IL SINDACO DI VERONA TOSI, “GELA E' L'ESEMPIO DEL POTERE MAFIOSO”. REPLICA DI FASULO "UNO STEREOTIPO VECCHIO DI ALMENO VENT'ANNI"
Flavio Tosi, primo cittadino leghista di Verona, tra le figure più in vista all'interno del partito e molto vicino agli ambienti dell'estrema destra veneta, spara a zero sugli sforzi compiuti negli ultimi anni a Gela allo scopo di tagliare per sempre l'etichetta di città mafiosa.
Nel corso della trasmissione “L'infedele”, condotta dal giornalista Gad Lerner, Tosi non ha esitato a descrivere il centro nisseno alla stregua di “esempio del potere mafioso ancora presente in Sicilia, con evidenti infiltrazioni criminali”.
Stando alla disamina condotta dal sindaco leghista, infatti, a fronte di una Sicilia occidentale sempre più “pacificata”, la mafia dominerebbe, invece, in città come Gela.
Ammissione giunta nel corso di un dibattito su federalismo e politiche per il sud che vedeva tra i partecipanti lo stesso governatore Raffaele Lombardo.
Stando a tali dichiarazioni, Gela non avrebbe compiuto alcun miglioramento nel corso dell'ultimo ventennio: gli arresti, le denunce dell'associazione antiracket più prolifica dell'intero territorio nazionale, l'esperimento avviato dall'ex sindaco, ed oggi deputato europeo, Rosario Crocetta, spesso ospite in quel Veneto rappresentato proprio da Tosi, non avrebbero sortito risultato alcuno.
Situazioni come quella gelese, sempre secondo il sindaco di Verona, giustificherebbero “tutte le precauzioni assunte dal governo centrale nel trasferimento di risorse pubbliche, onde evitare l'inserimento di interessi mafiosi”.
Un fenomeno, quello mafioso, quindi, strettamente legato al sud e a città come Gela, che pur tentando di mutare la propria sorte sono destinate a morire di mafia.
Tosi, però, nell'analisi compiuta davanti alle telecamere de “La7”, ha trascurato di citare le dichiarazioni rilasciate al quotidiano “L'Arena” di Verona, solo lo scorso novembre, da Mario Giulio Schinaia, Procuratore della Repubblica del centro veneto.
“A Verona-dichiarò Schinaia-c'è un sottobosco di operazioni criminali gestite ad alto livello da grandi professionisti che non hanno respinto le richieste di individui legati alla criminalità organizzata”.
Al parere di Schinaia si aggiunge quello di Antonio Nicaso, esperto del fenomeno mafioso, convinto che Verona sia “una realtà economica troppo opulenta per non destare appetiti, qui c'è gente che paga e non denuncia, ci sono esercizi che versano il pizzo, la 'ndrangheta, in particolare, ha un occhio di riguardo per Verona”.
Tesi fatta propria dall'ex Questore scaligero Luigi Merolla, “organizzazioni mafiose e camorristiche-dichiarava-acquistano pezzi di imprenditoria locale, offrono capitali a imprese che ne hanno bisogno, riciclano denaro sporco in attività ad alto reddito”.
Omissioni che, per un rappresentante istituzionale impegnato in un dibattito pubblico, pesano come macigni.
Netta la replica di Angelo Fasulo, sindaco di Gela, molto turbato dalle dichiarazioni rilasciate dal collega veronese.
“Le parole pronunciate lunedì da Tosi-dichiara Fasulo-lasciano sconcertati quanto a superficialità, sono assolutamente obsolete e prive di un’appropriata riflessione, Tosi dimostra, in maniera evidente, di essere vittima dello stereotipo della terra di mafia che prevaleva per Gela più di un ventennio addietro, il sindaco dovrebbe aggiornarsi, leggendo, ad esempio, di tutti gli sforzi compiuti dalle ultime amministrazioni per mutare la rotta di questa città”.
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