«Lo scheletro dello scandalo»
Denuncia di Giudice: «In via Venezia centro direzionale-commerciale fermo da 11 mesi»
Il segretario provinciale di Fillea-Cgil Ignazio Giudice ha aperto un blog per parlare di temi non solo sindacali ma anche sociali e politici. Uno spazio di riflessioni sul territorio da condividere con il popolo dei "navigatori", ma anche il luogo da cui lanciare idee e proposte per le pubbliche amministrazioni.La prima riflessione riguarda l'edilizia e il rapporto tra enti pubblici e privati investitori in una città dove non esiste il controllo del territorio. La riflessione-denuncia è scattata passando da via Venezia. Lì da ormai 11 mesi dinanzi la sede del commissariato di polizia, è stato costruito a opera di privati, su concessione edilizia del Comune, lo "scheletro" di ciò che doveva essere un bel centro direzionale-commerciale, capace di modificare l'immagine di quell'area e soprattutto creare nuova occupazione attraverso il pieno utilizzo delle aree e superfici commerciali oggetto di investimento da parte di operatori economici.
In città tutti sanno di cosa si tratta. È il famoso centro direzionale (8 milioni di euro) dell'Hopaf società che fa capo ad un imprenditore sotto scorta agrigentino Giuseppe Burgio (di recente le cronache si sono occupate di lui perché tirato in ballo dal pentito Luigi Putrone ex reggente di Porto Empedocle) che a Gela ha anche dei supermercati. Burgio aveva affidato la realizzazione dell'opera alla società gelese Sogresal dell'imprenditore Salvatore Greco anche lui sotto scorta.
Cantiere inaugurato in pompa magna durante l'era Crocetta. Poi però il Comune revocò la concessione per mancato pagamento degli oneri, Burgio contestò e alla fine la questione fu risolta.
Resta il fatto che quel cantiere è chiuso. Il centro direzionale è al momento il caso di un'opera privata che resta incompiuta. «Che a Gela anche i privati lasciano le opere incompiute come se ciò fosse normale è veramente fuori dal mondo - commenta Ignazio Giudice - e tutto ciò è fatto con superficialità quasi a voler dire alla città che quest'altra bruttura se la meritava. È l'ora di stabilire regole certe nel rapporto pubblico-privato. Non è normale che due imprenditori non diano corso all'esecuzione dell'opera e la città ha un nuovo monumento all'inefficienza, alla superficialità, quasi al cinismo di privati che iniziano e neanche a metà dell'opera se ne vanno. Almeno ci dicessero cosa accade».
Il sindacalista non cita ciò che tutti in città sanno - e cioè che Hopaf e Sogresal sono venute in contrasto - e partendo da questa vicenda propone che venga rispettato lo statuto comunale che all'articolo 6 impone al Comune, al fine di garantire un idoneo ed ordinato sviluppo del territorio, di sorvegliare sulla perentoria esecuzione delle opere, siano esse pubbliche o private. Propone anzi di modificare lo statuto di Gela, mutuandolo da quello del Comune di Vicenza alcuni principi sullo sviluppo urbanistico del territorio che riguardano i controlli, la prevenzione e l'eliminazione di ciò che inquina anche visivamente.
«Se il Comune sorvegliasse sulla perentoria esecuzione delle opere su cui ha rilasciato concessioni edilizie a cominciare dalle più grandi - afferma ancora Giudice - le cose andrebbero meglio. Ci sarebbe maggiore attenzione verso le società che propongono l'investimento, in termini di capacità finanziaria, che a sua volta significa avere certezza che gli appaltatori e di riflesso i lavoratori e tutte le maestranze impegnate sicuramente saranno pagati con deflazione dei problemi sociali connessi ai mancati pagamenti. Alla fine tutto questo si traduce in opere completate per la città ed economia che gira e non avremmo cantieri incompleti che deturpano il paesaggio».
Controllare i privati, dunque, perché accogliere chiunque voglia investire nel nostro territorio non è sempre conveniente se poi le opere restano incompiute, le maestranze assunte perdono poco dopo il lavoro e la città si abbruttisce dell'ennesimo scheletro. Quello lasciato dai privati che si aggiunge a quello delle pubbliche amministrazioni.
M. C. G.
26/09/2010
Fonte: "La Sicilia" ed.Caltanissetta
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