiche per la concessione edilizia.Ma c’è di più. Ai lavori, realizzando ingenti guadagni, avrebbero partecipato alcune imprese di soggetti vicini al boss mafioso di Campobello di Licata, ritenuto il numero uno di Cosa Nostra nell’agrigentino e – prima del recente arresto – fra i 30 ricercati più pericolosi d’Italia, Giuseppe Falsone. Da quanto riportato dal giornalista Antonio Mazzeo, da indagini e soprattutto grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Beniamo Di Gati si è scoperto che uomini appartenenti alle cosche locali avrebbero realizzato ingenti investimenti nei lavori edili, partecipando alla progettazione e alla realizzazione del centro commerciale. Per questo fu disposto il sequestro dell’impianto, poi revocato a fine 2008 per “l’estraneità della Sercom alle indagini dell’inchiesta Agorà e del legale rappresentate Rosario Russo , ascoltato solo come “persona informata sui fatti””.  
Addirittura per la costruzione de “La Fortezza” il gruppo calabrese ha proposto un protocollo di legalità per non ricevere infiltrazioni mafiose. Ma pare che l’orientamento della Prefettura, a cui spetta il compito di accordare il protocollo, sia negativo. Per quale motivo? Forse l’impresa non possiede tutti gli elementi della limpidezza? Chissà, intanto gli occhi sono puntati sulla Sercom e sull’inchiesta di Agrigento. Intanto, possiamo rivelare che è in corso un’inchiesta sui centri commerciali nell’area iblea, nata da una precedente inchiesta sul centro commerciale ragusano “l’Ibleo”. Grandi interessi, a volte poco limpidi, si annidano sui mega store. Si fa avanti la mafia legalizzata. Altra infiltrazione mafiosa in provincia pare ci sia stata in alcuni super e iper mercati.In particolar modo quelli con il logo Despar o Eurospar. In provincia sono presenti a Modica, Comiso e Ragusa e sono di proprietà dell’Aligrup Spa riconducibile a Sebastiano Scuto. Dal 2001 la società è sotto il controllo dell’amministrazione giudiziaria. Ma chi è Sebastiano Scuto? Nella relazione annuale, del 2008, sulla ‘ndrangheta della Commissione parlamentare di inchiesta, realizzata da Francesco Forgione, si parla della società G.D.S. srl, con sede a Salerno, di cui “è socio anche Salvatore Michele Scuto, figlio di Sebastiano Scuto che ha precedenti per associazione per delinquere di tipo mafioso e secondo la Direzione nazionale antimafia verosimilmente affiliato alla potente famiglia mafiosa dei Laudani di Catania”. Intanto la Despar nella Sicilia Occidentale è stata controllata da Gricoli indagato per essere il prestanome di Matteo Messina Denaro. Da recenti indagini si scopre che il commercialista di Gricoli è tale Vito Stallone, presidente del collegio sindacale della Feudo Arancio. Matteo Messina Denaro – Gricoli – Stallone: destinazione Ragusa.

