mercoledì 15 settembre 2010

Un'inchiesta di "La Repubblica-Palermo" del 18 Novembre 2007

Caltanissetta, imprese a perdere tra crisi, imbrogli e soldi facili


CALTANISSETTA - La provincia delle imprese morte è qui, al centro della Sicilia, duecentosessantamila anime, poco più o poco meno. è proprio qui, da questo comprensorio dal quale tanti ragazzi fuggono per cercare lavoro o per studiare, che una recentissima indagine di Unioncamere, l' organismo centrale delle Camere di commercio, ha individuato, negli ultimi cento giorni, un tasso di mortalità di imprese unico in tutto il territorio siciliano. Nelle altre province, infatti, i dati portano tutti un segno positivo. Solo da queste parti le cose vanno in controtendenza con indicazioni opposte. In quello che una volta era il cuore minerario d' Italia, in poco più di tre mesi hanno chiuso i battenti ben trentuno imprese. Tante, certamente troppe per un' economia da stato d' assedio.
Chi, leggendo questi dati, per primo ha fatto scattare l' allarme rosso è stato Ignazio Giudice, il giovane ma già esperto segretario provinciale della Fillea-Cgil, il sindacato degli edili. Lui le ossa se le sta facendo a Gela, e non è cosa da poco. «Dobbiamo sforzarci di capire - scrive in un documento articolato e ricco di interrogativi inquietanti - perché tutti i territori crescono e la provincia di Caltanissetta, somma di ventidue comuni con esperienze e caratteristiche diverse, indietreggia. Appartiene a una nuova strategia mafiosa confondere il dirottamento di capitali, evadere gli obblighi fiscali, incrementare le false fatturazioni, a tutto ciò facilitati da una normativa nazionale che rende troppo facile assumere la titolarità o l' amministrazione di un' impresa?». L' analisi di Giudice e del suo sindacato passa poi al setaccio i 160 milioni di euro piovuti a Caltanissetta nel corso degli ultimi cinque anni e, in particolar modo, le aziende che hanno fruito dei benefici della "488", punto di partenza e d' arrivo di ogni problema. Il colonnello Gianfranco Ardizzone, comandante provinciale della Guardia di finanza, legge il documento firmato da Giudice e non si stupisce più di tanto: «Per quanto riguarda i controlli sulla "488" - dice - non ho difficoltà a dire che gran parte della nostra attività è volta attualmente a verifiche puntuali in questo senso. Quanto, invece, alla "mortalità" delle imprese, in controtendenza rispetto alle altre province siciliane, ci sarebbe intanto da effettuare un' analisi specifica. Posso dire però che, soprattutto nella zona di Gela, questo fenomeno potrebbe ricollegarsi al fatto che tante aziende, per motivi di vario tipo, preferiscono spostare la loro sede amministrativa altrove. Sono qui da soli quattro mesi e ho potuto vedere come tante società abbiano la loro sede amministrativa in Lombardia o in Emilia. Su questo fenomeno vigiliamo costantemente». «Il dato di Unioncamere è reale - ammette Marco Venturi, presidente della Camera di commercio nissena e neo-presidente dei piccoli industriali di Sicilia - perché qui c' è una situazione economica non facile. Il tessuto è tutto composto da aziende con meno di nove dipendenti.
Probabilmente gli strumenti di finanza agevolata, come la "488", hanno prodotto altre cattedrali nel deserto e falsa occupazione. Bisogna quindi cambiare registro facendo al Sud impresa d' eccellenza non assistita. Sono d' accordo sulla necessità di tentare di capire quali sono le imprese che hanno chiuso, così da dare la giusta lettura di un fenomeno pericoloso che adesso non è possibile leggere compiutamente. Credo che comunque una riflessione complessiva sia necessaria». Tonino Collura, architetto, per sei anni è stato il general manager dell' ufficio Progetti speciali per l' amministrazione provinciale di Caltanissetta: «Qui - dice - ci sono stati tre patti territoriali: uno per la città, uno per la zona sud e uno per l' agricoltura. Altri due progetti, poi, hanno fruito dei fondi di Agenda 2000. Probabilmente molti imprenditori li hanno utilizzati come una sorta di miraggio, senza prospettive di vendita dopo la produzione. è necessaria un' analisi del corto circuito che si è verificato e del perché questa provincia non è più appetibile agli occhi degli investitori esterni». «La "488" - aggiunge il comandante Ardizzone - poneva puntelli ben precisi. Gli imprenditori che ne hanno fruito dovevano prima realizzare e poi incassare. Per farlo dovevano indebitarsi a breve con le banche in conto anticipi, pagando i dovuti interessi. Dovevano poi fare fronte a spese per autorizzazioni ambientali, di urbanizzazione, quelle di competenza dei consulenti che istruivano le pratiche e altri ammennicoli. A conti fatti, del contributo, agli imprenditori rimaneva solo un sessanta per cento. Gli altri si perdevano per strada. In queste condizioni, chi non è solido muore». «C' è anche il rischio - scrive Ignazio Giudice nel suo documento-denuncia - che in tutto questo possa esserci una strategia mafiosa». Guido Marino, che è questore di Caltanissetta dallo scorso mese di agosto, non si sbilancia ma alcune considerazioni le fa: «Se in tutto questo ci sia la mano di un' organizzazione criminale o meno - dice - non posso dirlo. Non ho dati che lo affermino. Constato, comunque, come a Gela, grazie anche a un sindaco che si è mosso in modo coerente e continuo, si sia creata un' associazione antiracket solida e affidabile. Mi chiedo perché a Caltanissetta la stessa cosa non sia possibile. Spero nell' immediato futuro». «Il trasferimento delle sedi sociali e, quindi, la morte di un' azienda in una provincia e la sua nascita in un' altra - dice ancora il colonnello Ardizzone - spesso segnalano la necessità di taluni imprenditori di cambiare aria, se non per motivi di carattere criminale, quanto meno per ragioni finanziarie. A volte gli uni e le altre sono collegati. Per avere solo un' idea del fenomeno posso solo dire che, ogni giorno, autorizzo almeno due auto con militari del Comando provinciale a effettuare verifiche fuori dalla provincia». Il nodo è qui. «Solo capendo quando sono nate e come sono morte queste trentuno imprese - insiste Giudice - si può capire. è un fenomeno che con coraggio si deve affrontare».

- SERGIO NIGRELLI

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