Fonte: antoniomazzeoblog.blogspot.com
Di Antonio Mazzeo
Non poteva che chiamarsi “Residence degli aranci” il complesso di Mineo che ospita 404 unità abitative per i militari Usa di stanza nella base di Sigonella. Occupa un’area di 25 ettari nel cuore della piana di Catania, terra di agrumi, a due passi dalla statale che scorre veloce sino al mare, il Mediterraneo. Il residence a stelle e strisce è una struttura off-limits autosufficiente. Le villette, 160 mq di superficie su due livelli, giardino indipendente con prato inglese e megabarbecue, hanno una capacità ricettiva sino a 2.000 persone e sono dotate di tutti i confort. Nel residence trovano posto alcuni edifici adibiti ad uffici per il personale dell’US Navy, la sala Telecom, un supermercato, un bar, la palestra, un centro ricreativo con asilo, la sala per le funzioni religiose, la caserma dei vigili del fuoco, 12 ettari di spazi verdi con campi da tennis, baseball e football americano, aree di gioco attrezzate per bambini. L’approvvigionamento idrico, computerizzato, fornisce 20 litri d’acqua potabile al secondo, la copertura del fabbisogno di un comune di 10.000 abitanti. L’acqua giunge da un pozzo privato nel territorio di Vizzini distante 20 km, grazie ad un acquedotto realizzato nel 2006 dalla società costruttrice e proprietaria del “Residence degli aranci”, la Pizzarotti Spa di Parma.
Per conto dell’US Navy, la Pizzarotti si occupa della gestione e della manutenzione degli impianti elettrici, idrici e del depuratore, della pulizia di strade e marciapiedi, delle attività di giardinaggio, della raccolta differenziata dei rifiuti. Entro dicembre installerà nel complesso un impianto fotovoltaico da un megawatt che verrà posizionato su 105 abitazioni. Standard di vita a cui solo pochi autoctoni possono aspirare ma che lasciano tuttavia insoddisfatti gli esigentissimi militari statunitensi. Così si è deciso di abbandonare il “paradiso degli aranci” a partire dai primi mesi del 2011. Il 26 gennaio 2010 la Pizzarotti ha ricevuto una lettera del governo Usa che comunicava l’intenzione di non rinnovare il contratto decennale in scadenza, stipulato il 31 marzo 2001. Ufficialmente, dietro la scelta di lasciare Mineo, ci sarebbero ragioni di tipo economico. “Il Dipartimento della Marina richiede che le strutture siano occupate al 99%. Se la percentuale si riduce, le unità sfitte devono essere assegnate, in caso contrario si deve lasciare il complesso”, spiega il portavoce regionale dell’US Navy, Wendy Snyder. “A Mineo su 404 unità abitative appena 260 sono quelle occupate. E i costi di affitto annuali per la Marina statunitense superano gli 8,5 milioni di dollari”. A ciò si aggiunge la distanza del residence dalla Naval Air Station di Sigonella, oltre 20 minuti d’auto per raggiungere NAS II, la base operativa con lo scalo aereo, e 40 minuti per NAS I che ospita il commissariato, il Navy Exchange, le scuole per i figli del personale e l’ospedale militare. Inoltre, viaggiare sulla strada a scorrimento veloce SS417 è come giocare alla roulette russa e gli incidenti mortali sono all’ordine del giorno. Per ridurre i rischi alle autovetture dei militari al pericolosissimo incrocio con il “Residence degli aranci”, nel 2004 la Provincia di Catania e l’ANAS realizzarono a proprie spese - due milioni di dollari - una bretella di collegamento con la vicina strada provinciale, ad uso esclusivo del personale statunitense. Il dono, pur se apprezzato dal comando di Sigonella, non è bastato però ad ancorare l’US Navy al territorio di Mineo.Del piano di riconversione ne ha parlato l’ingegnere Fabrizio Rubino della Pizzarotti Spa al periodico Qui Mineo. “Abbiamo individuato una strada nella legislazione sul social housing, l’edilizia residenziale locativa a canone calmierato”, ha dichiarato Rubino. “A differenza dell’edilizia popolare il social housing è un’impresa che produce un utile: si uniscono il versante imprenditoriale e quello sociale. Nel 2008 la legge sul “Piano casa” ha inglobato la legislazione precedente prevedendo il finanziamento di progetti di questo tipo, attraverso uno stanziamento complessivo di 2,6 miliardi di euro. Prevediamo di cedere il residence a un fondo sociale. Sappiamo che ci sono i fondi perché già il nostro amministratore è andato a parlare sia con Maroni che con Mattioli, e il decreto Tremonti-Mattioli prevede qualcosa come 38 milioni di euro destinati alla Sicilia per social housing, su un totale nazionale di 140 milioni di euro”. Per dare impulso al settore, lo scorso anno è stata fondata la “CDP Investimenti SGR”, una Spa di gestione del risparmio, il cui capitale, 2 milioni di euro, è detenuto al 70% dalla Cassa Depositi e Prestiti e per il restante 30% dall’Associazione delle Fondazioni bancarie (Acri) e dall’Associazione delle Banche (Abi).
La Pizzarotti è una delle principali aziende italiane contractor delle forze armate USA. Solo nell’ultimo decennio ha fatturato per conto del Dipartimento della difesa qualcosa come 134 milioni di dollari. Già nel 1979 le era stata affidata la costruzione di una serie di infrastrutture a Sigonella quando la base era stata scelta come centro operativo avanzato della Rapid Deployment Force, la Forza d’Intervento Rapido statunitense. A metà anni ‘80 la Pizzarotti partecipò pure alla costruzione di numerose infrastrutture nella base di Comiso (Ragusa), utilizzata per l’installazione di 112 missili a testata nucleare Cruise. Quindici anni dopo la società realizzò a Belpasso (Catania) il villaggio “Marinai”, anch’esso destinato ai militari di Sigonella, con 526 unità abitative e 42 ettari di estensione. Il contratto d’affitto con il Pentagono scade nel 2015 ma non dovrebbero esserci problemi per una sua estensione. Anche a Belpasso la Pizzarotti cura per conto dell’US Navy la gestione e la manutenzione di infrastrutture e servizi.
Nel giugno 2004, è stato affidato a Pizzarotti il ruolo di general contractor per la realizzazione dell’autostrada Catania-Siracusa, costo stimato 473,6 milioni di euro. Secondo quanto dichiarato dall’allora presidente ANAS, Vincenzo Pozzi, “la Catania-Siracusa potenzierà notevolmente la rete dell’isola anche con rilevanti funzioni di collegamento per i traffici diretti verso il futuro Ponte sullo Stretto”. E al Ponte di Messina Pizzarotti ci aveva fatto davvero un bel pensiero, partecipando in associazione con Astaldi al bando di gara per la progettazione ed esecuzione dell’opera, poi vinto da Impregilo e socie. Nel capoluogo dello Stretto l’impresa parmense è comunque radicata da tempo grazie alla controllata Garboli Spa, presente in una società a capitale misto che punta ad una assai discutibile “riqualificazione” del quartiere storico del Tirone. Partner chiave di Pizzarotti-Garboli, la Demoter, importante azienda messinese di costruzioni e movimentazione terra, di proprietà di Carlo Borrella, il presidente dell’associazione provinciale costruttori grande sostenitore del Ponte. Coincidenza vuole che proprio alla Demoter (in associazione con la Itaca Srl di Brolo), la Pizzarotti aveva subappaltato lavori per 5,2 milioni di euro per il “Residence degli aranci” di Mineo. Dalle basi di morte al Ponte gli attori sono sempre gli stessi.
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