Roma, Fiom in piazza. Epifani: paese a rotoli

16.10.2010Fonte: Ansa

Migliaia di manifestanti sono partiti da Piazzale dei Partigiani, a Roma, per la manifestazione della Fiom. L'arrivo del corteo è a piazza San Giovanni in Laterano dove è previsto l'arrivo anche dell'altro corteo che muove da Piazza della Repubblica. Tante le bandiere rosse, molte delle quali di Rifondazione Comunista, Cgil e Fiom.
Metalmeccanici di origine africana, esponenti dell'associazionismo e dei centri sociali, immigrati, precari, studenti, operai. Sono questi i manifestanti del cortei della Fiom partito da Piazza della Repubblica. Gli esponenti dei centri sociali, arrivati principalmente dal nord Est, da Napoli e dalla stessa Capitale, sfilano dietro lo spezzone degli operai Fiom, con lo striscione che reca la scritta 'Uniti contro la crisi'.
Assieme a loro, anche gli studenti universitari e i ricercatori. Tante le bandiere rosse e quelle della Fiom, che sventolano tra gli striscioni con scritte come 'Uniti siamo tutto, divisi siam canaglia. Avanti brigate' (della Brigata solidarietà attiva, ndr), 'Rivogliamo tutto', 'Niente scambi, basta piegarsi ai padroni. Resistere' e 'Sapere bene comune', quest'ultimo realizzato dagli studenti.
LANDINI,BATTAGLIA PROSEGUA CON SCIOPERO GENERALE - "Abbiamo il dovere di continuare questa battaglie e per continuarla si deve arrivare alla programmazione dello sciopero generale". Lo ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, parlando dal palco di piazza San Giovanni in occasione della manifestazione dei metalmeccanici. "Perché la democrazia e il nuovo modello di sviluppo - ha aggiunto - si costruiscono con il consenso e il coraggio del cambiamento". Da sotto il palco il popolo dei manifestanti ad alta voce ripeteva "sciopero, sciopero, sciopero".
EPIFANI: PAESE STA ROTOLANDO,SERVE CAMBIAMENTO PROFONDO - "Il Paese sta rotolando, da mesi è lasciato a sé stesso. C'é una situazione sociale molto pesante che richiede un cambiamento profondo delle politiche economiche". Lo ha affermato il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, arrivando in piazza della Repubblica per partecipare alla manifestazione nazionale organizzata dalla Fiom. Siamo in piazza per i diritti, il lavoro, per il contratto. Un contratto senza deroghe", ha aggiunto Epifani, sostenendo che il modello Pomigliano deve essere "superato con un accordo che garantisca investimenti e occupazione, ma anche diritti". Parlando della situazione del Paese, il leader della Cgil ha evidenziato che "aumentano i disoccupati, i casi di crisi aziendale, che è difficile risolvere se non c'é un impegno del governo e se le imprese approfittano della crisi per ridurre i diritti". "Qui il problema non è la Fiom o la Cgil, bisogna ricongiungersi ai lavoratori, alla loro condizione" ha inoltre affermato Epifani. Quello di oggi in Piazza S.Giovanni sarà, per il leader della Cgil, l'ultimo comizio prima del passaggio di testimone a Susanna Camusso, attuale vicesegretario generale di Corso d'Italia. "Io sono stato eletto otto anni fa - ha ricordato Epifani -, ho iniziato con lo sciopero generale del 18 ottobre sui diritti, la dignità, l'occupazione e lo sviluppo. Chiudo con l'ultimo comizio, insistendo ancora sui diritti e sull'occupazione. Malgrado tutti gli sforzi e le mobilitazioni, c'é ancora tanta strada da fare per far ripartire gli investimenti e l'occupazione".
MARCEGAGLIA, NON GUARDARE AVANTI UCCIDE LAVORATORI - "Andiamo avanti, rispettiamo le vostre posizioni, manifestate", dice la leader di Confindustria Emma Marcegaglia alla Fiom. Ma avverte: bisogna "guardare avanti". Perché se si guarda ad "un modello di relazioni sindacali che non ci sono più si ha un solo risultato, uccidere i lavoratori. Se si inneggia a qualcosa che non esiste più questo condanna il Paese".
FINTO MARCHIONNE 'FRUSTA' MANIFESTANTI - "Marchionne, il dittatore dei lavoratori. La Fiom ti schifa". Questa la scritta su un cartello portato al collo da un pensionato napoletano, Tammaro Iavarone, travestito da squadrista, il quale finge di frustare i lavoratori che stanno manifestando al corteo del Fiom a Roma. Sulla testa il pensionato indossa un vaso da notte rovesciato con sopra scritte contro il ministro Maroni. Sui pantaloni, tra le gambe, invece c'é la foto del ministro Gelmini. "Stiamo tornando alla dittatura - spiega Tammaro - tolgono diritti a operai e pensionati. Interpreto Marchionne perché lui è come un dittatore e considera gli operai degli schiavi".

