domenica 19 settembre 2010

A GELA, L'ENI DEVE GARANTIRE L'ASSOLUTA PARITA' DI TRATTAMENTO FRA DIPENDENTI DEL DIRETTO E DELL'INDOTTO

Questa è una battaglia che ho intrapreso da mesi, una disputa che si preannuncia, purtroppo, ancora molto lunga.
L'Eni, presente a Gela da decenni, non può predisporre un sistema di controlli medici agevolati solo in favore dei lavoratori del diretto, non prendendo in alcuna considerazione quelli dell'indotto.
Le convenzioni con l'Asp di Caltanissetta non possono basarsi su un'evidente discrepanza di trattamento: quasi che operai del diretto e dell'indotto non agissero quotidianamente fianco a fianco.
Come ripotato su un volantino circolato negli ultimi mesi in città, "l'Eni deve aprire il cuore ai lavoratori dell'indotto, rivendichiamo visite specialistiche per prevenire tumori e malattie cardiovascolari, il vero risarcimento dell'Eni alla città parte dalla salute dei lavoratori, di tutti i lavoratori".
L'indotto, e i suoi lavoratori, non sono un corpo estraneo rispetto agli interessi dell'azienda, ne sono, al contrario, parte integrante: in quanto tali, meritano rispetto ed attenzione.
Non ci interessano le guerre fra lavoratori, il nostro unico interesse, che anche una multinazionale del calibro dell'Eni dovrebbe comprendere, è quello di tutelare ogni singolo dipendente in servizio all'interno di quella enorme distesa produttiva che è lo Satbilimento Petrolchimico di Gela.
Per queste ragioni continuerò, in qualità di componente della Segreteria Regionale della Fillea-Cgil, a richiedere il rispetto di basilari regole di convivenza, ma soprattutto il rispetto delle storie personali di centinaia di operai che si trovano a patire una condizione generata da un loro congenito "difetto": lavorare ogni giorno, con impegno e costanza, all'interno di una fabbrica che potrebbe anche imporgli una fine anticipata.

Ignazio Giudice
(Segreteria  Regionale Fillea-Cgil)

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