venerdì 15 ottobre 2010

Bonanni, ricongiungersi a Cgil

15.10.2010
Fonte: Ansa

'E' necessario ricongiungersi con la Cgil. Per la Cisl non c'e' alternativa al rapporto con la Cgil'.
Ne e' convinto Raffaele Bonanni. Sull'impegno a essere uniti tra sindacati, Bonanni auspica che questo avvenga 'a condizione che valga per tutti, anche per la Fiom'. A chi gli chiede chiarimenti su cosa debba fare la Cgil rispetto alla Fiom, Bonanni risponde: 'lo sa la Cgil quello che deve fare. Ognuno arriva all'unita' avendo piena responsabilita' sull'intera propria organizzazione'.

Grandi affari a Mineo con il villaggio dei marines di Sigonella

14.10.2010
Fonte: antoniomazzeoblog.blogspot.com
Di Antonio Mazzeo

Non poteva che chiamarsi “Residence degli aranci” il complesso di Mineo che ospita 404 unità abitative per i militari Usa di stanza nella base di Sigonella. Occupa un’area di 25 ettari nel cuore della piana di Catania, terra di agrumi, a due passi dalla statale che scorre veloce sino al mare, il Mediterraneo. Il residence a stelle e strisce è una struttura off-limits autosufficiente. Le villette, 160 mq di superficie su due livelli, giardino indipendente con prato inglese e megabarbecue, hanno una capacità ricettiva sino a 2.000 persone e sono dotate di tutti i confort. Nel residence trovano posto alcuni edifici adibiti ad uffici per il personale dell’US Navy, la sala Telecom, un supermercato, un bar, la palestra, un centro ricreativo con asilo, la sala per le funzioni religiose, la caserma dei vigili del fuoco, 12 ettari di spazi verdi con campi da tennis, baseball e football americano, aree di gioco attrezzate per bambini. L’approvvigionamento idrico, computerizzato, fornisce 20 litri d’acqua potabile al secondo, la copertura del fabbisogno di un comune di 10.000 abitanti. L’acqua giunge da un pozzo privato nel territorio di Vizzini distante 20 km, grazie ad un acquedotto realizzato nel 2006 dalla società costruttrice e proprietaria del “Residence degli aranci”, la Pizzarotti Spa di Parma.
Per conto dell’US Navy, la Pizzarotti si occupa della gestione e della manutenzione degli impianti elettrici, idrici e del depuratore, della pulizia di strade e marciapiedi, delle attività di giardinaggio, della raccolta differenziata dei rifiuti. Entro dicembre installerà nel complesso un impianto fotovoltaico da un megawatt che verrà posizionato su 105 abitazioni. Standard di vita a cui solo pochi autoctoni possono aspirare ma che lasciano tuttavia insoddisfatti gli esigentissimi militari statunitensi. Così si è deciso di abbandonare il “paradiso degli aranci” a partire dai primi mesi del 2011. Il 26 gennaio 2010 la Pizzarotti ha ricevuto una lettera del governo Usa che comunicava l’intenzione di non rinnovare il contratto decennale in scadenza, stipulato il 31 marzo 2001. Ufficialmente, dietro la scelta di lasciare Mineo, ci sarebbero ragioni di tipo economico. “Il Dipartimento della Marina richiede che le strutture siano occupate al 99%. Se la percentuale si riduce, le unità sfitte devono essere assegnate, in caso contrario si deve lasciare il complesso”, spiega il portavoce regionale dell’US Navy, Wendy Snyder. “A Mineo su 404 unità abitative appena 260 sono quelle occupate. E i costi di affitto annuali per la Marina statunitense superano gli 8,5 milioni di dollari”. A ciò si aggiunge la distanza del residence dalla Naval Air Station di Sigonella, oltre 20 minuti d’auto per raggiungere NAS II, la base operativa con lo scalo aereo, e 40 minuti per NAS I che ospita il commissariato, il Navy Exchange, le scuole per i figli del personale e l’ospedale militare. Inoltre, viaggiare sulla strada a scorrimento veloce SS417 è come giocare alla roulette russa e gli incidenti mortali sono all’ordine del giorno. Per ridurre i rischi alle autovetture dei militari al pericolosissimo incrocio con il “Residence degli aranci”, nel 2004 la Provincia di Catania e l’ANAS realizzarono a proprie spese - due milioni di dollari - una bretella di collegamento con la vicina strada provinciale, ad uso esclusivo del personale statunitense. Il dono, pur se apprezzato dal comando di Sigonella, non è bastato però ad ancorare l’US Navy al territorio di Mineo.
Persi i milionari canoni degli americani, la Pizzarotti ha intrapreso un’affannosa rincorsa verso nuovi possibili locatari del villaggio. Inizialmente si è giocata la carta del “sociale”, proponendo l’utilizzo di “alcuni spazi per le ex detenute”, la riconversione “a luoghi di detenzione alternativi al carcere per le detenute madri”, a “centro accoglienza per gli immigrati e per i tossicodipendenti”, finanche a polo di ricerca e cittadella dello studente dell’Università di Catania. Adesso in ballo c’è il business immobiliare. I manager della società hanno presentato alla Regione Siciliana e ai comuni del comprensorio un progetto di “nucleo sociale polifunzionale”, mettendo cioè a disposizione “case in affitto a canone agevolato nonché spazi per le attività sociali di enti pubblici e cooperative” e, possibilmente, per una multisala cinematografica. Il progetto ha raccolto diversi consensi. Il consorzio Sol.Co di Catania, uno dei più grandi di tutta la Sicilia con le sue 140 cooperative, si sarebbe dichiarato interessato a insediare nel residence “un’agenzia di inclusione sociale in cui poter accogliere le persone che si trovano in un momento difficile”. L’odierno sindaco di Mineo, in un ambiguo feeling pubblico-privato, è stato eletto dall’amministratore delegato di Pizzarotti “sponsor istituzionale dell’iniziativa”.
Del piano di riconversione ne ha parlato l’ingegnere Fabrizio Rubino della Pizzarotti Spa al periodico Qui Mineo. “Abbiamo individuato una strada nella legislazione sul social housing, l’edilizia residenziale locativa a canone calmierato”, ha dichiarato Rubino. “A differenza dell’edilizia popolare il social housing è un’impresa che produce un utile: si uniscono il versante imprenditoriale e quello sociale. Nel 2008 la legge sul “Piano casa” ha inglobato la legislazione precedente prevedendo il finanziamento di progetti di questo tipo, attraverso uno stanziamento complessivo di 2,6 miliardi di euro. Prevediamo di cedere il residence a un fondo sociale. Sappiamo che ci sono i fondi perché già il nostro amministratore è andato a parlare sia con Maroni che con Mattioli, e il decreto Tremonti-Mattioli prevede qualcosa come 38 milioni di euro destinati alla Sicilia per social housing, su un totale nazionale di 140 milioni di euro”. Per dare impulso al settore, lo scorso anno è stata fondata la “CDP Investimenti SGR”, una Spa di gestione del risparmio, il cui capitale, 2 milioni di euro, è detenuto al 70% dalla Cassa Depositi e Prestiti e per il restante 30% dall’Associazione delle Fondazioni bancarie (Acri) e dall’Associazione delle Banche (Abi).
Il rappresentante della società parmense dà la sua stima sui costi e ricavi dell’operazione. “Per costruire il residence, la Pizzarotti ha fatto un mutuo con Intesa San Paolo, attraverso lo strumento della “locazione finanziaria”: ogni anno gli affitti presi dagli americani vanno al gruppo bancario. Il mutuo dura 14 anni, ne mancano ancora 4 alla conclusione. Le case in tutto hanno 70.000 mq; contando un prezzo di 800 euro al mq, si arriva a una cifra di 60-70 milioni di euro, somma che dovrebbe essere messa insieme dal fondo immobiliare. Di tale cifra il 40% è stato già stanziato dalla Cassa Depositi e Prestiti, un altro 20% vede impegnata la fondazione Intesa San Paolo. Rimane un 20% da coprire con i partecipanti volontari: comuni, enti, cooperative ecc. ma anche Pizzarotti come azionista di minoranza. Poi ci saranno le fondazioni bancarie, sicuramente la Regione e anche la Provincia di Catania, si auspica che ci siano tutti i comuni e anche lo Iacp”. L’affaire cioè sarà finanziato quasi del tutto con capitali pubblici, a beneficio del socio-costruttore privato. Con il dubbio, legittimo, che i costi di realizzazione del “Residence degli aranci” siano già stati in buona parte coperti con i canoni di affitto pagati dall’US Navy. Otto milioni e mezzo di dollari, il valore annuale dichiarato dal Comando di Sigonella, moltiplicati per i dieci anni di locazione, fanno 85 milioni di dollari. Gli immobili di Mineo hanno già fruttato cioè 1.000 euro a mq. Più i guadagni dell’impresa per la loro gestione e manutenzione. 
La Pizzarotti è una delle principali aziende italiane contractor delle forze armate USA. Solo nell’ultimo decennio ha fatturato per conto del Dipartimento della difesa qualcosa come 134 milioni di dollari. Già nel 1979 le era stata affidata la costruzione di una serie di infrastrutture a Sigonella quando la base era stata scelta come centro operativo avanzato della Rapid Deployment Force, la Forza d’Intervento Rapido statunitense. A metà anni ‘80 la Pizzarotti partecipò pure alla costruzione di numerose infrastrutture nella base di Comiso (Ragusa), utilizzata per l’installazione di 112 missili a testata nucleare Cruise. Quindici anni dopo la società realizzò a Belpasso (Catania) il villaggio “Marinai”, anch’esso destinato ai militari di Sigonella, con 526 unità abitative e 42 ettari di estensione. Il contratto d’affitto con il Pentagono scade nel 2015 ma non dovrebbero esserci problemi per una sua estensione. Anche a Belpasso la Pizzarotti cura per conto dell’US Navy la gestione e la manutenzione di infrastrutture e servizi.
Sempre in ambito militare, ha eseguito i lavori di ristrutturazione ed ampliamento delle banchine della (ex) base navale di Santo Stefano (arcipelago de La Maddalena), utilizzata sino alla primavera 2008 come base appoggio per i sottomarini nucleari di stanza nel Mediterraneo. Alla Maddalena, la Pizzarotti è attualmente impegnata alla costruzione di una cinquantina di alloggi per il personale della Marina militare italiana. Tra il 2004 e il 2007, la società ha operato all’interno della base US Army di Camp Darby (Livorno) per la realizzazione di una piccola tratta ferroviaria interna e di 7 nuovi edifici da adibire a depositi. Nella base aerea di Aviano (Pordenone), Pizzarotti Spa è stata chiamata invece per ampliare i locali adibiti a servizi e casermaggio. Molto più rilevanti i lavori eseguiti a Vicenza. A metà anni ’90 Pizzarotti ha realizzato a Camp Ederle un complesso di edifici residenziali per 300 marines (costo 20 milioni di euro). Recentemente, in associazione con l’azienda tedesca Bilfinger Berger, ha invece consegnato all’US Army un nuovo polo sanitario avanzato, costo 47,5 milioni di dollari. A Vicenza Pizzarotti si è però visto soffiare l’appalto più ambito, quello per la trasformazione dell’ex aeroporto Dal Molin nella mega-cittadella della 173^ Brigata Aviotrasportata USA, vinto dalle “coop rosse” di Bologna e Ravenna. Poca fortuna pure a Quinto Vicentino, dove nonostante un pre-accordo del 2006 con il Comando statunitense per la realizzazione di un villaggio di oltre 200 abitazioni (valore stimato 50 milioni di dollari), c’è stato uno stop all’iter progettuale da parte degli amministratori locali.
Nel giugno 2004, è stato affidato a Pizzarotti il ruolo di general contractor per la realizzazione dell’autostrada Catania-Siracusa, costo stimato 473,6 milioni di euro. Secondo quanto dichiarato dall’allora presidente ANAS, Vincenzo Pozzi, “la Catania-Siracusa potenzierà notevolmente la rete dell’isola anche con rilevanti funzioni di collegamento per i traffici diretti verso il futuro Ponte sullo Stretto”. E al Ponte di Messina Pizzarotti ci aveva fatto davvero un bel pensiero, partecipando in associazione con Astaldi al bando di gara per la progettazione ed esecuzione dell’opera, poi vinto da Impregilo e socie. Nel capoluogo dello Stretto l’impresa parmense è comunque radicata da tempo grazie alla controllata Garboli Spa, presente in una società a capitale misto che punta ad una assai discutibile “riqualificazione” del quartiere storico del Tirone. Partner chiave di Pizzarotti-Garboli, la Demoter, importante azienda messinese di costruzioni e movimentazione terra, di proprietà di Carlo Borrella, il presidente dell’associazione provinciale costruttori grande sostenitore del Ponte. Coincidenza vuole che proprio alla Demoter (in associazione con la Itaca Srl di Brolo), la Pizzarotti aveva subappaltato lavori per 5,2 milioni di euro per il “Residence degli aranci” di Mineo. Dalle basi di morte al Ponte gli attori sono sempre gli stessi.

Infortuni: Cgil non invitata a conferenza

 14.10.2010
Fonte: Ansa

La Cgil non e' stata invitata alla terza conferenza nazionale sulla vigilanza in materia di lavoro.
Lo afferma lo stesso sindacato. Una lettera di protesta e' stata inviata al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.
'Fra i partecipanti e' prevista la presenza di tutti i principali interlocutori sul tema, ma non della Cgil. Non si tratta certamente di una svista ma di una scelta sbagliata e inspiegabile, fatta da chi parla di collaborazione con i diversi attori sociali'.

domenica 10 ottobre 2010

Nel 2009 quasi 800 mila infortuni sul lavoro



8.10.2010
Fonte: Rassegna.it

Oltre mille gli incidenti mortali, in 300 hanno perso la vita per malattie professionali. Domenica 10 ottobre la giornata del ricordo, con manifestazioni in tutta Italia organizzate dall'Anmil. Modena la piazza principale della 60esima edizione

Intanto la media di tre vittime al giorno è stata rispettata anche giovedì scorso: tre operai, due italiani e un albanese, hanno perso la vita a causa di incidenti nei luoghi di lavoro. Il primo in val Sarentino, provincia di Bolzano, dove un operaio albanese di 30 anni, che lavorava per una ditta edile è morto folgorato dopo che il braccio meccanico di una betoniera che stava manovrando ha improvvisamente toccato la linea dell’alta tensione. Il giovane è stato scaraventato in un piccolo torrente che scorre lungo la strada.
In provincia di Cuneo, ad Alba, è morto Amedeo Carlino, 58 anni: ha perso l’equilibrio cadendo da un balcone di un palazzo in costruzione. Nel Savonese, il titolare di un’impresa edile di Cengio-Bormida, il 45enne Vincenzo Squillace, è scivolato dal tetto di una palazzina in ristrutturazione, cadendo da circa sei metri d’altezza. Altra vittima, stessa dinamica, venerdì: un operaio di 67, Luigi Finazzi, residente a Villongo è morto a Torre Pallavicina (Bergamo) dopo essere caduto da un tetto alto di sei metri. L’incidente è avvenuto alle 14.30 in via San Rocco,  nei pressi di un circolo ippico, come riporta Bergamonews.it.
"Le massime istituzioni - afferma l'Amnil in una nota - si confrontano sulle politiche da attuare per invertire l'andamento infortunistico in modo significativo e garantire miglior tutela alle vittime. Le cifre dimostrano che l'impegno comune finora profuso non è assolutamente sufficiente a tutelare la salute dei lavoratori e per questo bisogna trovare soluzioni che facciano applicare le norme sulla prevenzione".